Il DPCM firmato la scorsa notte ha condannato le palestre alla chiusura. Almeno fino al 24 novembre. Però i centri commerciali restano aperti. La sicurezza a quanto pare è un’opinione.
Ci avevano dato il contentino per tenerci tranquilli, un po’ come si fa con i bambini: se fate i bravi, non sarete puniti. Le palestre avrebbero avuto una settimana di tempo per adeguarsi alle normative più rigide in fatto di sicurezza. In caso non lo avessero fatto, sarebbe stata decretata la chiusura.
La settimana è passata, e ieri notte è arrivato il colpo di mannaia. Chiuse palestre e piscine fino al prossimo 24 novembre. Almeno. Ma qualcuno si è premurato di controllare nel frattempo come si svolge l’attività in palestra e in piscina ai tempi del Coronavirus?
Io in palestra ci sono andata fino a due giorni fa. E mi sono sempre sentita sicura. Molto più che al supermercato, al ristorante o nell’ascensore di casa. Misurazione della temperatura obbligatoria all’ingresso, flaconi di disinfettante ovunque, prenotazione via App dei corsi (con numero contingentato di partecipanti), uso di mascherine sempre obbligatorio (tranne che durante l’attività sportiva). E poi: distanziamento sia in sala corsi che in spogliatoio. Bagno turco chiuso. Piscina con controllo accessi. Insomma, è stato fatto tutto il possibile.
Eppure in questo delirio che stiamo vivendo, pare che i buoni e i cattivi vengano designati come tali non in base ai loro comportamenti: ma in base a luoghi comuni senza il minimo fondamento. La supposta “promiscuità” delle palestre è stata messa alla pari con quella delle discoteche: chiuse le une e le altre. Però restano aperti i centri commerciali, che in quanto a distanziamento e assembramenti non brillano certo per virtù.
E adesso? Con l’inverno alle porte ci ritroveremo di nuovo chiusi in casa, costretti a rinunciare nuovamente a una parte fondamentale della nostra vita. Una parte che, tra l’altro, ci aiuta a mantenere il benessere fisico e l’equilibrio mentale.
Col nuovo DPCM chiudono le palestre. Andiamo tutti a fare shopping?
I bar e i ristoranti possono almeno restare aperti fino alle 18, compresa la domenica. Le palestre e le piscine devono proprio chiudere i battenti. I centri commerciali però sono stati graziati: come dire che in fondo fare attività fisica non è una necessità, ma fare shopping sì.
E qui c’è un’altra considerazione da fare. Perché questo DPCM va in una direzione davvero pericolosa. Insieme alle palestre e alle piscine, chiudono anche cinema e teatri. Tutto ciò che fa di noi “persone” a 360 gradi (il benessere psicofisico e la cultura in primis) è considerato meno importante di una pizza, un aperitivo con gli amici o un sabato pomeriggio tra le vetrine di un mall.
Già, perché qui non è nemmeno più in ballo soltanto il mero aspetto economico. Se è giusto non voler danneggiare bar, ristoranti e centri commerciali, bisognerebbe però anche avere a cuore anche le sorti di tutte le altre attività. Invece evidentemente si ragiona con due pesi e due misure.
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La mia sacca da palestra è dentro l’armadio, chiusa nel suo silenzio. Anche al cinema per un po’ non andrò più. Anche se l’ultima volta che ci sono stata, la settimana scorsa, in sala c’erano solo dieci persone. Tutte rigorosamente distanziate, entrate dopo il controllo della temperatura, e con la mascherina addosso per tutta la durata del film.
Del resto, cosa ci può aspettare da persone che impongono ai teatri il “numero chiuso” di 200 persone (questo naturalmente prima dell’ultimo DPCM), indipendentemente dalla capienza del locale?
Forse il problema vero è che queste persone, quelle che ci governano, preferiscono passare il loro tempo libero a fare shopping anzichè nuotare, ascoltare concerti o andare al cinema. O forse ritengono che sarebbe molto più facile governarci, se tutti noi avessimo come priorità il pranzo domenicale al ristorante e l’acquisto dell’iPhone12.
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