A volte la passione per lo sport relega in secondo piano quella per l’arte e la cultura. Il City Walking è la formula ideale per metterle insieme. Action Magazine vuole proporre una serie di trekking urbani a tema, per scoprire camminando le bellezze delle nostre città. Cominciamo con Milano.
Il Covid-19 ha portato con sè una serie di lutti e ha modificato radicalmente le nostre abitudini sociali. Ma ci ha fatto anche due regali: ha svuotato le nostre città dall’assalto del turismo mordi-e-fuggi, restituendocele in una veste che non conoscevamo; e ci ha spinto a usare meno i mezzi pubblici, privilegiando biciclette e…gambe!
Quale migliore occasione, allora, per dedicarsi a una forma di attività motoria un po’ diversa dal solito: il trekking urbano. Non è la scoperta dell’acqua calda, ma si tratta comunque di una formula ben poco praticata. Vale a dire andare alla scoperta delle nostre città macinando chilometri. Con un GPS al polso, un paio di sneakers ai piedi e le idee chiare su quello che si vuole visitare.
Noi di Action Magazine vogliamo proporvi alcuni itinerari a tema. Il primo è un bel tour di city walking a Milano.
City Walking lungo il percorso dei cortei nuziali degli Sforza
Il primo trekking urbano che vi proponiamo è quello che a Milano ripercorre le tracce dei fastosi cortei nuziali dei signori di Milano. Partenza dalla chiesetta di San Cristoforo, sull’Alzaia Naviglio Grande, e arrivo al Castello Sforzesco. Seguendo il percorso degli sposi e andando alla scoperta della città quattrocentesca.
In tutto si tratta di camminare per 5 chilometri. Se ci si limita a osservare dall’esterno i monumenti, il tempo di percorrenza è di circa un’ora. Ma diventano due fermandosi a visitare chiese, opere d’arte, curiosità metropolitane.

Da San Cristoforo alla Darsena
Il nostro city walking parte dalla chiesetta di San Cristoforo. Perché proprio di qui era passato a cavallo Ludovico il Moro, dopo essere convolato a nozze il 17 gennaio 1491 nel Castello di Pavia con la sedicenne Beatrice d’Este. Lui al galoppo per preparare le celebrazioni a Milano, e lei a qualche giorno di distanza con tutto il seguito.
Ludovico volle che il matrimonio si celebrasse a Pavia e non a Milano per non dare l’impressione di voler prevaricare il nipote Gian Galeazzo Maria, legittimo duca di Milano, che aveva sposato Isabella d’Aragona in Duomo nel febbraio del 1489. Anche Gian Galeazzo era passato di qui, navigando sul Naviglio con un fastoso corteo nuziale formato da bucintori (caratteristiche imbarcazioni dell’epoca).
Ci erano voluti più o meno 300 anni, cominciando dall’epoca dei Comuni e proseguendo sotto i Visconti e gli Sforza, per completare tutta la rete dei canali navigabili che nel passato collegavano Milano al resto del mondo. Opere grandiose, a cui collaborarono anche cervelli del calibro di Leonardo da Vinci.
Ma verso la fine dell’800 il “tarlo del modernismo” portò alla conclusione che l’acqua – lungi dal favorire le comunicazioni – ostacolava il traffico. E così si decise di coprire tutto. Allo scempio è sopravvissuta la Darsena, incuneata tra il canale del Naviglio Grande che le porta acqua dal lago Maggiore e quello del Naviglio Pavese, che da lì parte per fuggire dalla città e raggiungere il Ticino.
La Darsena fu costruita nel 1603, durante il dominio spagnolo. Ma già nel ‘400 era a tutti gli effetti un porto: tanto è vero che durante alcuni scavi effettuati con lo sciagurato obiettivo (poi venuto a cadere) di trasformarla in un parcheggio, erano emersi i resti di un molo quattrocentesco.

Con il City Walking dalla Darsena a Porta Ticinese
Dopo avere camminato lungo l’Alzaia del Naviglio fino alla Darsena, si continua sempre diritti prendendo il corso di Porta Ticinese. Subito all’inizio della strada, ecco uno dei gioielli di Milano: la chiesa di Sant’Eustorgio. Qui fece sosta il corteo di Beatrice d’Este il 22 gennaio 1491, per una colazione presso il refettorio.
In tarda mattinata il corteo entrò poi in città attraverso Porta Ticinese, e fu accolto da Ludovico, dai più insigni nobili, dal clero, dagli ambasciatori di diversi Stati italiani nonché da medici e giureconsulti. In occasione della festa, le case e le botteghe di Milano furono addobbate con ghirlande di fiori, stendardi, drappi e arazzi.
Una curiosità: la chiesa di Sant’Eustorgio è sempre stata particolarmente cara ai milanesi perché un tempo custodiva le reliquie dei Re Magi. Poi trafugate da un emissario del Barbarossa e portate nel duomo di Colonia. Nei secoli successivi, re e papi provarono a intercedere per averle indietro. Ma solo all’inizio del ‘900 il cardinale Andrea Ferrari riuscì a ottenere la restituzione di qualche osso. Ora custodito in un reliquiario che viene esposto al pubblico ogni anno il giorno dell’Epifania.

Arrivati in fondo al corso, ecco la medievale Porta Ticinese (detta anche Porta Cicca). E al di là, le famose Colonne di San Lorenzo. Oggi note soprattutto per la movida che si accende ogni notte ai loro piedi, sono l’unico imponente resto romano marmoreo a cielo aperto di Milano. Facevano parte di un tempio e – dopo essere state abbattute – furono probabilmente rimesse in piedi per fare da scenografica cornice alla retrostante Basilica di San Lorenzo.

Il trompe-l’œil di Santa Maria presso San Satiro
Sempre avanti lungo via Torino. Qui, poco prima di arrivare in Duomo, ecco una vera “chicca”: la piccola chiesa di Santa Maria presso San Satiro. La sua costruzione, avviata proprio da Gian Galeazzo e portata avanti da Ludovico il Moro dopo la morte del nipote, rappresenta un vero e proprio colpo di genio del suo architetto, Donato Bramante. Il finto coro progettato dietro l’altare è infatti un incredibile trompe-l’œil. Un gioco prospettico pensato per ovviare ai problemi di scarso spazio.
Ma andiamo avanti seguendo i nostri cortei nuziali. A pochi passi da Santa Maria presso San Satiro, si apre la piazza del Duomo (foto in alto). È qui che Gian Galeazzo e Isabella celebrarono il loro matrimonio. Un matrimonio in pompa magna, ultimo fuoco d’artificio prima che il Moro decidesse di precludere agli sposi il Castello Sforzesco e li relegasse nel Castello di Pavia.
Il Castello Sforzesco, fulcro della vita di corte
Il Moro, infatti, era ben deciso a tenere il nipote alla larga da Milano. Anche se nel 1990 aveva commissionato proprio al Castello una festa leggendaria in onore di Gian Galeazzo e di Isabella. E aveva scelto per organizzarla un regista d’eccezione: niente meno che Leonardo da Vinci. Il quale organizzò uno spettacolo di cui si continuò a parlare per anni, e progettò addirittura una sorta di Planetarium ante litteram.

La morte prematura di Beatrice d’Este
Nonostante il Moro fosse un indomito tombeur de femme, e nonostante Beatrice avesse ben 23 anni meno di lui, secondo i cronisti dell’epoca il loro matrimonio fu molto felice. Lei piccola, graziosa, piena di verve e molto intelligente; lui un gigante alto quasi un metro e novanta, scuro di capelli e carnagione (di qui forse il soprannome di Moro), scaltro e irruento.
Beatrice morì di parto a soli 21 anni, nel gennaio del 1497, e fu sepolta nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, che Ludovico aveva fatto erigere qualche anno prima proprio come mausoleo per la sua famiglia. Se volete raggiungere la chiesa, tappa finale di questa sorta di “pellegrinaggio sforzesco“, dovete aggiungere un chilometro ai cinque previsti dal nostro tour. Ma ne vale sicuramente la pena. E in ogni caso troverete lì vicino ad attendervi le biciclette a noleggio di BikeMi per rientrare alla base.
Dopo la morte di Beatrice, a cui è oggi intitolato uno dei viali alberati lungo i bastioni cittadini, il Moro volle vestirsi solo di nero. E pare andasse a pregare sulla tomba della moglie attraversando un cunicolo sotterraneo che collegava il Castello Sforzesco alla chiesa.
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