La climber austriaca Anna Stöhr, per oltre un decennio dominatrice del bouldering femminile, è protagonista del film Evolution. Online dalle 14.00 di oggi sui canali Salewa.
Anna che compirà 32 anni il prossimo 25 aprile. Anna che sembra un uccellino, ma quando si attacca a una parete ha muscoli d’acciaio che le guizzano sotto la pelle. Anna che è così fragile e così forte. Anna che ammette senza pudori che sì, a volte ha paura. Anna che abbandona l’arena delle gare per colpa di un infortunio, e quando si rimette le scarpette comincia a volare più lontano.
Lontano quanto? Lontano quanto può esserlo una parete come Ali Baba, nelle Alpi Marittime francesi. Uno strapiombo di roccia modellato a conchiglia. Una cucchiaiata gigantesca scavata nella montagna, che sembra inghiottirti appena cominci a fare i primi tiri.
Per oltre un decennio Anna Stöhr è stata una delle regine della scena internazionale del bouldering. Soprattutto nelle competizioni in artificiale, lei era l’uccellino che riusciva a volare sempre più in alto, sempre più velocemente, sempre con una tecnica vicina alla maestrìa. Due titoli mondiali, quattro coppe del mondo, due titoli europei e innumerevoli podi.
Ripensare la propria vita
Poi nel 2018, l’addio alle gare. Colpa di un infortunio alla schiena che la costringe a fermarsi. A prendersi cura di se stessa. A ripensarsi. “Lo yoga mi ha aiutato molto – dice -. E da allora non l’ho più abbandonato”. Lo yoga le è compagno in questa seconda fase della sua vita di atleta, che la vede impegnata in nuovi progetti. All’esterno, questa volta, e non più sulle pareti artificiali da arrampicata.
Da oggi pomeriggio alle 14.00 sarà online un emozionante film che racconta l’evoluzione di Anna Stöhr e il percorso che l’ha portata dall’atmosfera scoppiettante delle gare al silenzio maestoso delle rocce. Il film, che non a caso è stato intitolato Evolution, dura 25 minuti ed è visibile a questo link.
Leggi anche: Aleksandra Taistra e la sua avventura nella gola del Gorropu
Nel film Anna Stöhr, che oggi è atleta Salewa, ricorda anche un episodio di alcuni anni fa, durante un climbing trip in Sardegna (a quell’epoca stava già cominciando a meditare sulla sua evoluzione come scalatrice e aveva affrontato alcune vie lunghe): “Ero impressionata da quelle pareti e volevo scoprire se ero in grado di scalarle. Avevo fiducia nelle mie abilità atletiche, ma avevo anche grande rispetto per l’altezza e l’esposizione di queste gigantesche pareti di roccia. Le mie abilità mentali, che ero così brava a usare durante le competizioni, sembravano inutili mentre dondolavo a 100 metri di altezza dal suolo…”.
La seconda vita di Anna, lontano dai riflettori e dal clamore delle gare, non è però in solitaria. Accanto a lei c’è Kilian Fischhuber, scalatore professionista, suo compagno. È lui il suo angelo custode durante la “conquista” di Ali Baba raccontata nel film. “A un certo punto – racconta Kilian – Anna non ce la faceva più. Era esausta. Ci siamo fermati per circa un’ora. Abbiamo parlato, lassù appesi alla roccia. Alla fine è ripartita”. E ha volato, ancora una volta, fino in cima.
© riproduzione riservata