Il Canada Man è un Xtreme Triathlon lungo che si svolge in Canada nella regione del Quebec. La base all’idea di questa manifestazione è il piacere di fare sport guardando di tanto in tanto il paesaggio e non il Garmin. La gara è dura, non è una gita, ma è la sensazione che si respira a rendere tutto più leggero. Sarà che gli organizzatori sono amici da quando erano ragazzi e per divertimento organizzavano già allora delle gare.
Questi ragazzi si sono fatti grandi, e con loro anche le competizioni che organizzano. Il CanadaMan rientra nel circuito Xtri di cui fanno parte anche il Norsman, il Celtman, il Swissman e a breve anche l’Alaskaman e lo Janosik. Tutte gare da rispettare.
La partenza è alle 4:30 ma il ritrovo al centro sportivo è un’ora prima. Il motivo è che si farà una breve passeggiata tutti assieme su un percorso chiamato “camminata del vento”. È un pensiero fatto per rendere omaggio alle vittime di un disastro ferroviario avvenuto 4 anni fa. Il deragliamento di un treno, nel cuore della notte, ha innescato un esplosione che ha raso al suolo il centro del paese Lac Megantic.
Questo evento sportivo è di fatto il primo avvenimento nella cittadina dopo l’incidente, e viene visto come la rinascita e l’occasione per ripartire. Questo omaggio consiste appunto nel camminare sopra una passerella realizzata per le vittime, e numerose fiaccole la illuminano. È notte, e a rendere ancora più emozionante il momento sono gli abitanti del paese che, nonostante l’ora, sono sul ciglio ad applaudire. Ha smesso di piovere si è aperto il cielo: una spettacolare luna piena riflessa sul lago ci guida alla partenza.
Non ho mai nuotato di notte in un lago, la luna è un richiamo di sirena. Non vedo l’ora di partire. Riemergo dal tuffo e non vedo niente. La luce della luna mentre si nuota non illumina, e le boe sono nascoste dall’oscurità. Abbiamo una luce attaccata alla cuffia, io ne seguo una davanti a me e poco dopo scopro che è una canoa. Sono fuori percorso. Mi fermo e cerco di capire. Nella prima mezz’ora si nuota sbagliando il meno possibile. Con l’arrivo dell’aurora i problemi svaniscono, le boe sono ben visibili, sulla destra sorge il sole.
In zona cambio incontro Gael, un amico francese, un abbraccio, un in bocca al lupo e si riparte. La frazione bici è incredibile, una strada così non mi era mai capitata di farla: 180 km di salite e discese continue. Le ascese sono più o meno brevi ma molto ripide, si è sempre con tratti sopra il 10% (la più dura al 18%), le discese sono l’esatto opposto, i cartelli stradali continuano a ricordarti la pendenza.
Dopo i primi 50 km arriva il vento, che da queste parti è una costante, e le cose si complicano un po’ ma rimane tutto divertente. Chilometri e ore passano velocemente grazie al paesaggio che riesce a rapirti. Questo circuito si sviluppa sulla strada panoramica Route des Sommets. Circa al 140 km inizia a piovere, davanti vedo addensarsi nuvoloni neri veramente brutti. Mi affianca in macchina Laurent, il mio assistente, e mi dice: “Ha chiamato l’organizzazione, c’è una tempesta in arrivo ma non preoccuparti perchè nel caso fermano il tempo”.
Con un cenno dico di aver capito. Se fermano il tempo siamo a posto… Finire dentro una tempesta in bicicletta e sapere che fermeranno il tempo non mi fa sentire più sicuro. Nel caso ci penserò. Spero solo che non interrompano perchè mancano solo 40 km e soprattutto perchè mi piace da morire questa gara. L’unica cosa che posso fare è accelerare un po’.
Smette di piovere, torna il sole. Mancano solo 10 km e decido di fare una sosta, mangio frutta e bevo una Coca. Ricordo il grafico dell’altimetria: nel finale aveva un notevole incremento. Riparto ed ecco le salite, che a differenza delle precedenti risultano più lunghe. A 177 km la salita è quasi finita, mancano 3 km, li passerò sciogliendo le gambe… alzo gli occhi dal Garmin e non voglio credere a quello che vedo.
Una discesa e un muro di asfalto che sale su per una montagna. Il confine tra Canada e USA. Cerco una deviazione prima della salita ma intravedo le lente sagome di ciclisti che salgono. Il muro è lungo circa 2 km divisi equamente in tre pendenze. Si parte con un 11% con brevi tratti al 15%. Incrementa al 12% per passare l’ultimo pezzo al 14%. Nel CanadaMan le gambe si sciolgono così.
Mentre mi cambio mi viene a salutare Gael, per lui la gara finisce qui. Mi chiede un aiuto per portare la sua bici e gli offro la mia macchina. Resterà con noi fino ai piedi del monte Megantic. Sono più che contento di dargli un passaggio, anche perché ora il mio team è raddoppiato. Farò la maratona con due persone a me molto simpatiche, questa corsa sarà una festa!
Inizio la maratona, che ha un dislivello positivo di 1.400 mt. Circa la metà è su sterrato, e gli ultimi 9 km sono un trail (nel mio caso notturno), che porta all’arrivo primario, l’osservatorio posto in vetta al monte. Provo a correre e tutto funziona, l’approccio è semplice: in salita si cammina, il resto si corre.
Odio l’asfalto, è noiosissimo. Per fortuna il tifo delle persone e quello dei team mi fanno scivolare i chilometri sotto le gambe. Un gruppo di sostenitori muniti di campanacci mi vede camminare in salita e insiste nell’incitarmi. Mi vedo costretto ad infrangere la mia regola. Riprendo a correre, passando i tifosi vedo un frigorifero pieno di birre… Mi fermo torno indietro. “I’ve run for you, now you give me a beer”, ed ecco una lattina fredda arrivarmi tra le mani, un sorso, una risata e si riparte.
È stata una pessima idea, ma divertente. E ridere mi dà molta energia e voglia di fare. Di tanto in tanto Laurent corre con me, i tratti trail mi rigenerano. Attorno al 30° km c’è un check in mezzo al bosco. Mi dicono quanti chilometri mancano al primo arrivo e, nel caso non prendessi il cancello, quanti al secondo. Chiedo quanto tempo ho per il primo e mi rispondono che devo sbrigarmi. Mi rimetto a correre, fango, salite, sassi, radici e discese, non mi basta finire: voglio arrivare sulla cima del monte.
Laurent mi viene incontro e gli chiedo di farmi da lepre. Dopo poco mi assicura che siamo nei tempi ma non voglio rischiare: si corre fino al cancello. Eccolo con speaker e gonfiabile, arriviamo correndo e siamo dentro ai tempi per 7 minuti. È veramente come se fosse l’arrivo, ringrazio Laurent per l’aiuto, mi abbraccio con gli altri concorrenti, Gael si avvicina per complimentarsi.
Sono molto contento perchè di fatto è finita, ed è finita nel migliore dei modi. Ora devo camminare probabilmente per altre 3 ore. Tra le nuvole appare la luna, mi piace rivederla. Stamattina mi ha dato la voglia di iniziare, e ora quella di finire. Il vento porta la voce dello speaker, ma lo so che non è vicino. Continuiamo a camminare finché Laurent si gira e mi dice: “Mancano 200 metri”. Lo guardo, sorrido e rispondo: “Ti va di correre?”.
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