Questa volta vi proponiamo un trekking sulle montagne lecchesi, sui sentieri dei partigiani e seguendo i passi di Leonardo. Si parte da Somana e si arriva alla Gardata.
Le montagne lecchesi, con tutti i loro sentieri, nascondono delle vere chicche alla portata di tutti. Come l’escursione che da Somana raggiunge la Gardata, passando per la grotta dell’Acqua Bianca. Una bella camminata sui passi di Leonardo da Vinci e dei partigiani lombardi.
Ogni volta che cerco un itinerario tra i monti di Lecco, resto stupito sia dalla ricchezza dei sentieri presenti, che dalle loro storie e dagli eventi ad essi collegati. Così è stato anche per questa escursione che intreccia la storia della Resistenza Partigiana di Lecco con le osservazioni scientifiche di Leonardo da Vinci e la profonda fede religiosa che permea queste vallate.
Partenza vista lago dal paese di Somana
La nostra escursione compie un largo anello, in senso orario, che parte dalla piazza della chiesa del paese di Somana, frazione di Mandello del Lario (il paese della Moto Guzzi), con vista sul sottostante Lago di Como. Dalla piazza prendiamo la decisa salita con il segnavia n.15 per Santa Maria. L’itinerario passa tra le case del paese, fino a portarsi sul lato nord dell’abitato dove inizia una bella mulattiera in pietra, a gradoni.
Si tratta dell’inizio della Via Crucis che ci porterà fino alla Chiesa di Santa Maria sopra Olcio. Dopo il primo tratto che esce dal paese, iniziamo ad incontrare, una dopo l’altra, tutte le stazioni della Via Crucis, una ogni 100 passi circa. Nel fitto del bosco si aprono ampie finestre che regalano squarci panoramici su Abbadia Lariana e il lago di Como.
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A circa metà strada incrociamo la Cappella di Santa Preda, oltre la quale il sentiero, dopo un tratto pianeggiante, riprende a salire verso la Chiesa di Santa Maria sopra Olcio. Una ripida scalinata finale, che ci farà venire un bel fiatone, ci porta ai piedi della chiesa, posta in splendida posizione con vista sulla sottostante Valle Meria e Mandello del Lario.
Santa Maria sopra Olcio, la chiesa dei viandanti
Si tratta di una chiesa edificata intorno all’XI secolo, dedicata alla Vergine Maria. Fu costruita a protezione dei viandanti che dal lago si recavano in Valsassina. La via era tanto frequentata, che qui si trovava anche un maniscalco per ferrare i cavalli, come confermato da alcuni ritrovamenti di ferri di cavallo avvenuti nel 1913 presso il muro di cinta.
L’edificio religioso finì sotto la protezione papale nel 1145 e divenne successivamente un convento di frati benedettini. Chiuso nel 1441 per mancanza di monaci, ritornò ad essere abitato nel 1713 da un eremita che visse qui fino alla morte, eseguendo numerosi restauri della struttura divenuta nel tempo fatiscente. Uno dei suoi interventi fu il portico davanti alla chiesa. Ancora oggi l’edificio fa bella mostra di un campanile romanico ottimamente conservato.
Una piacevole camminata fino all’Alpe Era
Proseguendo sul nostro sentiero n. 15, alterniamo tratti pianeggianti ad altri più ripidi. Ci sono alcuni saliscendi da cui si scorge il sottostante orrido del Fiume Era, percorribile seguendo da Somana le indicazioni Via del Fiume (sentiero attrezzato di difficoltà EEA). Noi invece raggiungiamo in circa un’oretta di rilassante camminata l’Alpe Era, con la sua caratteristica chiesetta all’entrata dell’alpeggio.
L’alpe sorge su una bella conca dove si trovano una trentina di baite. Fino alla metà del secolo scorso, questo nucleo di case era abitato quasi tutto l’anno.
Durante il periodo della resistenza partigiana, l’Alpe era uno degli avamposti utilizzati per organizzare le varie offensive. Successivamente l’Alpe divenne molto frequentata dagli alpinisti, che vi passavano la notte prima di salire sulla vetta del Grignone. Per pernottare utilizzavano l’ex alberghetto oggi trasformato in abitazione privata.
Una salita impegnativa per arrivare fino alla Gardata
Da qui ci aspetta il tratto di salita più impegnativo: quello che ci porterà alla Gardata. Per proseguire il nostro itinerario, si deve prendere il sentiero sulla destra della chiesa e, al successivo incrocio, quello che si stacca sulla destra fino ad arrivare al successivo alpeggio.
Da qui si segue il segnavia n. 18 che, dopo un tratto pianeggiante e superata una casa in mezzo al bosco, attraversa l’alveo di un torrente e inizia a risalire il versante montuoso con una traccia decisamente ripida e faticosa.
Dopo un traverso in saliscendi con tratti scoscesi, raggiungiamo un altro bivio da cui seguiamo la ripida salita finale che ci porta sul panoramico pratone della Gardata.
La località è posta lungo il costone dello Zucco di Pissavacca ed è caratterizzata da una bella pineta che circonda una casa a due piani che ebbe un ruolo notevole durante la seconda guerra mondiale. Il suo nome potrebbe derivare da “cargata”, ovvero luogo dove si caricavano la legna e il carbone da trasportare a valle, oppure da “guardata”, sinonimo di luogo panoramico.
L’edificio fu sede di uno dei più importanti comandi partigiani. Qui trovarono rifugio, dopo l’armistizio, alcuni disertori e chi non volle unirsi all’esercito repubblichino, soldati stranieri, partigiani per motivi politici e scappati di casa. La Gardata insieme al Rifugio Elisa e all’alpeggio di Era formava una linea di presidio e controllo del territorio. Questi luoghi subirono un pesante intervento di rastrellamento nel ’44, quando tedeschi e fascisti diedero fuoco a tutti i comandi partigiani presenti in valle.
Inizia la discesa: prima tappa la Grotta dell’Acqua Bianca
Per rientrare a Somana dalla Gardata, prendiamo il sentiero sulla destra che scende deciso verso valle. Appena sotto, ci troviamo all’incrocio per il Rifugio Elisa. Non prendiamo questa strada, ma seguiamo il sentiero che inizia a scendere con numerosi tornanti. Si tratta di una bella e ampia mulattiera che scende verso il fondovalle, con numerose finestre panoramiche, e che raggiunge la grotta dell’Acqua Bianca o Ferriera.
La grotta è nota fin dai tempi di Leonardo da Vinci, che la cita nel suo Codice Atlantico: “…ma la maggiore è quella di Mandello, la quale à nella sua basa una busa di verso il lago, la quale va sotto 200 scalini e qui d’ogni tempo è diaccio e vento”.
La grotta, di origine carsica e scavata nel Calcare di Esino, appare come una caverna formata da un unico ambiente molto vasto, ed è percorsa da un ruscello che si disperde nelle fratture del basamento. Il nome Ferriera ricorda che qui, un tempo, venivano estratti idrossidi di ferro.
I 200 gradini della mulattiera di Leonardo
Dopo una visita alla grotta (sempre aperta, ma attenzione al fondo scivoloso), prendiamo la mulattiera in discesa percorrendo i 200 gradini citati da Leonardo, fino a raggiungere il Ponte in Ferro. Qui possiamo ammirare l’opera realizzata nel tempo dal torrente Val Mala, che ha scavato una stupenda forra con cascate, scivoli e marmitte dei giganti.
Oltrepassato il ponte, seguiamo l’ampia e comoda forestale che porta a Rongio fino a raggiungere l’arrivo di una teleferica per calare la legna, posto sulla nostra sinistra. Qui prendiamo il sentiero a destra (attenzione perché il segnale è poco visibile) che ci porta fino al fiume.
Grazie al ponticello, risaliamo la sponda opposta. Dopo un’ultima breve risalita, incontreremo un bivio dove, proseguendo verso sinistra, ritorneremo al punto di partenza (indicazione Somana).
Note tecniche
Punto di Partenza: Somana, 350 metri
Quota massima: Gardata, 1.042 metri
Dislivello: 750 metri circa
Tempo: 5 ore A/R
Difficoltà: E (escursionistico)
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