In Svizzera in bicicletta alla scoperta di panorami decisamente diversi da quelli a cui siamo abituati. È il Percorso dell’Altopiano, dove la blogger Monica Nanetti (secelhofattaio.it) ha pedalato insieme al comico Giovanni.
Pochi giorni a disposizione ma tantissima voglia di partire per un viaggio in bicicletta: come al solito, la scelta della destinazione e dell’itinerario diventa un fattore critico. Tanto più quando – come nel piccolo gruppetto formato da me, Annita e Giovanni (sì, “quel” Giovanni, stavolta senza Aldo né Giacomo…) – si intrecciano una sostanziosa quantità di richieste, esigenze e interessi: un posto comodo e pratico da raggiungere; una destinazione “inedita” e diversa dai consueti percorsi attorno a Milano; dei panorami variati, immersi nella natura ma anche con belle città da visitare; un itinerario sicuro, su piste ciclabili e strade poco trafficate, con un po’ di salite ma senza dislivelli troppo faticosi… Insomma, mancava giusto qualche unicorno al pascolo per completare la lista dei desideri.

Beh, roba da non credersi: siamo riusciti a trovare il viaggio che faceva per noi. La scelta è caduta su uno dei grandi “Percorsi Nazionali” che attraversano la Svizzera in lungo e in largo: ce ne sono dieci, elencati e ben dettagliati sul sito del Turismo Svizzero, a cui si aggiungono una quantità di itinerari regionali e locali. La nostra scelta è caduta sul Percorso Nazionale n°5, altrimenti noto come “Percorso dell’Altopiano”: un itinerario di circa 380 chilometri, da est a ovest, che collega due tra i maggiori laghi elvetici: quello di Costanza (dove si trova Romanshorn, punto d’inizio della ciclovia) e quello di Ginevra (con l’arrivo nella città di Losanna).
Scoprire un’altra Svizzera in bicicletta
Basta un’occhiata alla cartina per capire che ci si muove in una Svizzera meno conosciuta, rispetto alle tradizionali località turistiche. Ma questo non significa meno affascinante, tutt’altro: quella che abbiamo attraversato è soprattutto una Svizzera “rurale”, di campi ordinatamente coltivati e grandi fattorie dai giganteschi tetti inclinati, che arrivano quasi fino a terra e regalano anche a un semplice granaio l’aspetto imponente di una cattedrale.

E poi, laghi (oltre ai due già citati, si costeggia – spesso mantenendosi un po’alti rispetto alle sponde – anche i bellissimi laghi di Biel/Bienne e di Neuchâtel), vigneti, villaggi e cittadine storiche suggestive e perfettamente conservate. Come Baden, per esempio, o come il borgo medievale di Estavayer-le-lac, ma soprattutto come la splendida Solothurn (se la cercate su Googlemaps, chissà perché la trovate con il buffo nome italiano di Soletta): una vera sorpresa, un capolavoro barocco costellato di chiese, fontane, musei, ponti e contrafforti, affacciata sulle sponde del fiume Aare. Un birra e una buona cena nei tavolini di una piazzetta del centro cittadino sono un’esperienza che rimane come sintesi felice di un viaggio ben riuscito.
Una sosta al Museo Olimpico
Senza contare l’arrivo a Losanna, dove le cose da vedere sono tantissime e richiederebbero varie giornate: noi, come sempre con i tempi risicati, siamo comunque riusciti a farci un aperitivo al Flon (vivacissimo quartiere di locali di tendenza e di giovani, ricavato da un ex area industriale) e – anche per mantenere alto il tono sportivo del nostro tour – un giro al Museo Olimpico. Interessante, divertentissimo e pieno di curiosità e attrazioni interattive (il fatto poi di aver scoperto che Giovanni è il sosia del barone Pierre de Coubertin – l’ “inventore” delle Olimpiadi moderne – ha aggiunto una nota vagamente surreale a tutto l’insieme).

Insomma, dal punto di vista delle attrazioni turistiche si tratta di un itinerario davvero ricchissimo. Parlando poi del lato più strettamente “ciclistico”… anche in questo caso c’è solo da apprezzare e godersi la strada. Il tracciato si svolge interamente su ciclabili ben tenute e ben protette (con qualche tratto di sterrato poco impegnativo, ma che rende sconsigliabile l’uso delle bici da corsa) o su provinciali a bassissimo traffico dove, ad ogni buon conto, il ciclista è rispettato in modo assoluto. Ci sono, come è ovvio, alcuni tratti in salita, ma nessuno “strappo” particolarmente ostico, tanto da poter considerare il percorso come perfettamente adatto anche a famiglie con bambini.
Prendetevi una settimana di tempo
Se vi è venuta voglia di provare questa Svizzera “fuori dagli schemi”, solo tre brevi consigli pratici. Il primo, quello di non fare l’errore che abbiamo commesso noi “comprimendo” e accorpando le tappe: il sito ufficiale consiglia di percorrere l’itinerario in 7 giorni, con tappe di una sessantina di chilometri di lunghezza in media. Non vale la pena di fare sfoggio di atleticità pedalando per lunghezze maggiori, perché le cose da vedere e da apprezzare lungo la via sono talmente tante che si rischia altrimenti di non godersi tutto quello che il tracciato offre, da piccoli villaggi-gioiello persi nella campagna ai “self-service” di vendita di ciliegie, consistenti in una scala appoggiata all’albero (poi paghi lasciando i soldi in funzione di quello che hai raccolto/mangiato).

Secondo consiglio: una volta arrivati a Losanna, parcheggiate la bicicletta e usate i mezzi pubblici. Questo non perché Losanna non sia bike friendly come il resto della Svizzera: anche qui le ciclabili sono diffuse e rispettate; il fatto è che – anche se guardandone il panorama non si direbbe – la città è affacciata sul lago quasi a picco, e molte strade hanno pendenze spacca-gambe: una specie di Genova in formato elvetico, in cui la faticaccia è garantita. Tanto più che, se dormite in albergo, potete avere in omaggio la “Transport Card”, un biglietto di libera circolazione su tram e metro in centro città per la durata del vostro soggiorno.
Leggi anche: Tutti insieme appassionatamente sulla Via Francigena
Terzo e ultimo consiglio: se il vostro gestore telefonico non vi offre qualche tariffa interessante per la Svizzera (dove, come è noto, non c’è roaming) dotatevi anche di una buona cartina, o in alternativa di una scheda telefonica locale. Questo perché, curiosamente, le tracce gpx dell’itinerario non sono disponibili. In Svizzera esiste infatti un sistema onnicomprensivo (si chiama SvizzeraMobile) che mappa tutti i percorsi immaginabili: a piedi, in bici e sui pattini, d’estate e d’inverno.
Si tratta però di un sistema disponibile solo online, quindi per consultarlo bisogna essere connessi a internet. Non che sia un problema molto grave, intendiamoci: le segnalazioni sono di norma chiare, capillari e ben visibili, e rendono di fatto pressoché inutile ogni altra indicazione. Ci sono però alcuni punti (come all’uscita di Yverdon) dove la faccenda si fa un po’ più difficoltosa… senza contare i piccoli intoppi impossibili da prevedere. Come, nel nostro caso, nei pressi di Zurigo un enorme tir che copriva il segnale di svolta e che ha fatto sì che percorressimo in tondo una quindicina di chilometri prima di tornare al punto di partenza e renderci conto dell’errore. Ma anche questo è il bello del viaggiare: e perdersi, molte volte, è in realtà un modo per scoprire luoghi e paesaggi inaspettati.
© riproduzione riservata