Per dimenticare l’ansia da Covid-19, vi proponiamo una pedalata tra i filari e le colline del Gavi. Per godere un territorio ricco di bellezze storiche e naturali, e andare alla scoperta delle sue cantine e dei suoi ristoranti.
Ribelliamoci dunque! Combattere la dittatura del Covid è faticoso, stressante e richiede pazienza. Ma c’è un’altra egemonia che si può intaccare più facilmente: quella dei grandi vini rossi piemontesi. La battaglia al momento può essere condotta solo da truppe locali, ma confidiamo che ben presto possano giungere rinforzi da fuori regione. E si tratterà del colorato esercito dei ciclisti.
Toccherà a loro il compito di invadere pacificamente i filari e le colline culla del Gavi DOCG, il grande bianco che da oltre 1000 anni (esattamente dal 972) conduce una sfida impari contro Barolo, Barbera, Barbaresco e compagnia.
In bicicletta alla scoperta del Gavi, terra di campioni a pedali
Perché in bici? È presto detto. Nelle Terre del Gavi si trova quella Novi Ligure cara a Fausto Coppi e Costante Girardengo ai quali è dedicato il Museo dei Campionissimi , da visitare come in pellegrinaggio, prima di mettersi in sella, per rifarsi la vista al cospetto di straordinarie biciclette appartenute ai campioni di tutte le epoche.
La degustazione a pedali delle strade di questo lembo meridionale della provincia di Alessandria al confine con la Liguria è ricca di calici eccellenti, che sorprendono soprattutto per la loro varietà. La prevalenza di percorsi collinari (i cosiddetti mangia-e-bevi tanto apprezzati dai cicloamatori) non lascia spazio alla noia.
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Le insegne delle Cantine del Consorzio del Gavi sono dietro a ogni curva, ma la loro visita va rimandata a fine escursione. Strada facendo ci si imbatte in castelli, borghi medievali, siti archeologici e piccoli grandi monumenti naturali.
Sono trenta chilometri ad alta densità di mura e torrioni, quelli del cosiddetto Tour dei castelli, che tocca Gavi, Francavilla Bisio, Pasturana e Tassarolo prima di tornare a Gavi.
In ognuno di questi paesi c’è un maniero in ottimo stato di conservazione, testimonianza allo stesso tempo dell’importanza strategica ed economica della zona ma anche dell’amore che gli abitanti riservano ai loro monumenti. Le salite non mancano, ma la fatica è comunque stemperata dalla frequenza delle soste per gli immancabili selfie dai sontuosi sfondi medievali.
Un circuito di 40 km che arriva fino all’Appennino Ligure
Parte da Gavi anche un bel circuito di 40 chilometri che si spinge fino all’Appennino Ligure passando da Parodi Ligure, Bosio, Voltaggio e Carrosio, e addentrandosi anche nel territorio del Parco regionale delle Capanne di Marcarolo.
Si affrontano salite che richiedono un minimo di allenamento, ma anche in questo caso sono le soste pretese da monumenti e spettacoli naturali a permettere di riprendere fiato: l’Abbazia benedettina di San Remigio a Parodi Ligure, il ponte romano di Voltaggio, l’incontaminata Val di Lemme e il geo-sito di Carrosio sembrano fatti apposta per regalare relax prima di rientrare a Gavi, a sua volta dominata da un possente castello dall’aspetto seicentesco, periodo a cui risalgono gli ultimi ampliamenti. Qui il brindisi di fine gita si tinge inevitabilmente di bianco. DOGC, naturalmente.
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