Abbiamo messo alla prova l’ultimo arrivato in casa Ferrino. E’ lo zaino Dry Run 12, che non teme la pioggia.
Giurano che è impermeabile al 100%, ma sarà proprio vero? Eccoci allora con il Dry Run 12 firmato Ferrino sulle spalle diretti al Monte Rai, che raggiungeremo seguendo il sentiero che da Civate (LC) risale la Val della Porta.
Ci è piaciuto a prima vista, con quel look sobrio e soprattutto con un disegno costruttivo che lascia supporre una capacità superiore ai 12 litri dichiarati. La tasca frontale in rete elastica è grande, ma ancor di più sono le tasche della fascia a vita ad essere particolarmente capienti. Così telefono, portafogli e chiavi dell’auto sono entrati tutti insieme in un solo scomparto e senza bisogno di ricorrere a incastri particolari. Ok, queste tasche esterne non sono impermeabili, però fanno comodo con le loro dimensioni. Gli spallacci risultano confortevoli grazie all’abbinamento di imbottitura a cellule aperte e tessuto reticolare traspirante. Apprezzata poi la vasta dotazione di elastici e fettucce regolabili, preziose per fissare esternamente bastoncini o altro materiale. Ci mettiamo quindi in cammino. Piace la stabilità dello zaino, che rimane bene aderente alla schiena, anche se constatiamo che la chimera dello schienale antisudore rimarrà tale anche questa volta.
Nonostante le nuvole minacciose, però, non vuole saperne di piovere. In attesa dell’acquazzone che metterà alla prova il Dry Run 12, ripenso alle parole delle due atlete del Team Ferrino – Luisa Balsamo e Scilla Tonetti – che con questo stesso zaino hanno disputato il Tor des Géants riuscendo a stiparvi tutto il materiale obbligatorio e a mantenerlo asciutto anche dopo un’intera giornata di maltempo. Ok, se lo dicono loro dev’essere vero, ma…
Niente, non piove. Giochiamo duro, allora. E il Dry Run, con tutto il suo contenuto finisce sotto il getto di una fontana. Prima per una trentina di secondi filati, poi ancora per il tempo necessario per scattare le foto di rito. Poi la prova del nove, e rovesciamo tutto il contenuto sul sentiero per controllare i danni. Tutto asciutto. Allora era vero!
La magia della tecnologia OutDry
Il segreto è presto svelato. Il Dry Run è costruito utilizzando la tecnologia di impermeabilizzazione OutDry, basata su un processo brevettato di laminazione che prevede l’azione combinata di pressione e temperatura in modo tale che la membrana impermeabile viene termosaldata all’interno dello zaino.
Inoltre, scopriremo poi, il sistema OutDry 3D permette di creare una forma tridimensionale che, adattandosi alla sagoma dello zaino, aderisce alla superficie interna sigillando le cuciture e qualsiasi altro punto di ingresso dell’acqua. Un processo che conferisce allo zaino un’impermeabilità totale (10.000 mm di colonna d’acqua anche in corrispondenza delle cuciture) e aumenta la resistenza dei tessuti garantendo una maggiore durabilità. Facile, no?
Due considerazioni finali. Il prezzo di 124 euro appare corretto. Manca, a nostro parere, un fratello maggiore, ovvero uno zaino con le stesse caratteristiche ma da 20 litri, che potrebbe essere perfetto per le uscite invernali quando il materiale da riporre è più ingombrante. Ma anche per i trailer che desiderano affrontare gare di più giorni con maggior tranquillità.
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