Annullata la tappa italiana degli Enduro World Series. Ma il Trentino si prepara ad accogliere come di consueto gli appassionati di cicloturismo, nel rispetto delle nuove regole di distanziamento. Ne abbiamo parlato con William Basilico (Apt Val di Fassa).
Il lockdown, il distanziamento, il divieto ad uscire dalla Regione di appartenenza… tutti aspetti che hanno contribuito – e contribuiscono – ad aumentare l’incertezza. Noi tutti siamo sicuramente felici per aver potuto tornare in sella. Ma come vivono questo momento gli operatori del settore? Abbiamo ascoltato le opinioni di alcuni addetti ai lavori all’interno del panorama bike, per cercare di comprendere meglio quali sono le dinamiche dal punto di vista commerciale e da quello turistico.
Cominciamo dal comparto che a causa di questa crisi ha subìto i danni più ingenti, ovvero quello turistico. Tutti noi appassionati interpretiamo la bici come un mezzo per evadere dalla routine quotidiana e per scoprire angoli nascosti, destinazioni capaci di darci quel brivido lungo la schiena che solo le grandi passioni sono in grado di regalare.
Ma per molti la bici è anche una professione, e per ogni biker che gioisce di una discesa in bike-park o di un panorama mozzafiato, ci sono guide, trail- building e operatori che ci hanno permesso di godere di quelle emozioni.
Iniziamo quindi questo viaggio nel mondo bike parlando con William Basilico, che oltre a sedere nel consiglio di amministrazione di Apt Val di Fassa è anche direttore del comitato organizzatore EWS (Enduro World Series) Canazei. È a lui che quest’anno è toccato a malincuore annullare la tappa italiana dell’EWS.

– Quanto è stata sofferta la decisione di annullare la tappa dell’EWS?
Da organizzatore, penso sia stata una delle decisioni più difficili. Subito dopo la fine dell’evento 2019 (sempre tappa italiana EWS) abbiamo iniziato a lavorare all’edizione 2020, e ci sarebbero state molte novità da mostrare all’Italia e al mondo. Nei due mesi passati abbiamo avuto molte riunioni in videoconferenza, sia con i membri del comitato che con lo staff di EWS per capire quale sarebbe stata l’evoluzione della situazione. In un primo momento ha prevalso un atteggiamento attendista. Volevamo comprendere meglio cosa stava accadendo e immaginare come avrebbe potuto evolvere questa pandemia. Ma già verso la fine di marzo il comitato aveva preso la decisione di annullare l’evento. Non ritenevamo ci fossero le condizioni generali di sicurezza per organizzare, eravamo molto preoccupati per gli atleti. Per noi la loro sicurezza è sempre al primo posto, a prescindere dal Covid-19.
– Ma non sarà stato l’unico aspetto che vi ha condotto ad annullare le gare…
Certamente no. Un altro aspetto che ci preoccupava molto era quello della salvaguardia del pubblico. In un evento così importante, su un percorso molto lungo, era impossibile garantire standard di sicurezza e controllo su tutto il tracciato. Un ultimo aspetto che abbiamo dovuto verificare è stato poi quello economico. Le conseguenze occupazionali del lockdown impongono scelte che vanno in una direzione diversa. Molte attività faticheranno a riprendersi, e quindi il sostegno va dato soprattutto alla ripresa delle attività. Devo dire che il confronto continuo con EWS è stato molto costruttivo, ci hanno aiutato a prendere quella che riteniamo sia stata la decisione più giusta.
– Quali sono le ripercussioni turistiche di questa decisione per Canazei?
Ovviamente ci saranno ripercussioni di immagine, perché con questo evento saremmo partiti con il botto. I numerosi biker in arrivo sia per le gare che fra il pubblico, avrebbero potuto vedere i nostri trail e tornare poi durante la stagione. La nostra decisione è stata comunque condivisa da Apt, impianti a fune, Comune e associazione albergatori, che l’hanno capita e accettata. Va sottolineato il fatto che saremo sede della tappa italiana dell’Enduro World Series anche la prossima stagione, quindi questo ci ha permesso di prendere una decisione così sofferta con una prospettiva futura comunque positiva. Come dicevo prima, le ripercussioni ci saranno ma siamo tutti pronti a rimboccarci le maniche e cercare di fare il meglio per quest’estate.
– Come immaginate l’estate turistica 2020 per il settore bike?
Al momento è molto difficile immaginare come potrà essere. Sicuramente uno degli aspetti positivi è che le attività in bici da strada e mtb portano già in sé un distanziamento nella pratica, quindi potrebbero essere una buona alternativa rispetto ad altre attività. Sicuramente avremo un calo di affluenza di utenti stranieri, che sono sempre molto importanti. Ma speriamo che gli italiani abbiano voglia di scoprire l’incantevole Bel Paese e magari di avvicinarsi alle due ruote.
– La mountain-bike utilizza anche gli impianti a fune. Pensate di attivarli nel periodo estivo?
Nei giorni scorsi abbiamo avuto confronti con la società impianti, che ci ha confermato la volontà di aprire. Ovviamente si è in attesa del via libera del Governo e delle linee guida da seguire.
– Avete già pensato a come organizzare il distanziamento?
Al momento stiamo aspettando le linee guida per capire come poter gestire l’affluenza. Dal punto di vista del trasporto a fune siamo avvantaggiati, perché utilizzando quasi esclusivamente seggiovie e cabinovie si crea già un distanziamento in partenza, come le specifiche odierne richiedono. Mentre per le funivie al momento pare bisognerà ridurre il numero di persone trasportate, ma si aumenterà il numero delle corse. Gli impiantisti stanno ragionando su come igienizzare le cabine e quali sistemi di protezione si dovranno usare.
– Pensi che le guide riusciranno a lavorare in sicurezza?
Penso e spero di sì. Svolgiamo un’attività all’aria aperta, probabilmente ridurremo il numero delle persone accompagnate e dovremo capire come mantenere le distanze. Anche se – come detto – penso che con la bici sia più facile rispettarle. Ultimamente mi è anche venuto in mente di proporre al direttivo di usare le guide come rider, per aiutare quelle attività che quest’estate decideranno di consegnare cibo take-away. In una località piccola come la nostra, non ci sono le grandi società che fanno questo lavoro. E allora perché no? Potrebbe essere una buona cosa e una novità. Penso che quest’estate dovremo sperimentare cose nuove e osare di più.
– Qual è il sentimento più diffuso fra gli albergatori per quanto riguarda le attività legate al turismo?
Ovviamente al momento c’è molto scetticismo. Ne abbiamo parlato proprio la settimana scorsa in consiglio di amministrazione dell’Apt. Ci sono stati presentati i risultati di un sondaggio condotto internamente e anche tramite newsletter. Gli albergatori hanno voglia di ripartire offrendo il meglio della nostra ospitalità. Siamo ben consapevoli che ci sarà un calo di affluenza. Ma come abbiamo sempre fatto, ci rimboccheremo le maniche e cercheremo di fare del nostro meglio.
© riproduzione riservata