La nostra Carmela Vergura era sui sentieri del Monte Bianco durante l’UTMB. E ci racconta le gare in un’ottica un po’ particolare: parlando delle atlete italiane che hanno partecipato a questo grande evento sportivo.
Scrivere dell’Ultra Trail del Monte bianco, a partire dalla PTL (Petite Trotte A Leon) sarebbe stato un po’ banale, considerando che anche i non addetti ai lavori sanno ora che cos’è l’UTMB, la gara sui sentieri più ambita tra tutti gli appassionati dell’intero pianeta che corrono sui sentieri.
Accarezzavo un’idea, un mio pensiero, ed era quello di scrivere della partecipazione delle atlete donne italiane che hanno preso parte a questa edizione dell’UTMB terminata da pochi giorni. Per fare questo avevo bisogno di respirare l’aria di Chamonix, trovarmi nel cuore della capitale mondiale del trail. E così ho fatto!
Spesso si citano solo i vincitori, si citano gli italiani più famosi, i top trailer, si guarda il live degli amici. Mi stuzzicava l’idea di fare una lode alle imprese delle donne e amiche italiane. Qualunque fosse il loro risultato finale.
E le donne italiane in questa edizione erano presenti in gran numero, quasi tutte amiche di corse e di gare, accomunate da un unico sogno: l’arrivo sul viale “regale” prima della finish line, accompagnate dalla musica e dal tifo incontenibile del pubblico.
Essere presente a Chamonix a fine agosto in occasione dell’UTMB è il massimo desiderio di tutti i trailer, dal professionista al semplice curioso. Negli ultimi anni, grazie a sorteggi più o meno fortunati, gli eletti a partecipare alle gare UTMB sono diventati protagonisti di un immenso movimento sportivo e mediatico, anche sui social, sulle riviste, e le immagini hanno fatto il giro della terra.
I momenti della preparazione, dell’attesa, del via, del durante e del dopo gara restano ricordi indelebili. Nel tempo la PTL, la TDS, la CCC, l’OCC, la YCC, la MCC, l’UTMB, sono diventati termini conosciuti non solo agli esperti del trail ma anche a chi accompagna i futuri finisher di Chamonix. I transalpini non mancano di fantasia, in 19 anni hanno creato una macchina da guerra: ogni anno una gara nuova, oltre alle tante novità rivolte non solo ai concorrenti, anche un occhio di riguardo ai volontari e ai giovani.
Il risultato dell’edizione 2019 è stato quello di far arrivare a Chamonix centinaia di migliaia di tifosi e oltre 10.000 partecipanti alle gare.
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Nel 2017 sono stata io stessa protagonista in partenza all’UTMB, e quelle note della musica di Vangelis, Conquest Of Paradise, vi assicuro che fanno venire la pelle d’oca. Le gare dell’UTMB diventano un’invasione di emozioni. Facilmente scendono anche le lacrime.
La magia dell’UTMB si ripete anno dopo anno sempre più carica e ricercata, come una pietra preziosa, un oggetto di cui si desidera impossessarsi, si vuole domare quel cerchio di montagna con la forza delle gambe e della mente.
Ed è quello che hanno provato a fare tutti i partecipanti. E ciò che hanno provato a fare le tante donne che hanno preso parte a queste gare. Con le loro storie sportive di mamme, atlete, semplicemente donne, sono state tante le italiane al via.
Comincio dalla storia di tre donne che hanno creato un team per la PTL: Roberta Orsenigo, Rossana Morè, Alida Foudon. E’ la storia di Giulia Vinco, Yulia Baykova, Chiara Bertino, Ermanna Boilini, Roberta Soave, Veronica Crippa, grandissime finisher dell’ Utmb, che significa 170 km e 11.000 metri di dislivello positivo.
Tutti i nomi delle atlete italiane
È la storia di tante donne di cui conservo nel cuore il nome: Daniela Bernabè, Federica Fazari, Patrycja Mokrzycka, Roberta Casati, Vania Sellami, Sabrina Raia, Eleonora Mapelli, Eva Toschi, Maddalena Lanzilotti, Orietta Noce, Valentina Cereda, Antonia Rinaldi, Daniela Billi, Patrizia Albertini, Morena Coruzzi, Daniela Sirigu, Marta Coda Luchina, Susanna Coato, Francesca Busetto, Carla Minelli, Daria Negro, tutte quante finisher della sorella minore dell’UTMB, la CCC, “solo” 100 km e 6.100 metri di dislivello positivo. “Io l’ho finita in 26 ore e 5 minuti, con una vescica enorme sanguinante al tallone, un dolore lancinante che dal 20° km non mi ha più lasciato – racconta Daria Negro, pettorale 4714 -. Ho sofferto, stretto i denti, e sono arrivata a Chamonix. Non so nemmeno come ho fatto”.
E ancora, è la storia di Emanuela Scilla Tonetti, Sonia Glarey , Anna De Biase, Linda Menardi, Giulia Torresi, Monica Cattane, Beatrice Nani, Ariana Martin, Simonetta Castelli, Paola Manzoni, finisher della sorella più tecnica dell’UTMB, la TDS ( Sur le traces du Duc de Savoie), 146 km e 7.500 metri di dislivello positivo.
E’ la storia di: Sonia Locatelli, Natalia Mastrota, Matilde Giovannoni, Federica Vernò, Francesca Curioni, Guia Sirchia, Paola Carretta, Debora Battilana, Cristina Giordano, Stefania Forin, Valentina Minniti, Cristina Piseroni, Roberta Cavazzoni, tutte finisher dell’OCC (Orsiere, Champex, Chamonix), 55 km e 3.500 metri di dislivello positivo.
E’ la storia di Cecilia Flori, Katrin Bieler, Francesca Graziano, Luana Cianci, Amelia Sgammato, Erica Motta, Elena Betemps, Annalisa Rolla, Micole Trucco, Giulia Brighenti, Marie Claire Curthod, Cristina Bellone, Micaela Risso, finisher di una gara nuova, la MCC (Martigny – Chamonix), 40 km e 2.300 metri di dislivello positivo.
E’ la storia della gara trail per i giovani, la YCC: Rebecca Glarey e Chiara Lorenzi sono state finisher di questa competizione dedicata ai giovani, di 15 km.
E’ anche la storia di alcune ragazze che non sono riuscite nell’obiettivo finale, cioè quello di essere finisher. Sono convinta che ci riproveranno, perché la determinazione e il coraggio di osare non manca: Lisa, Monica, Francesca sono dotate di una grandissima forza di volontà.
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Quando il gioco si fa troppo duro
La storia umana ci insegna che in ogni gara o in ogni prova, sia fisica che mentale, il ritirarsi o il fermarsi per qualsiasi motivo fa parte del gioco: il nostro corpo è in connubio con la mente, e se qualcosa non va fa sempre parte del gioco ritirarsi e capire quando il gioco diventa veramente uno sforzo non più umano.
La storia di queste ragazze è ricchissima di curriculum sportivi, sicuramente le più festeggiate in questa edizione sono le tre della PTL, Rossana , Roberta, Alida, una squadra che in 149 ore ha terminato la durissima prova in completa autogestione completando il tracciato di 300 km con dislivello positivo di 25.000 metri.
E’ stata l’unica squadra femminile italiana di questa gara particolare dove tutti i finisher sono festeggiati e la classifica è una classifica di merito. La PTL resta la più selvaggia rispetto a tutte le altre gare dell’UTMB.
La storia di Lisa e di Monica, che hanno abbandonato le loro gare e che sicuramente ci riproveranno. Due mamme con un cuore in cui pulsano all’unisono l’amore per i figli e i sogni delle montagne da attraversare.
La storia di Sonia, che era arrivata a Chamonix preparata e determinata a salire sul podio, ma mentre macinava chilometri ha visto man mano aumentare un grande dolore fisico. Sonia ha rallentato vistosamente, terminando comunque la sua TDS e umilmente chiedendo scusa ai suoi tifosi perché sperava in un risultato migliore. Sonia è una campionessa anche in questo.
La storia di Francesca, ritirata dopo pochi km per problemi fisici, lei che un anno fa trionfava sotto l’arco dell’UTMB come prima donna, si è dovuta arrendere soffrendo moltissimo per questa decisione.
A Chamonix si incontrano le storie delle donne che si mettono in gioco su distanze severe. La TDS con i suoi 145 km è sicuramente la gara più tecnica, con le salite lunghissime; l’UTMB con i 170 km è la più famosa e partecipata; la CCC con i suoi 100 km è una corsa a perdifiato.
Ogni donna, ogni madre e ogni atleta professionista che partecipa alle gare di Chamonix si porta dentro, orgogliosamente, un momento di vita che le rende beate, leggere, felici, nonostante la grandissima fatica fisica.
Per una donna non è mai facile allenarsi su simili distanze. Anche se oggi le cose sono cambiate e molte più donne sono finisher di ultratrail, molte più atlete sono iscritte alle gare lunghe, molte più donne che si mettono in gioco su distanze inconsuete e prove estenuanti.
Il nostro motto è #enjoy. Gioia di faticare, di partecipare, di vivere, la gioia di sapere che possiamo farcela ed essere felici se ci proviamo con tutta la nostra forza.
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