Tor des Géants 2017 (10-16 settembre)
Basta tabelle di marcia, cronometri, stress da cancelli orari, pianificazione di pasti a basso indice glicemico. Il vero Tor va vissuto ‘da ignorante’, con quella sana incoscienza che ti porta a pescare dal cilindro delle soluzioni ‘ad cazzum’, complice anche qualche boccale di birra ingollato ai rifugi.
Eh sì, perché se ti ritrovi, come me, ambassador della Menabrea in una gara come il Tor des Gèants (ovvero 340 km con 30.000 m di dislivello positivo – le locandine finora vi hanno mentito! Parola di Garmin/Polar/Suunto alla mano!), un qualche messaggio di fiducia sui poteri del luppolo nelle gare di endurance lo devi pur dare! A maggior ragione se sei una fervida sostenitrice dei suoi effetti taumaturgici.
Il mio intento dunque è di fare un racconto del Tor in termini enogastronomici. Impossibile dite?
Pensateci. Pensate a quanto può essere più lieve per la nostra testa suddividere tutti quei chilometri in piccole tappe con obiettivi sbevazzatori/mangerecci (inutile scomodare ricerche scientifiche che attestino quanto la birra sia un perfetto integratore naturale e quanto mangiare ‘normale’, lontano da tristi gel e barrette, faccia bene allo spirito).
Ebbene, complice il partner Menabrea, io ho preso alla lettera questo consiglio e vi assicuro che il mio Tor des Géants è scivolato via… come un fiume di birra su un piano inclinato.
Piccola nota: i rifugi lungo l’Alta Via numero 2 (da Courmayeur a Donnas), ovvero quelli dislocati nella prima parte della gara, essendo all’inizio possono permettersi di offrire tranquillamente le normali cibarie offerte dall’organizzazione. Sull’Alta Via Numero 1, invece, i rifugisti sanno che i corridori sono già stanchi sia di camminare che di mangiare le solite cose, quindi si adoperano per venire loro incontro a nuove esigenze di palato…
Alta Via numero 2
Oltre a consigliarvi un buon bicchiere di birra a ogni Base Vita (vi toglie la nausea dell’acqua e dei sali, fidatevi), cercate di alternare minestrina, minestrone, insalata di riso, pasta. Ma quando arriverete a Donnas inizierete a sognare cibo diverso, motivo per cui, quando sono arrivata alla fine della mega discesa che sbuca a Hone, proprio accanto al Forte di Bard e quindi alla base vita, mi sono infilata in un bar per concedermi finalmente una bella colazione con cappuccio e brioches.
Alta via numero 1
Salita verso il Rifugio Coda. Qui Laura ‘Lalla’ Chiappo vi aspetta con la sua simpatia e con le birre artigianali Baladin: dopo avere fatto due risate con lei (impossibile non sparare qualche cavolata tra un cheers! e l’altro) e avere ingollato una Isaac, la discesa verso il Lago Vargno si fa in un attimo, battendo il record in velocità e scioltezza.
Baita Gouillas (prima del Lago Vargno)
Questo è un ristoro abusivo ma in realtà è uno dei più ricchi! I proprietari, gestori anche di un ristorante a Fontainemore, fanno in modo di dare tutti i servizi di un tre stelle Michelin anche al popolo transumante del Tor. Si può degustare: salame fatto in casa, frutta, budini caserecci, vino e… la famosa ‘torta del Tor’ (ricetta segreta).
Ristoro del Lago Chiaro (dopo il Colle Marmontana)
Il luogo isolato, con casottino calato dall’elicottero, rende inaspettato il pasto luculliano che poi viene offerto, ovvero salsicce cotte alla griglia annaffiate con stratosferica birra (o vino, a scelta). Dopo questo rinforzino sullo stomaco la salita alla Crenna dou Leui si fa menando come una locomotiva.
Ristoro Niel (Baita La Gruba)
Qui ci sta un fuori menu. Nel senso che i gestori di questa baita fanno dei dolci così deliziosi (uno fra tutti: torta con farina di mandorle e crema al limone) che vale la pena spendere qualche euro per una fetta delle loro prelibatezze.
Alpe Ober Loo (un po’ prima della base vita di Gressoney)
Dei fuoriclasse! Il signor Ulrich offre i famosi ravioli di carne, da scegliere nella versione in brodo o al sugo. E si arriva a Gressoney felici e pronti per i restanti 140 km.
Rifugio Vieux Crest (Champoluc)
Una vera chicchetta sia nell’arredo che nella varietà di cibi offerti. Impagabili le patate lesse.
Rifugio Grand Tournalin (a 1 km dal Col di Nana)
La macedonia più buona del mondo! ‘A nostro avviso i corridori hanno voglia di mangiare un po’ di frutta fresca’ spiega la proprietaria del rifugio. E quanto ha ragione!
Rifugio Magià (Valle di Saint Barthélemy)
Confesso che preferivo il vecchio giro verso il Bivacco Reboulaz, ma devo dire che al Magià ho ordinato un’ottima cioccolata in tazza densissima (niente di più gradito, dopo la nevicata fotonica presa alla Fenêtre du Tzan).
Bivacco Clermont Ferrand (Col Vessona, prima della discesa su Oyace)
Si può chiedere, tra le altre cose, i migliori pomodori in insalata del mondo. Un bivacco piccolino ma stra-accogliente!
Ponteilles Desot (a 7 km da Bosses)
Un piccolissimo alpeggio con tavolone e due panche proprio accanto a un ripiano con i fuochi dove bolle la pentola. Da lì a qualche minuto ho mangiato delle tagliatelle con sugo di salsiccette valdostane da sballo!
Courmayeur
Arrivo. Infine qui si può fare incetta di birre, sia per festeggiare sia per stordirsi prima di conquistare il meritato riposo.
Insomma: se non fosse che a ogni giornata del Tor si consumano circa 12.000 calorie, ogni concorrente rischierebbe di tornare ingrassato di 4-5 kg. Perché il Tor des Géants è anche questo: degustazione e valorizzazione dei prodotti valdostani.
Io posso dire di avere davvero onorato la Valle e questa gara.
Ora tocca a voi!
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