È ora di sfatare un luogo comune. Passare intere giornate con i maschi a correre, pedalare e arrampicarsi, produce un solo risultato: essere considerate simili a loro. Però un po’ più imbranate.
Le amiche, guardando le foto delle gare, commentano quasi invidiose: «Tu sei sempre in mezzo ai maschi… beata te!». Ma la realtà è ben diversa.
È vero. Noi, donne che facciamo sport (sport “duro”, non quello per mammolette), siamo sempre in mezzo ai maschi. Ci alziamo alle 6 del mattino per correre nella neve, ci arrampichiamo in orienteering tra gli sterpi, facciamo 2000 metri di dislivello con gli skyrunner, galoppiamo nel fango durante i cross, arranchiamo nella sabbia del deserto. E vinciamo persino.
Vinciamo – diciamo la verità – perchè siamo in poche. Contiamo più sulla scarsa presenza delle nostre simili che sulle performance. Spesso basta arrivare in fondo per andare a podio.
Insomma, noi donne che facciamo sport siamo con i maschi in rapporto di una a dieci. Quando si parte per l’avventura (che spesso si protrae per un weekend o addirittura per qualche giorno), le loro mogli ci guardano sospettose. Immaginano relazioni clandestine sbocciate sull’onda della comune passione. E invece… Invece non funziona affatto così!
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Noi, donne che facciamo sport, per i maschi siamo compagne di “gioco”. Peggio: siamo considerate maschi in tutto e per tutto. Magari persino un po’ imbranati, perchè non riusciamo a tenere il loro stesso ritmo.
Se resti indietro durante una corsa a squadre, invece di aspettarti ti urlano di far girare le gambe. Se cadi in bicicletta, controllano per prima cosa che il mezzo sia ancora integro. Se sprofondi nella neve, ti guardano con compatimento e ti comunicano che ti aspetteranno al traguardo.
Noi, donne che facciamo sport, condividiamo con i maschi la tenda o la palestra in cui si passa la notte. Dormiamo uno accanto all’altro. A volte facciamo persino la doccia insieme. E tu, donna che fai sport, ti accorgi di essere davvero considerata un maschio quando – mentre ti spogli – il tuo vicino di branda è tutto infervorato a parlarti della classifica.
Noi, donne che facciamo sport, partecipiamo alle triviali chiacchierate tra maschi (per forza, in fondo siamo “una” di loro). Ogni tanto ci sorprendiamo addirittura a fare qualche commento un po’ spinto. Per un sussulto di femminilità, non ci mettiamo in lizza nelle gare di rutto libero. Ma (ahimè) prima di andare a dormire, capita di fare considerazioni su quali sono le scarpe che puzzano di più.
Noi, donne che facciamo sport (sport “duro”, non quello per mammolette), non abbiamo nulla a che vedere con le nostre amiche che corrono su strada. Noi non possiamo esibire calzamaglie attillate, occhiali da sole colorati, code di cavallo saltellanti, T-shirt “vedo-non-vedo”.
No. Noi se fa freddo abbiamo il berretto calcato in testa, la maglia tecnica, la giacca a vento, i guanti. Se fa caldo, il fango addensato addosso insieme al sudore. Nell’uno e nell’altro caso, lo zainetto in spalla. Ogni tanto, quando i maschi ci rivedono dopo la doccia, non ci riconoscono nemmeno. «Ma sei tu?».
Noi, donne che facciamo sport, ogni tanto ci illudiamo che i maschi ci apprezzino per la nostra tenacia, la nostra voglia di sfida, perchè siamo “toste” e perchè ci divertiamo a fare quello che anche a loro piace.
Noi, donne che facciamo sport, guardiamo con ammirazione i maschi che gareggiano con noi. «Questi sì che sono uomini veri!». Non come i nostri mariti/figli/amanti/amici, rimasti a casa a vedere la partita in tv.
Poi arriviamo al traguardo. Noi, donne che facciamo sport, ci troviamo faccia a faccia con le mogli/figlie/amanti/amiche dei maschi che abbiamo ammirato (e su cui magari abbiamo fatto anche un pensierino). Sono lì con le loro meches bionde, gli occhiali di Prada, la borsa Vuitton sotto il braccio.
In equilibrio precario sui tacchi, guardano l’orologio e recriminano: «È da un pezzo che ti aspetto!». Loro, i mariti/figli/amanti/amici, si giustificano: un crampo improvviso, la solita tendinite, la gomma della bici scoppiata…
Noi donne che facciamo sport, invece, non abbiamo bisogno di scuse. Perchè i nostri mariti/figli/amanti/amici sono rimasti a casa. Il gioco è finito. Saliamo sulla macchina (la nostra macchina) e partiamo sgasando. Già pregustando il momento in cui mostreremo alle amiche le foto della nostra gara. In fondo anche queste sono soddisfazioni…
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