Coach di Quartiere è un’iniziativa nata per offrire l’opportunità di praticare gratuitamente le attività sportive a ragazzi tra i 6 e i 13 anni in condizioni di fragilità.
Tanti, troppi ragazzi non hanno la possibilità di praticare sport. Vuoi per motivi economici che per motivi culturali, sociali o caratteriali. Per questo motivo è nata nel 2020 l’iniziativa Coach di Quartiere, su progetto di Claudio Massa, fondatore e brand ambassador de L’Orma SSD, un’agenzia educativa no-profit.
Di che cosa si tratta? La formula è semplicissima e nello stesso tempo efficace: formare squadre di giovani volontari (ragazzi tra i 16 e i 25 anni) che opportunamente addestrati possano diventare coach dei più piccoli (6-13 anni). E organizzare per loro attività sportive da praticare nei parchi o nelle palestre cittadine.

Coach di Quartiere coinvolge aziende private, enti no-profit, amministrazioni pubbliche, fondazioni filantropiche, centri di servizio per il volontariato, associazioni e società sportive, nonché federazioni. E pochi giorni fa a Milano ha presentato a Milano la seconda edizione dello Sport Welfare Report, il documento annuale sull’andamento del progetto.
Maria Vittoria Borriello, coordinatrice nazionale, ha snocciolato numeri interessanti sotto molti punti di vista. Perché dimostrano quanto lo sport possa diventare uno strumento di riscatto e di trasformazione sociale.
I numeri del progetto Coach di Quartiere
Lo scorso anno sono stati coinvolti nel progetto 610 bambini e 190 coach volontari in sei Comuni della Lombardia, tra cui Milano.
Alla domanda “quali sono le motivazioni che spingono le famiglie a partecipare al progetto Coach di Quartiere”, le risposte fornite sono state soprattutto due: il desiderio di socializzazione (59.4%) e la preferenza per un contesto non competitivo (13.9%). Questo indica che lo sport viene percepito come l’opportunità di giocare e muoversi, senza sperimentare l’ansia per eventuali performance.
In quanto ai motivi che rendono complicato praticare sport, si tratta delle difficoltà organizzative (12.5%) e dei costi elevati (13.2%). Due motivazioni che ben spiegano come spesso siano le barriere socio-economiche a fare la differenza tra chi pratica e chi non pratica sport. Un aspetto confermato anche dal fatto che il 34.5% dei bambini coinvolti nel progetto non aveva mai praticato sport precedentemente.

Sport vuol dire salute, fisica e mentale
La mancanza di attività fisica e motoria nei bambini è un problema sempre più diffuso, e può avere conseguenze a lungo termine sulla loro salute e sul loro benessere. “Eppure lo sport e l’attività fisica in generale sono un potente antidoto nei confronti di problemi come disturbi cognitivi ed emotivi, dispersione scolastica, episodi di autolesionismo”, ha commentato lo psichiatra Santo Rullo, che tra l’altro è creatore della Nazionale italiana di calcio a cinque per persone con problemi di salute mentale, battezzata Crazy for Football.
“Oggi – ha continuato Rullo – si parla tanto di gioventù violenta. La violenza è il risultato della perdita di valori empatici, che proprio attraverso lo sport possono essere recuperati. Tanto è vero che le attività di Coach di Quartiere vengono proposte anche con percorsi ad hoc alle istituzioni della giustizia minorile”.
© riproduzione riservata