Domenica scorsa, nell’incredibile scenario del Rifugio Torino a Punta Hellbronner, si è svolta l’attesa presentazione italiana del libro Correre, vivere (Mulatero Editore), di Emelie Forsberg, fortissima ultrarunner e scialpinista, detentrice di vari record, nonché compagna di vita di Kilian Jornet.
Si preannunciava già come una presentazione all’insegna dell’edonismo più puro. Prima di tutto per lo scenario, il Rifugio Torino, il rifugio più alto sul Monte Bianco raggiungibile con l’avveniristica funivia Sky Way (o anche di corsa, come hanno fatto il giorno prima i partecipanti della gara Uyn Vertikal Courmayeur Mont Blanc, con il traguardo a Punta Hellbronner).
Proprio al Rifugio Torino è stata aperta la libreria più alta d’Europa, un punto Feltrinelli specializzato soprattutto sui libri di montagna. È qui che sarebbe stato presentato il libro di Emelie Forsberg, un libro che ha parecchio a che fare con la montagna…
E veniamo al secondo punto di edonismo: l’autrice del libro, Emelie. Anche se spesso viene annoverata soprattutto come compagna di Kilian, l’ormai mitico (trail runner? scialpinista? alpinista? detentore di record illustri di ascensione? Non si sa neppure più come definirlo questo talento delle alte quote…), Emelie vanta un curriculum sportivo e un palmares che non hanno nulla da invidiare al suo compagno.
Inoltre da qualche anno è diventata pure eco-imprenditrice, essendo co-fondatrice di Moonvalley, piccola azienda che ha sede nella sua fattoria norvegese e che produce barrette e integratori naturali per lo sport. Avere la possibilità di fare domande a Emelie, persona schiva per natura, era già motivo di piacere e curiosità.
Anche perché il libro (terzo e ultimo punto edonistico) già al primo sguardo appare come una chicca ben confezionata: copertina cartonata, pagine spesse dalla grammatura importante per accogliere le immagini mozzafiato che fanno da padrona al volume (tutte foto scattate da Kilian, che a questo punto potremmo definire – anche – fotografo!).

Emelie è arrivata come un’apparizione. Vestita come se avesse appena terminato un allenamento, con maglietta e calzoncini tecnici del suo sponsor, ha salutato la folla che era venuta ad assistere, si è seduta sullo sgabello a lei riservato con alle spalle tutta la catena del Bianco, un posto privilegiato per raccontare di sé, del suo libro e della sua filosofia.
Con un’invidiabile espressione serafica (pare quasi impossibile che a soli 32 anni si possa raggiungere una tale consapevolezza di sé, delle proprie scelte, del sentire se stessi, fino a diventare una vera e propria promotrice di uno stile di vita), Emelie ha risposto alle domande poste da Claudio Primavesi, suo editore italiano nonché moderatore dell’incontro.
E così pian piano sono emersi gli episodi salienti della sua vita e il suo modo di affrontare una quotidianità che fin da quando era piccina è stata caratterizzata dalla semplicità e dalla passione per lo sport. Dopo una parentesi nell’arrampicata, Emelie è approdata nel mondo del trail running, affascinata dall’idea di potersi spostare correndo da una parte all’altra delle montagne, inseguendo quell’idea di semplicità che voleva rendere sempre più sua.
Essendo una pianificatrice meticolosa, ha iniziato a informarsi sul mondo della corsa, suoi metodi di allenamento, sull’alimentazione. Ha iniziato a correre tutti i giorni, anche più volte al giorno finché i risultati non hanno tardato ad arrivare ed è entrata nel mondo del professionismo grazie al Team Salomon, che l’ha accolta a braccia aperte.

Dall’alto della sua ormai ampia esperienza ha raccontato che per lei le gare migliori sono quelle in cui si ascolta ed è in completa connessione con il suo corpo, seguendone il ritmo senza guardare le altre avversarie; che le ascensioni ‘light and fast’ (ovvero correndo fin sulla vetta delle cime più famose con materiale minimo, e ritorno) sono una vera e propria magia; che per lei il concetto di ‘coltivazione’ (nella sua fattoria in Norvegia coltiva direttamente frutta e verdura che mangia assieme alla sua famiglia) è il prosieguo della vita semplice che ha sempre cercato e, nello stesso tempo, rappresenta una metafora della vita stessa, in cui tutto (l’allenamento, le gare, gli affetti) deve essere annaffiato e curato quotidianamente; che, da brava pianificatrice, non ha mai fatto il passo più lungo della gamba e nella scelta delle gare ha sempre aumentato le distanze con criterio, per non infortunarsi (il concetto di infortunio salta fuori spesso durante la conversazione, forse perché Emelie è stata vittima della rottura del legamento crociato a causa di una banale caduta durante una gara di scialpinismo, incidente che le è costato parecchi mesi di fermo tra operazione e riabilitazione).
L’idea che ci si fa di Emelie una volta concluso l’incontro è di una specie di essere superiore e quasi atarassico, una specie di ‘macchina da guerra gentile’. Nel suo libro spiega anche, con una serie di foto, quali sono gli esercizi di rafforzamento che preferisce fare, quali le posizioni yoga per sciogliere il corpo, quali ricette sono in cima alla sua alimentazione (vegetariana, dopo il viaggio in India per diventare maestra di yoga).
Purtroppo, leggendo il libro, ci siamo accorti di alcune imprecisioni di traduzione ed errori di impaginazione che, per il prezzo di copertina (per altro giustificato dalla confezione della carta e dalle foto spettacolari), hanno lasciato un po’ di amaro in bocca. Peccato.
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