L’esplorazione di se stessi, la fragilità della montagna e le nuove sfide che pone all’uomo sono alcuni dei fili che si snodano tra i 120 film e gli oltre 130 eventi in programma al 72° Trento Film Festival.
Sono 120 i film selezionati per il 72° Trento Film Festival, di cui 25 nel Concorso internazionale. Le anime dell’evento si intrecciano sempre di più: alpinismo e racconto della montagna, delle sue genti e delle sue culture, si contaminano e si rafforzano a vicenda.
Si parte sabato 27 aprile con il film di apertura Oura el-jbel (Dietro le montagne) di Mohamed Ben Attia Tunisia: presentato in anteprima alla Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, la storia di un padre “speciale” vista con gli occhi di suo figlio, in mezzo a montagne che hanno un che di magico. Un film che conquisterà il pubblico per l’anticonformismo e la libertà, oltre che per gli scenari di una Tunisia inedita.
«I due pilastri del 72° Trento Film Festival sono il Concorso internazionale e Alp&Ism: 25 titoli tra lungometraggi e corti per ognuna delle due sezioni, a sottolineare in modo chiaro un equilibrio, un bilanciamento paritario, tra due anime che da sempre caratterizzano l’identità plurale del Trento Film Festival», ha spiegato Mauro Gervasini, responsabile del programma cinematografico.
Da una parte, quindi, la montagna raccontata in Concorso nelle maniere più diverse, dall’animazione alla sperimentazione, dalla fiction al documentario. Dall’altra l’avventura, l’esplorazione, la sfida agonistica che si fa esistenziale, nel rapporto sempre più esigente con la natura, di Alp&Ism.
Non mancheranno i film che raccontano lo stato presente dei territori di montagna, immaginandone il futuro, della sezione Terre alte. E tra le Proiezioni speciali spiccano l’omaggio a Francesco Nuti e il racconto affidato a Erri De Luca sul rapporto tra l’approccio alla montagna e la vecchiaia nel corto L’età sperimentale, con le Anteprime il Festival offre al suo pubblico un programma di film dai principali festival di cinema internazionali.
Un’altra novità di quest’anno sarà la rubrica Cincontri, una sorta di “anello di congiunzione” tra il programma cinematografico e il programma degli eventi, a evidenziare ancora di più la volontà del Trento Film Festival di intrecciare virtuosamente contenuti, luoghi e format di una rassegna in continua evoluzione.
Le due anime del Festival non si limitano a ritagliarsi il proprio spazio nelle singole sezioni, ma sono fatte anche per contaminarsi a vicenda: sono ben sette i titoli di “alpinismo” selezionati infatti per il Concorso internazionale, tra i quali Marmolada – Madre roccia di Cristiana Pecci e Matteo Maggi (Italia), che arriva a Trento in anteprima assoluta. Una produzione Sky che racconta l’apertura di una nuova via sulla Marmolada, un’impresa umana prima che agonistica di quattro alpinisti eccezionali come Matteo Della Bordella, Massimo Faletti, Maurizio Giordani e la giovanissima Iris Bielli.
Oppure After the Snowmelt di Lo Yi-shan, una produzione taiwanese e giapponese che racconta il viaggio della regista in Nepal sulle tracce di un’escursionista morta in circostanze eccezionali, insieme al suo compagno di avventura sopravvissuto.
La montagna è anche scrigno di memoria, non solo di storie e imprese. In questo senso è prezioso Diciassette di Thomas Horat, cortometraggio svizzero tra animazione e live dedicato a una giovane partigiana che combattè appena diciassettenne sulle alture del Verbano.
Terre alte è la sezione che indaga più direttamente il rapporto tra esseri umani e montagna. Uno sguardo non solo antropologico, ma anche comunitario e identitario, con una particolare attenzione all’impatto che la presenza umana sta avendo in termini di cambiamento climatico e stravolgimento ambientale.
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