Questa settimana vi portiamo a scoprire la zona dei Piani di Artavaggio, un pianoro che sovrasta le valli bergamasche e su cui si snodano bellissimi itinerari per il trekking.
Con l’arrivo della bella stagione è arrivato il momento di approfittare delle lunghe giornate e di allungare le nostre escursioni in montagna, iniziando ad affrontare percorsi più impegnativi, magari nell’ottica di prepararsi per un impegnativo trekking estivo.
La Valsassina, a circa un’ora di macchina da Milano, è un territorio che offre tantissime possibilità. Nonostante da anni la frequenti, ogni volta riesco a trovare un percorso nuovo, un luogo suggestivo o una meta particolare. Questa volta sono andato alla scoperta dei Piani di Artavaggio.
I Piani di Artavaggio sono un ampio e soleggiato pianoro erboso che si sviluppa tra i 1.600 e i 1.900 metri di quota, sopra l’abitato di Moggio, ai piedi del Monte Sodadura e della Cima di Piazzo. La località era molto nota e frequentata negli anni Sessanta, quando venne realizzata la funivia, tutt’ora funzionante, che collegava l’altopiano con Moggio, insieme a sette impianti di risalita che diedero vita a un comprensorio sciistico con circa 20 chilometri di piste.
Oltre agli impianti, furono inaugurati sull’altopiano numerosi rifugi e alberghi, la maggior parte ancora aperti. Purtroppo, a causa della forte diminuzione delle precipitazioni nevose, gli impianti sono stati man mano chiusi e smantellati. Oggi nella stagione invernale ai Piani di Artavaggio sono presenti solo quattro tapis roulant, ideali per i principianti. La località ha però saputo rinnovarsi e adeguarsi alle nuove condizioni, diventando un luogo molto frequentato tutto l’anno e dove, oltre agli sport invernali, è possibile praticare sport di montagna in ogni stagione: escursionismo, mountain bike, parapendio, trail running.
Ai Piani di Artavaggio seguendo il Sentiero del Vallone
I Piani di Artavaggio, come detto, si possono comodamente raggiungere con la funivia che parte da Moggio oppure seguendo uno dei numerosi sentieri che partono dal paese o da Culmine San Pietro (quest’ultimo ideale per le famiglie con bambini).
La nostra scelta è ricaduta sul sentiero 724, detto “del Vallone”, dal nome del torrente che lo costeggia. L’itinerario non presenta difficoltà tecniche particolari, anche se segnaliamo che in caso di pioggia può diventare molto scivoloso, specie in alcuni tratti.
Lasciata la macchina al parcheggio, troviamo subito le indicazioni per la nostra salita, avviandoci lungo una larga strada sterrata che passa tra tavoli da picnic, ben posizionati all’ombra e lungo la sponda del fiume Vallone, che nelle giornate particolarmente calde invita a un bagno rinfrescante nelle sue numerose pozze.
Da subito ci immergiamo in un bel bosco di faggi, fino a raggiungere la località Pe’ Gross (fontana) che superiamo seguendo il sentiero che prosegue nel bosco. Al successivo bivio, ignoriamo le indicazioni verso destra per il sentiero 726, e teniamo la sinistra, sempre sul sentiero 724 per il “Baitello del Vallone”.
Il sentiero sale decisamente, disegnando numerosi zig-zag, ma mai con pendenze esagerate, fino a raggiungere uno stupendo piano erboso. Al centro di questo, tra betulle e pini, troviamo il “Baitello del Vallone” (rifugio Casari Vecchio).
Un bel panorama sulle valli bergamasche
Seguendo le indicazioni, attraversiamo tutto il prato fino a quando il sentiero diventa più ripido e in pochi minuti sbuca ai Piani di Artavaggio, poco sotto il Rifugio Casari e il Rifugio Sassi Castelli. Seguendo il tapis roulant che incontriamo sulla nostra sinistra, raggiungiamo la sterrata che sale dal Culmine San Pietro e la seguiamo in salita, in direzione del Rifugio Nicola. Prima di iniziare la salita, facciamo una rinfrescante pausa presso la fontana che sorge davanti alla Chiesetta dei Piani di Artavaggio, dall’inconfondibile sagoma. Alle sue spalle si apre l’ampio panorama sulle sottostanti valli bergamasche.
Qui possiamo scegliere di salire più comodamente, seguendo l’ampia strada sterrata, oppure di tagliare lungo i prati per tracce di sentiero che, velocemente, ci portano al Rifugio Nicola, con il suo caratteristico tetto argenteo a punte. L’area del rifugio è dominata dalla vicina piramide del Sodadura, che sarà meta di una prossima gita.
Un veloce tratto in piano ci porta al successivo Rifugio Cazzaniga-Merlini. Superato il rifugio, seguiamo il sentiero che scende verso sinistra, nella bellissima e verdeggiante conca dove sorge la Malga Campelli. Da qui è possibile tornare a valle evitando il successivo tratto attrezzato del Sentiero degli Stradini (cartello con indicazione funivia).
Il fascino antico del Sentiero degli Stradini
Per chi vuole un pizzico di avventura in più, l’escursione prosegue risalendo alla Bocchetta del Faggio, dove inizia il sentiero vero e proprio. Il Sentiero degli Stradini è chiamato così perché un tempo era percorso dai lavoratori della Valsassina che andavano a costruire le strade nella Bergamasca, passando sotto le ripide e pericolose pareti verticali dello Zuccone Campelli. Data la sua esposizione, consiglio di evitare il traverso in caso di piogge o temporali.
Il sentiero è ben evidente perché è una lunga cengia in saliscendi che corre sotto i i fianchi dello Zucco di Pesciola, con alcuni tratti esposti e molto suggestivi dal punto di vista panoramico, dove non mancano alcuni tratti attrezzati con catene, gradini, e una breve scaletta per superare con sicurezza i tratti più aerei.
Superata la bocchetta, il sentiero presenta un primo tratto pianeggiante a cui seguono le prime corde fisse e qualche gradino in ferro che ci permettono di raggiungere l’ampia ed aerea cengia che ci porta in una prima valletta dove inizia il secondo tratto attrezzato. Al termine di questo tratto, il sentiero scende in un canalone attrezzato, oltre il quale risaliamo la costa dello Zucco, sempre con l’aiuto delle corde fisse e di una scaletta (tre gradini).
Da qui affrontiamo l’ultima risalita, sempre con l’aiuto di spezzoni di corda, superando l’ultimo spigolo, oltre il quale terminano le difficoltà tecniche del sentiero. Superato l’attacco della Ferrata CAI Barzio, il sentiero prosegue in saliscendi fino alla Bocchetta di Pesciola, dove inizia il nostro sentiero di discesa.
La lunga discesa verso valle
Dalla bocchetta, tenendo la sinistra, puntiamo direttamente alla sottostante Baita di Pesciola Alta. Il sentiero scende ripido, a zig zag, fino a portarsi al limitare del bosco dove, al primo bivio con indicazioni, seguiamo per le Baite di Faggio. Immersi in una stupenda faggeta, scendiamo lungo il vallone fino a raggiungere la fontanella posta in località La Piazza.
Arrivati nei pressi di un impluvio, non seguite le indicazioni per Moggio, ma prendete il tracciato in mezzo ai campi sulla sinistra che vi porta alla Baita Roncaiolo. Seguendo la strada sterrata posta sulla destra della baita, si ritorna velocemente in località Pe’ Gross e, rifacendo un tratto di sentiero del mattino, si raggiunge il parcheggio in località Torrente.
SCHEDA TECNICA
Partenza: Moggio, Loc. Torrente (873 m)
Punto più alto: Rifugio Nicola (1.870m slm)
Dislivello: 1.100 m circa
Tempo A/R: 6,00 – 6,30 ore
Difficoltà: E (escursionistico), EE per il Sentiero degli Stradini
Accesso: da Lecco salire a Ballabio con la SS36racc., proseguire per Maggio, Cassina Valsassina, Moggio, fino a raggiungere la stazione di partenza della funivia dei Piani di Artavaggio. Superarla e seguire via Rancilio in discesa fino alla prima curva verso destra dove, sulla parte opposta, troviamo un ampio posteggio e l’inizio del nostro sentiero.
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