Codice della Strada e biciclette: in attesa del sì della Camera le nuove regole. Chi pedala avrà sempre la precedenza e in certi casi potrà procedere anche contromano. Ma per scongiurare una faida tra automobilisti, pedoni e ciclisti, è necessaria un po’ di buona educazione.
Il Coronavirus – tra i vari effetti che ha avuto sulla nostra labile psiche – è riuscito anche ad esacerbare l’insofferenza tra le varie tribù della mobilità urbana: ciclisti, automobilisti e pedoni (per tacere dei “monopattinisti”).
Già prima del lockdown, insulti e dispetti reciproci erano la regola. Ma dopo il “liberi tutti” la situazione è diventata davvero preoccupante. Complice il fatto che in molti hanno abbandonato i mezzi pubblici – considerati a rischio contagio – per inforcare le biciclette. Ma lo hanno fatto spesso con sprovveduta leggerezza. E con la ferma convinzione di essere paladini dell’ecologia e di conseguenza legittimati a qualunque comportamento.
Intendiamoci: io mi muovo sempre in bici, e sogno il “modello Amsterdam”, città in cui le auto sono bandite (o quasi) e gli spostamenti avvengono pressoché esclusivamente su due ruote. Ma in Olanda la bicicletta è una cultura. La viabilità è organizzata a misura di ciclista. E non capita di vedere – come ieri a Milano – una signora piombare in edicola in sella alla bici, comperare il giornale occupando tutto lo spazio sul marciapiedi, investire un pedone e protestare perché non le viene lasciata strada. Non capita di essere travolti da una bicicletta mettendo piede fuori dal portone di casa (successo anche questo), oppure di dover evitare mentre si guida ciclisti intenti a digitare messaggi sullo smartphone, in mezzo alla carreggiata.
È vero: ad Amsterdam le biciclette hanno sempre la precedenza. Ma solo se procedono sulle corsie a loro riservate. Regole chiare, insomma. Ora in Italia, con l’approvazione delle nuove norme del Codice della Strada, si rischia davvero di concedere alle due ruote una sorta di “patente di immunità”. E lo dico – ripeto – da ciclista praticante. Preoccupata del fatto che tutta la categoria alla fine venga demonizzata. Un po’ come è successo per i padroni dei cani, a forza di lasciare i marciapiedi sporchi.
Codice della Strada e biciclette: le nuove regole
Il testo delle modifiche al vigente Codice, approvato dal Senato lo scorso venerdì, è in attesa del voto della Camera. Il sì sembra scontato, e così il DL Semplificazioni verrà convertito in legge nei prossimi giorni. Ma cosa prevedono esattamente le nuove regole del Codice della Strada?
Come riporta il Sole 24 Ore, nel DL Semplificazioni è contenuto anche un “pacchetto biciclette” che prevede innanzi tutto l’introduzione della strada urbana ciclabile ad un’unica carreggiata, con banchine pavimentate e marciapiedi, con limite di velocità di 30 km/h, con priorità per le biciclette.
Viene poi inserito anche il doppio senso ciclabile sulle strade urbane in cui il limite di velocità è inferiore o uguale a 30 km/h. Qui le biciclette potranno circolare anche in senso opposto all’unico senso di tutti gli altri veicoli, lungo la corsia ciclabile che diventa così a doppio senso. Questa modifica alla circolazione può essere decisa indipendentemente dalla larghezza della carreggiata.
Le biciclette avranno la precedenza se viaggiano sulle strade urbane ciclabili o vi si immettono, anche da luogo non soggetto a pubblico passaggio. Ancora, è prevista la creazione di corsie bici-bus su strade larghe almeno 4,30 metri, purché senza presenza di binari tramviari a raso.
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Però se da una parte le nuove norme danno una spinta alla mobilità dolce, dall’altra rischiano di creare nuovi mostri. Parlo di quella categoria di ciclisti che – forte dell’impunità regalata un po’ dal Codice della Strada e un po’ dal compiacimento di aiutare l’ambiente – pensa che qualunque comportamento sia lecito.
Il bestiario è quanto mai ampio e variegato. C’è il ragazzino emulo di Valentino Rossi, che cavalca la bici come una moto e “piega” agli incroci dei marciapiedi; la signora con cestino guarnito di fiori in plastica, che procede zigzagando con leggiadria mentre parla al telefono; il rider che imbocca tutte le strade contromano, per risparmiare tempo; il vecchietto in bici da corsa, che passa con il semaforo rosso per non mettere i piedi giù dai pedali; la mamma che pedala con bimbo nel seggiolino e sacchi dell’Esselunga appesi al manubrio, e passa anche lei col semaforo rosso perché “se mi investono, ho sempre ragione io”; l’anziano che al semaforo invece si ferma, però si appoggia alla macchina di fianco per fare meno fatica a ripartire… L’elenco potrebbe continuare, e forse nei prossimi mesi pubblicheremo anche una gallery fotografica.
Nel frattempo cerchiamo – noi ciclisti – di dare una mano alla categoria. Promuovendo la buona educazione e il rispetto delle norme. Perché solo in questo modo diventeremo credibili e inattacabili.
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