Foto di Pierluigi Benini
Una gara bellissima, questa della 100 km del Caribe non stop, che si svolge nel Parco Nazionale Villa Nueva, nella Repubblica Dominicana, all’interno dell’isola dei sogni, quella del mare turchino e delle palme sulla spiaggia. Ve l’avevamo già raccontata, e quest’anno siamo di nuovo qui.
Aeroporto. Alla spicciolata ci si ritrova al check-in per Santo Domingo, con scalo a Madrid. Ci si riconosce dalle magliette sportive ma anche e soprattutto dalle gambe (snelle, forti, nervose) e dallo sguardo, quello sguardo deciso e con la voglia di mangiare il mondo. Arriviamo a Santo Domingo, la città di Cristoforo Colombo, affascinante nella sua parte antica e in fermento nella sua parte moderna. Visitiamo la sua casa, la Cattedrale e i tanti localini affollati di gente, con musica dal vivo nella piazza centrale. Un po’ di turismo “normale” non ci farà di certo male.
Il giorno dopo, transfer al Parco Nazionale Villa Nueva, luogo della partenza della competizione. Spartano l’albergo e il cibo, qui si cambia aria: tappe di avvicinamento al wild. Presto a letto, domani si parte per l’impresa, che si svolgerà tra il 9 e il 10 marzo.

Emozione e adrenalina
Ore 6:30, il via, fermento all’avvicinarsi dell’ora X: sotto l’arco della partenza si raggruppano alla spicciolata gli atleti, 93 in tutto, con l’aria un po’ preoccupata, assonnata, ma anche felici di trovarsi lì. Nell’aria la musica dell’inno nazionale a tutto volume paralizza il brulicare del via vai delle persone: tutti si fermano ad ascoltarlo con rispetto e una mano sul petto. Bisogna esserci per capire che elettricità, adrenalina, fermento, paura, grinta, determinazione, avventura si respirano.
Sì, tutto questo e molto altro c’è nell’aria alle prime luci dell’alba, quando i raggi di sole cacciano via il buio della notte. Ecco lo start. Emozione pura. Mano sul crono per farlo partire e che tutto vada per il meglio. Gambe nervose affrontano da subito una salita importante che poi spiana un po’ anche se non molla fino al 50° km. Poi è un saliscendi che comunque dai 394 metri della partenza porta a 2.450 per poi ridiscendere a poche centinaia. Per quasi 40 km gli atleti si trovano a correre sopra i 2.000 metri, cosa rara qui in Repubblica Dominicana.
Un occhio all’ecologia
Tanti i ristori, otto, e tutti free-plastic: la manifestazione, infatti, è ecologica, con un occhio al bene dell’ambiente e così non si usano le micidiali bottigliette di plastica ma vengono forniti beveraggi solo nei personali bicchierini dei concorrenti. Tra i partecipanti, nomi d’onore quali Giorgio Calcaterra e Monica Casiraghi, campioni del mondo della 100 km, che però dovranno ritirarsi, nell’ordine, al 50° e al 26° km, per problemi fisici.
Dopo aver corso nella foresta selvaggia, così selvaggia che questi luoghi sono stati il set naturale dove è stato girato il film Jurassic Park, arriva per primo sotto l’arco della finish line il belga Kris Clercckx, col crono di 11:01’, che abbassa di oltre un’ora quello dell’edizione precedente. Prima tra le donne e 2a assoluta, Katia Figini chiude la sua prestazione con 11:04’.
Questi sono i campioni, quelli che tagliano il traguardo col sorriso (o quasi) sulle labbra, ma poi gli arrivi si susseguono per tutta la notte, fino alle 6:30’ del mattino, orario limite di 24 ore per concludere la manifestazione. Ed ecco arrivare anche le retrovie, quelli con la faccia tirata e l’andatura claudicante, ultima una signora giunge alle 6:29’, un solo minuto prima del termine ultimo. Servizio massaggi e ristoro ritempranti per tutti.
La kermesse si conclude domenica mattina con le premiazioni dei vincitori da parte del Ministro dell’ambiente della Repubblica Dominicana.
E dopo la gara… il ristoro
Sì, tutto il gruppo degli atleti italiani, dopo le grandi fatiche della 100 km del Caribe non stop, sono venuti a ritemprarsi in un posto meraviglioso: a Cabarete, al Paseo Don Chiche, dal nome del suo fondatore, Don Chiche appunto, che oltre cinquant’anni fa ha iniziato a costruire le prime casette/appartamenti in un luogo selvaggio, dove non c’era nessuno, sulla terra di nessuno. Ma ci ha visto lungo, Don Chiche, perché pian piano tutto intorno si è formata una città, o meglio, un pueblo che, per la sua bellezza, presto è diventato una meta turistica per intenditori.
Mare, sole, spiaggia, palme, sì tutto questo c’è , ma c’è anche molto di più. Qui aleggia un’atmosfera magica, in continua trasformazione: un po’ assonnata quando si fa jogging la mattina; silenziosa nell’ora della siesta; cool e giovane nell’ora dell’aperitivo; magica e affascinante la notte. Con la risacca del mare a fare da sottofondo.
Qui si possono affittare appartamenti Areca con accesso sul mare. E soprattutto per gli appassionati di kite surf qui è il massimo: in questa baia i venti sono favorevoli per praticare questo sport. E per chi non è molto pratico e vuole imparare, la spiaggia è disseminata di scuole ad hoc.
La signora incontrastata di questo meraviglioso piccolo-grande mondo è Luz, moglie di Don Chiche, che coi suoi nove figli – alcuni sparsi per il mondo ma altri coinvolti nella gestione di questa attività – porta avanti con classe e saggezza l’affaire. Sempre col sorriso sulle labbra e mai stanca, nonostante i suoi 87 anni portati meravigliosamente.
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