Arrampica su vertiginose pareti verticali senza alcuna protezione. Un solo movimento sbagliato potrebbe essergli fatale. Ma non conosce la paura.
Alex Honnold, il prestigiatore del free solo (cioè dell’arrampicata senza protezione) non se la tira. Per questo ragazzo californiano, classe 1985, salire in parete è naturale come respirare. E lo ha raccontato durante un’affollatissima serata in occasione del Trento Film Festival.
“Arrampicare è un’esperienza tra me e la roccia. Mi piace sentirmi un puntino, una pagliuzza sopra una distesa di granito – ha detto -. Mi piace infilare le dita all’interno delle fessure, seguendo linee che salgono verticali. Un richiamo irresistibile. In quel momento io non ho paura, mi sento totalmente sicuro, perché sono tutt’uno con la montagna”.
Una passione unica e totalizzante, che ha spinto Alex addirittura a vivere in un Van attrezzato come casa. In modo da potersi spostare a suo piacimento a “caccia” di pareti da scalare. Una passione che è diventata il suo lavoro. “Con quello che mi danno gli sponsor, qualche serata e qualche libro, io mi mantengo. Ho addirittura più di quello che mi serve. Per questo supporto una fondazione che si occupa di protezione dell’ambiente”.
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Scoprire il senso dell’umiltà
Certo, poi a spingerlo come un ragno sulle pareti di tutto il mondo ci sono anche altre motivazioni. “Come la voglia di portare le mie capacità fino al limite estremo. Ma non solo. Una linea può essere attraente dal punto di vista tecnico, ma anche da quello storico. Soprattutto, però, arrampico in free solo perché mi piace. È un’esperienza che fa scoprire il senso dell’umiltà, così raro da sperimentare nella vita di tutti i giorni”.
Parole, queste ultime, che suonano forse un po’ strane in bocca a chi mette in gioco la vita a ogni arrampicata, e osa imprese ai limiti dell’impossibile scommettendo sulle proprie doti fisiche e mentali. Ma il ragazzo di Sacramento sembra davvero convinto di quello che dice. O forse ha deciso di trovare una giustificazione “etica” al fuoco che lo brucia dentro.
Dalla roccia alla neve
Quest’anno, però, il “purista” Alex Honnold ha sperimentato anche qualcosa di diverso, abbandonando le pareti di roccia per salire su quelle innevate del Fitzroy, in Patagonia. Suo compagno d’avventura l’alpinista Tommy Caldwell, con cui ha firmato – inutile sottolinearlo – un’impresa da manuale: la prima ascesa del Fitz Traverse. Vale a dire la cavalcata attraverso il gruppo montuoso, risalendo sette cime in cinque giorni.
“Ma non so se mi cimenterò di nuovo in imprese alpinistiche – ha commentato -. Non amo molto il freddo, il ghiaccio e la neve, preferisco la roccia. E poi lassù è pericoloso…”.
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