L’appuntamento era stabilito da un pezzo: il 28 giugno, dietro la stazione a valle della funivia che da Solda (in Alto Adige) porta al rifugio Città di Milano, tra il Gran Zebrù e la cima Madriccio, a quasi 2600 metri di quota. Lì, sull’erba accanto al torrente, si è radunata la mandria di yak di Reinhold Messner. Una quindicina di bestie – cuccioli compresi – che dopo avere guadato il corso d’acqua hanno cominciato a salire. In testa Reinhold, e a chiudere il corteo i suoi compagni di sempre (primo tra tutti Paul Hanny, il “presidente della libera Repubblica di Solda”, che gli è stato accanto in tante avventure sugli 8000 di tutto il mondo), a fare barriera perchè i turisti non si avvicinassero troppo agli animali.

Ogni anno, alla fine di giugno, si ripete questa particolare transumanza. Che per i turisti è diventata un appuntamento da non mancare. Gli animali, sotto la guida dello scalatore, abbandonano le loro stalle e salgono in quota. Dove restano tutta l’estate. Poi, quando la prima neve segnala che l’autunno è alle porte, scendono da soli per tornare “a casa”. Volete vederli? Basta programmare un’escursione in alta quota sulle montagne che fanno da corona a Solda. Magari arrivando in funivia fino al rifugio Città di Milano (in cui si può anche pernottare), e poi da lì salendo alle morene della Vedretta di Solda, oppure al passo del Lago Gelato, o ancora al rifugio Pizzinini (2700 metri).

«La carne degli yak è priva di colesterolo», racconta Reinhold Messner , che nel suo agriturismo Yak und Yeti propone un menù a base di ricette orientali “sposate” a piatti della tradizione altoatesina. Da scalatore, oggi è diventato – come lui stesso si definisce – “un contadino di montagna”. E ha esportato i suoi yak sia nel bellunese che sul Gran Sasso. «Ho compiuto imprese memorabili – dice -. Nell’86 ho attraversato il Tibet, e nel 2004 il deserto dei Gobi. Ma un po’ alla volta – anche se nella mia vita rifarei tutto quello che ho fatto – ho capito che il mondo non è solo pareti da scalare. Ora il mio obiettivo è occuparmi della montagna e tutelarla».
Cosa che lo scalatore sta facendo non solo (o meglio: non più) con l’impegno politico. Ma con una serie di attività di grande risonanza. Prima tra tutte il Messner Mountain Museum, un progetto museale composto da cinque strutture collocate in scenari particolari delle Alpi (una si trova anche a Solda, ed è dedicata ai ghiacci). Strutture che non vogliono essere musei da guardare, ma luoghi di incontro con la montagna, con le sue popolazioni e anche con se stessi.

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