Foto: Gustavo Alberto Kuster
Anche quest’anno il nostro Max Marta ha partecipato a una delle gare del grande circuito UTMB, dominato in questa edizione 2019 dagli spagnoli. Ci racconta la sua CCC e che cosa sta cambiando nel mondo del trail running.
Che il trail running in Spagna non fosse solo Killian ce ne eravamo accorti da molto tempo. Decine di riviste specializzate dedicate alla corsa in montagna e centinaia di gare organizzate con numero di partecipanti da capogiro erano lì a testimoniarlo assieme alle vittorie di peso nei più prestigiosi trail mondiali. Ma mai come all’UTMB 2019 le furie rosse hanno dimostrato al mondo di essere davvero in questo momento la nazione leader nel trail.
Primo posto alla TDS con Pablo Villa. Primo posto alla CCC con il tre volte del mondo di trial Luis Alberto Hernando. E primo posto a UTMB con Pau Capell che ha dominato il giro del Monte Bianco fin dai primissimi chilometri. Insomma alla Spagna è mancato solo il primo posto di OCC, perso per un solo minuto e 22 secondi da Andreu Simon che si è piazzato secondo alle spalle del vincitore, il norvegese Stian Angermund-Vik.
Se il gradino più alto dei podi maschili sono stati in pratica monopolizzati dalla Spagna, in campo femminile la Spagna ha conquistato OCC con Azara Garcia e in parte la CCC perché Ragna Debats è sì olandese, ma vive in Spagna pure lei. Meno male che l’americana Courtney Dauwalte ha dominato UTMB. La francese Audrey Tanguy ha conquistato per il secondo anno consecutivo la TDS. Bandiere a parte, devo confessarvi che il traguardo che più mi ha commosso di questa edizione è stato quello dell’atleta amputato che è riuscito a completare la CCC. Ecco, se dovessi scegliere un immagine simbolo di questa UTMB direi che è la foto di lui seduto al traguardo che alza al cielo la sua protesi.
La 17a edizione di UTMB verrà ricordata anche per avere stabilito l’ennesimo record di partecipanti visto che sono stati oltre 10.000 i trail runners che hanno indossato il pettorale di una tra le sette gare firmate UTMB e oltre 20.000 gli accompagnatori che hanno prestato supporto ai concorrenti. E tra questi anche quest’anno c’ero anch’io. Io che per l’undicesima volta non ho saputo resistere al fascino di UTMB e – anche se infortunato – sono partito per la mia terza CCC.
Il mio fisioterapista me l’aveva detto: “Riposo assoluto e niente corse!” pena l’aggravarsi di un problema ai tendini … ma come si fa a non partire quando si ha l’incredibile fortuna di avere un pettorale UTMB? Come si fa a non onorare questo impegno? E allora, umile e un po’ pazzo come al mio solito, sono partito per la grande cavalcata da Courmayeur a Chamonix.
Dalla pancia del gruppo, questa edizione 2019 mi è sembrata sicuramente molto interessante. Prima di tutto per l’alto livello della gran parte dei concorrenti. Dagli albori del movimento trail, quando si partiva un po’ alla carlona in quella che per noi era più un’avventura nella natura che non una vera e propria gara, sono passati tanti anni. Il concorrente medio oggi è sicuramente più preparato e consapevole di quello a cui va incontro. E a mio avviso è anche più veloce. Anche se, in questo tipo di competizioni, l’esperienza e la buona conoscenza del percorso possono sempre fare la differenza.
Io ad esempio sapevo molto bene che per portarmi a casa l’ottava smanicata UTMB avrei dovuto attingere a tutta la mia capacità di soffrire e di gestire in modo intelligente il sentiero… anche perché quest’anno potevo mettere in campo solo questo. E devo dire che è stata dura, molto dura.
Ma quando all’albeggiare di sabato mi sono trovato a Col des Montets, di fronte alla mia salita preferita, quella che porta a Tete du Vents, guardando da una parte lo spettacolo meraviglioso della lunghissima fila di frontali che si inerpicava sulla montagna e dall’altra ammirando l’alba che colorava di rosa la vetta del Monte Bianco, ho capito che ne era valsa la pena e che malgrado fossi transitato su quei sentieri per decine e decine di volte, l’emozione che UTMB mi regala è sempre unica.
Tornando a questa edizione di 2019 UTMB, bisogna rilevare un altro dato: mai forse come quest’anno il meteo è stato così perfetto! Una settimana davvero spettacolare: né troppo calda, né troppo fredda, con il cielo per la gran parte limpido che ha regalato ai runners spettacoli meravigliosi delle vallate attraversate dalle gare. Davvero un regalo unico per tutti! Anche perché il bel tempo ha riversato nei sentieri migliaia di spettatori (numeri mai visti prima) che hanno sostenuto e incitato i concorrenti anche nei punti più sperduti.
Ero molto curioso poi di sapere com’era il nuovo percorso di TDS che quest’anno per la prima volta è diventato ancora più lungo (145 km) e con maggiore dislivello. Anche perché TDS è sempre stata la gara più selvaggia e ostica, per alcuni versi. Allora appena arrivato a Chamonix ho chiamato un mio amico veterano della distanza, che ha tagliato corto: “La TDS quest’anno? Difficilissima. Non la faccio mai più!”. Ma i trailers sanno bene che quel “non la faccio mai più” verrà dimenticato nel giro di poche settimane, e che se il sorteggio lo consente lui sarà alla partenza TDS anche l’anno prossimo.
E proprio a proposito: l’edizione 2020 UTMB avrà – come probabilmente sapete – un nuovo sistema di sorteggio, e sarà molto interessante vedere se e come questa nuova modalità cambierà il volto del Summit Mondiale del Trail. Io, di sicuro, farò di tutto per essere di nuovo lì a Chamonix.
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