E’ bella, giovane e simpatica. Ma soprattutto è un’ultra runner fortissima, new entry del Team Vibram. Noi l’abbiamo incontrata, e abbiamo scoperto che quello con il trail running non è stato proprio un amore a prima vista…
Classe 87, Audrey Bassac è l’ultima arrivata nel Team Vibram e ha già un fitto calendario di gare in programma. Tra queste la Diagonale des Fous e la CCC, giusto per citarne alcune. Bionda e piccolina, con quell’aria un po’ così che solo le francesi sanno avere, questa ultra runner di Tolone ha in realtà le idee molto chiare, sul suo futuro di atleta e di donna.
Sei l’ultima arrivata nel Team Vibram, quali sono le tue prime impressioni? E i tuoi compagni di avventura?
Sono molto felice di essere parte di questo team. All’inizio ero abbastanza sotto pressione perché quando rappresenti una squadra vuoi sempre essere al top e non vuoi deluderla. Però capisco anche che la cosa più importante è fare del proprio meglio, a prescindere dai risultati. In questo team devi condividere la tua passione e dare il massimo. I miei compagni sono divertenti, condividiamo bellissimi momenti insieme ed è un piacere gareggiare insieme a loro.
Quando e perché hai deciso di dedicarti al trail running?
In realtà ho fatto moltissime maratone prima, ma solo per il mio piacere personale. Non avevo nessun obiettivo agonistico e soprattutto non avevo assolutamente pianificato di iniziare con il trail running, anzi: lo odiavo! Non ero ancora riuscita a capire il senso di soffrire, faticando a correre in salita per chilometri e chilometri. Alla fine però mi sono lasciata convincere da un paio di amici e mi sono letteralmente innamorata delle montagne e dei paesaggi meravigliosi che si possono scoprire con questo sport.
Una delle prime gare che hai corso è stato il Trail du Bourbon, tra le più dure in assoluto. Ti sei piazzata seconda, ci racconti com’è andata?
All’inizio ero davvero spaventata: non avevo mai fatto una gara così lunga e così tosta. Ed era anche la prima volta che mi ritrovavo a correre di notte e, devo ammetterlo, sono terrorizzata dal buio! Non sapevo bene come affrontare la distanza e la stanchezza, non pensavo neanche lontanamente di raggiungere il podio. E’ stata una sorpresa, specialmente perché ho dovuto combattere tutta la gara testa a testa con Irina (Malejonock, terza classificata ndr) e non mi sono mai fermata ai ristori, per non perdere nemmeno un minuto.
Nella vita sei un manager e ti occupi di logistica, non sei un’atleta a tempo pieno. Come riesci a conciliare gare, allenamenti e vita privata?
E’ davvero molto difficile, e ho una tabella di marcia serratissima. Lavoro dalle 8 alle 19 e spesso sono in viaggio. Mi ritaglio due ore in pausa pranzo per allenarmi e corro la mattina presto o la sera. In inverno uso la lampada frontale e corro di notte, anche se a volte fa davvero troppo freddo! Quando ho cinque minuti faccio anche altri sport, come skydiving e scubadiving…tutte le mie vacanze sono destinate alle gare o all’allenamento. Però amo quello che faccio ed è una mia scelta, non posso certo lamentarmi.
Com’è il mondo del trail running per una donna? Credi siate svantaggiate rispetto agli uomini, più forti dal punto di vista fisico?
Penso che le donne abbiano il loro spazio in questo sport perché sono mentalmente più forti degli uomini. Basta vedere il numero di ritiri dalle gare tra le fila degli uomini, molto superiori rispetto a quelli delle donne, soprattutto negli ultra trail. Non è una questione di velocità e forza. E’ questione di pazienza, concentrazione e sacrificio. Non si può mai sapere come andrà a finire una gara, anche i favoriti a volte cedono e vincono gli outsiders!
Cosa ti aspetti dal futuro e dal Team Vibram?
Vedo il trail running come un’opportunità di scoprire terre selvagge e meravigliosi paesaggi. Il Team Vibram rispecchia perfettamente il mio modo di intendere lo sport e spero di continuare a correre con loro ancora per alcuni anni (anche se voglio costruirmi una famiglia e avere dei figli). Approfitterò – o almeno spero!- di questa nuova opportunità per condividere gare incredibili e dimostrare che possiamo fare grandi cose con il nostro piccolo corpo umano
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