Arrampicare in Sardegna in inverno può essere una scelta controcorrente. Ma nella stagione fredda questa regione regala una bellezza struggente e inaspettata. Oltre al fatto che ci si muove attraverso paesaggi silenziosi in quasi totale solitudine.
Avete mai pensato di trascorrere una vacanza invernale in una località marittima? Spesso si è portati a fare scelte che rispecchiano maggiormente l’idea di inverno, andando alla ricerca della neve. Questo invece è il racconto del mio Natale alternativo, passato tra roccia e mare nella bellissima Sardegna.
Con l’arrivo dell’inverno, infatti, la Sardegna si rivela agli occhi di chi la visita in un modo completamente inedito. Quando la folla si ritira e l’effervescenza della vita di mare si spegne, viene lasciato spazio alla bellezza inaspettata di paesaggi silenziosi, ad antiche tradizioni, alla ricchezza culturale che caratterizza l’isola.
La Sardegna è una palestra ideale per moltissime attività outdoor. Ma tra valli selvagge e pendii che sfiorano il cielo, la Sardegna in inverno diventa il luogo ideale soprattutto per gli amanti dell’arrampicata, anche grazie alle sue temperature miti. Così io e il mio compagno di cordata, appassionati di questa attività outdoor, abbiamo deciso di sperimentare la bellezza dell’arrampicata sarda insieme.
Sono partita per questa avventura il 27 dicembre, due giorni dopo Natale, lasciando il freddo e uggioso nord alla ricerca di un sole che potesse risollevarmi l’umore e scaldarmi le ossa. In compagnia di Fabio, con il quale ho già condiviso numerose esperienze tra le Alpi e le Dolomiti. Ma questa è stata davvero speciale. È stata una sorpresa per entrambi, qualcosa di totalmente inedito, tutto da scoprire.
Dal momento che per entrambi si trattava di una novità, nel mese precedente la partenza abbiamo studiato la cartina della zona che avremmo visitato e in cui avremmo alloggiato. Siamo partiti dal porto di Livorno per poi arrivare il mattino seguente ad Olbia dove, dopo un’abbondante colazione, ci siamo diretti verso Dorgali, cittadina in cui abbiamo soggiornato.
Dorgali è un piccolo Comune sardo in provincia di Nuoro, e fa parte del Parco del Gennargentu, famoso per l’omonima vetta e per il Golfo di Orosei.
Il paese è situato in una zona strategica per chi parte con l’idea di andare tutti i giorni a visitare una zona diversa. Noi, infatti, ci siamo trovati benissimo perché l’alloggio si trovava a una ventina di minuti da tutti gli spot in cui abbiamo arrampicato. Fatta eccezione per Cala Goloritzè, che si trova più a sud, presso il comune di Baunei.

Quest’area offre un’ampia diversità sia morfologica che orografica. Si passa da zone di mare e di costa, caratterizzate prevalentemente da spiagge sassose e bassi arbusti, a un entroterra selvaggio, ricco non solo di specie animali, ma anche vegetali: ginepri, ulivi e lecci creano un ecosistema variegato tutto da proteggere.
Durante questo viaggio abbiamo scoperto una cosa molto importante, che spesso nella frenesia delle intense giornate di città si dimentica: ossia l’importanza di mettersi in gioco, di buttarsi a capofitto nelle esperienze che ci propone la vita, di sperimentare il più possibile senza farsi mancare nulla.
Nella natura della Sardegna abbiamo riscoperto un nido, un rifugio, un luogo dove potersi sentire accolti e coccolati. Tutto mi è piaciuto: a partire dal tepore caldo di un sole invernale, che dava vita a tutto ciò che ci circondava e lo riempiva di colori; alla compattezza della roccia, su cui abbiamo passato la maggior parte delle nostre giornate. Ci siamo divertiti molto, anche nella solitudine e nella semplicità di questi luoghi in cui abbiamo incontrato solo persone con la nostra stessa passione per la montagna e la natura.
Gli ultimi giorni abbiamo salutato l’isola con le lacrime agli occhi, il cuore in gola e la promessa di tornare presto per altre avventure. Ma a parte le mie sensazioni, vorrei parlarvi in particolare di tre zone. Uniche e speciali nel loro genere, tanto da regalare a coloro che le visitano uno spaccato a 360 gradi sull’arrampicata sarda.
La Poltrona – Cala Gonone
Ritenuta dai locali una meta obbligatoria per coloro che amano la placca, questa è stata la prima falesia che abbiamo visitato. Il complesso roccioso prende il nome di Poltrona per la sua particolare morfologia. Infatti i vari settori della falesia (in tutto tre: destro, sinistro e centrale) si uniscono a formare i braccioli e lo schienale di quella che sembra proprio una poltrona.

La falesia ha tantissimi tiri con difficoltà diverse. Il primo settore ad esempio è “didattico”. Vi si trovano tiri lunghi ma alla portata anche dei meno esperti. Il secondo e il terzo settore invece sono più tecnici. La falesia presenta anche diverse multipitch.
La bellissima placca a goccia, caratteristica di questa falesia, fin dagli anni ’70 aveva suscitato la curiosità di numerosi arrampicatori italiani e stranieri. Ma è nel 1984 che la parete è diventata famosa: nell’anno in cui Heinz Mariacher, famoso arrampicatore austriaco, ha tracciato sul muro centrale una delle vie che ancora oggi resta la più bella e ripetuta. Così è nata Deutsche Wall, conosciuta allora come La Mariacher, una via di 170 metri di lunghezza, di difficoltà fino al 6b obbligatorio, completata nel 2005 dal più famoso arrampicatore sardo: Maurizio Oviglia.

Tra i tiri che io mi sento di consigliare c’è Hey Jude, un 5+ di 30 metri di lunghezza. Aperta nel 1988, la via si svolge su una bella placca grigia di ottimo calcare. La cosa che più mi è piaciuta di questo tiro, come anche di molti altri, è il bellissimo panorama che si conquista arrivati in sosta. Una vista incredibile che si apre su tutta Cala Gonone.
Abbiamo visitato La Poltrona il primo giorno che siamo arrivati sull’isola, nonostante avessimo passato tutta la notte precedente in nave. Il sole, la vista sulla costa e il grip della roccia ci hanno fatto scordare la stanchezza e ci hanno permesso di godere una splendida giornata.
Amelia – Cala Fuili
Il settore Amelia della falesia di Cala Fuili è il più azzeccato per coloro che amano scalare a picco sul mare o per chi vuole provarne il brivido e l’adrenalina. Non è subito facile da individuare. Arrivati sulla spiaggia, i rami e le chiome degli alberi proteggono il settore dallo sguardo distratto dei passanti e dei turisti, ma rendono ancora più divertente e avventurosa la ricerca per gli arrampicatori.
Questa piccola e raccolta falesia si espone direttamente sull’acqua cristallina della costa sarda. Oltre alla continua esposizione al sale e al vento, essendo rivolta verso sud prende il sole tutto il giorno, e la sua roccia rossastra si scalda rendendo il settore perfetto per l’inverno e le mezze stagioni.
La roccia è completamente diversa rispetto a quella della Poltrona. Sempre calcare, però il sale e il vento la levigano e la “ungono” rendendola meno “grippante”.

Il paesaggio è suggestivo, e il rumore del mare crea un’atmosfera pacifica che infonde serenità. Inoltre – cosa non da poco – il sole ci ha permesso di scalare il 30 dicembre in canottiera.
Tornati da questa giornata, continuavamo a pensare alla bellezza dei luoghi in cui avevamo trascorso tutta la mattinata e il pomeriggio. Non solo per i settori della falesia che abbiamo visitato, ma anche perché Cala Fuili è un luogo piacevole in cui trascorrere un po’ di tempo. Infatti questa piccola insenatura di sabbia e ciottoli, che resta isolata dalla spiaggia centrale di Cala Gonone, è un luogo tranquillo, punteggiato dai colori vividi e accesi della macchia mediterranea.
La falesia del Monte Bonacoa
Monte Bonacoa è un modesto complesso roccioso che svetta sulla bassa radura di macchia mediterranea che riveste il versante orientale del Monte Tului.
Non nasce come un sito di arrampicata. Per molto tempo, infatti, era frequentato solo per il suo paesaggio selvaggio, popolato da simpatiche caprette sarde. Forse è anche per questo che delle tre zone di cui sto scrivendo resta la meno nota e – ancora oggi – la meno frequentata.
La falesia si compone di più settori, che si dispongono lungo le quattro facciate del monte (nord, sud, est, ovest). Le pareti sono prevalentemente verticali, tranne il settore nord-ovest che presenta una bella placca appoggiata, in cui abbiamo passato quasi tutta la mattinata, per poi spostarci verso una parete più verticale e con monotiri di grado maggiore.

Monte Bonacoa è un luogo panoramico, una terrazza che si affaccia sulla costa di Cala Gonone da una parte, e sul Monte Tului dall’altra. Un luogo che resta incontaminato, nonostante si trovi ubicato tra due centri urbani.
Questa falesia, tra le tre di cui vi ho parlato, è stata la nostra preferita. Rispetto alle altre, ci ha messo di fronte a qualcosa di veramente diverso da ciò che siamo abituati a scalare. Siamo riusciti a goderci una splendida giornata nonostanteci fosse meno sole e più vento rispetto ai giorni precedenti. Rapiti da questo luogo quasi magico, incantato, abbiamo apprezzato tutti i tiri che abbiamo provato.

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