Prima l’arrivo nella sua vita del piccolo Arthur, e quest’anno il Coronavirus. Così la climber Caroline Ciavaldini ha dovuto rivedere completamente il suo modo di allenarsi in vista delle prossime sfide.
Classe 1985, Caroline Ciavaldini è nata nell’isola di La Réunion, nell’Oceano Indiano. Un posto dove il contatto con la natura è quotidiano. Anche per questo è proprio con la natura che Caroline ha sempre coniugato la sua grande passione: il climbing. Che ha praticato nei posti più belli e spettacolari del mondo, vincendo un titolo dopo l’altro nelle maggiori competizioni a livello internazionale.
Negli ultimi anni Caroline si è appassionata allo Sawanobori, cioè al climbing praticato sulle cascate. Uno sport importato dal Giappone, che sta conquistando molti atleti anche in Europa.
Oggi Caroline Ciavaldini, sposata con il “collega” James Pearson, vive in Francia, in Provenza. Lo scorso anno è nato il piccolo Arthur. Una famiglia abituata agli spazi aperti, costretta dalla pandemia di Coronavirus a rinunciare – come tutti – alla libertà di muoversi. Per questo abbiamo parlato con Caroline e le abbiamo chiesto di darci qualche consiglio per affrontare la “cattività”.
– Caroline e James, professione: climbers. Cosa significa per voi restare in casa per un lungo periodo?
Naturalmente essendo entrambi climber professionisti siamo abituati a stare moltissimo all’aria aperta, e questa situazione ci sta indubbiamente mettendo alla prova, come tutti del resto. Tuttavia siamo consapevoli di essere molto fortunati perché siamo tornati a casa da un viaggio di tre settimane in Etiopia qualche giorno prima che iniziasse il lockdown, e abbiamo avuto la possibilità di esplorare e stare all’aria aperta. Di conseguenza, la prima settimana è stato tutto sommato piacevole poter stare a casa e riposare. Stiamo vivendo questa situazione nel rispetto delle regole, e abbiamo la fortuna di avere una grande casa con una palestra che ci consentono di rimanere attivi.
– Avete acquistato una casa in Francia con i soffitti alti, in modo da attrezzare delle pareti indoor da arrampicata: le utilizzate spesso? E come?
Vivendo fuori città, avevamo bisogno di avere una palestra a portata di mano per poterci allenare ogni giorno. In questo momento cerchiamo di tenerci in forma il più possibile con vari esercizi che possono essere compiuti anche in spazi ristretti. Inoltre, per rimanere in allenamento, io mi dedico alla corsa mentre James utilizza la bicicletta per andare a fare le commissioni.
– Lo scorso anno è nato Arthur: come è cambiata la tua/vostra vita dal punto di vista sportivo?
Dalla nascita di Arthur abbiamo dovuto gradualmente imparare come conciliare il bambino e le sue esigenze con il nostro lavoro. Sicuramente abbiamo dovuto cambiare la nostra routine per capire cosa fosse possibile fare e fino a dove potevamo spingerci. Inizialmente allenarsi non è stato semplice: nostro figlio dormiva al massimo per 45 minuti di fila per poi svegliarsi. Questa finestra temporale è solitamente troppo corta per poter completare un allenamento, così abbiamo dovuto imparare a sfruttare al massimo il tempo a nostra disposizione. Questa situazione ci ha reso più efficienti e concentrati, costringendoci ad allenarci con maggiore precisione. Un’altra cosa che io e James abbiamo sperimentato in questo anno e mezzo è che avendo un tempo limitato, apprezziamo di più ogni istante che passiamo ad allenarci e la motivazione aumenta. Non avrei mai pensato di dirlo, ma avere un figlio può davvero migliorare la propria vita da climber.

– E adesso, in tempi di Coronavirus, che cosa significa avere un bambino in casa? Cosa fate con lui per passare il tempo?
Essendo un bambini piccolo, ha bisogno di muoversi e rimanere attivo, quindi una volta al giorno lo portiamo a fare una passeggiata di un chilometro circa, secondo le regole vigenti in Francia. È molto interessante vedere come Arthur si stia abituando ad entrare nella routine quotidiana, cosa che a causa dei nostri continui spostamenti di lavoro non gli è concessa di frequente. In questo momento abbiamo la possibilità di rallentare e goderci la quotidianità.
– Qual è l’atteggiamento di Arthur nei confronti del climbing? Lo prende come il vostro lavoro o come un gioco?
Sin da piccolo Arthur è stato immerso nel nostro lavoro e ci segue durante tutti gli spostamenti che facciamo. Nonostante lavoriamo molto e siamo sempre impegnati, Arthur ha la fortuna di stare con noi mentre ci alleniamo e possiamo passare molto tempo insieme. È un bambino molto felice e non perde occasione per provare ad arrampicarsi su qualsiasi superficie, dalle sedie di casa a piccole rocce che ci sono all’aria aperta…ovviamente sempre sotto la nostra supervisione.
– Il lockdown è impegnativo per tutti, ma ancora di più per chi è abituato a passare le giornate all’aperto. Pensi che questo periodo influirà sulle tue performance atletiche e sotto il profilo psicologico?
Questa situazione sta sicuramente mettendo alla prova moltissimi atleti, specialmente coloro che non hanno accesso alle strutture per allenarsi o ai propri fisioterapisti che li aiutano a mantenersi in forma. Io al momento mi sento tranquilla, continuo ad allenarmi nel miglior modo possibile in una situazione come quella attuale. E dal punto di vista psicologico, da atleta professionista, sono abituata ad affrontare sfide difficili e a correre rischi, quindi mi sento più preparata ad affrontare una situazione di difficoltà come questa. Sento che nonostante la situazione sia difficile saremo in grado di superarla.

– A parte la preparazione fisica, fai anche mental training? Se sì, come?
Ho lavorato con un mental coach in passato per imparare ad affrontare i momenti difficili e dolorosi, non solo nello sport ma anche nella mia vita privata, e mi ha insegnato come gestire lo stress e l’emotività. Prima di una sfida, mi aiuta visualizzare il percorso che andrò ad affrontare per prepararmi al meglio. Inoltre, da quando avevo 15 anni ho imparato a essere il più possibile onesta con me stessa e a riconoscere ed accettare le mie emozioni, in quanto la salute della mente è importante tanto quanto quella fisica.
– Qual è la prima cosa che farai quando sarà finito il lockdown?
Ci sono molte cose che vorrei fare appena finito il lockdown, ma sicuramente la prima sarà andare alla parete che c’è a 7 km da casa mia per tornare a scalare. Voglio godermi pienamente il momento insieme a mio marito e a mio figlio, senza pensare alla performance. Inoltre, andrò a trovare la mia famiglia per passare del tempo con loro.

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