A soli 17 anni, Flora Tabanelli ha vinto la Coppa del Mondo generale femminile di freestyle. Ma non si è fermata qui, e ora punta alle Olimpiadi del 2026.
Flora Tabanelli è nata a Bologna ed è cresciuta – sciisticamente parlando – sull’Appennino Tosco-Emiliano, nell’area del comprensorio di Corno alle Scale. Flora ha una sorella e un fratello maggiori, che prima di lei si sono trasferiti allo Ski College in Val di Fassa per studiare e allenarsi. Suo fratello Miro, due anni più grande di lei, è stato il primo italiano a vincere una competizione di Big Air in Coppa del Mondo, e lo scorso gennaio ha vinto nella stessa disciplina gli X-Games in contemporanea a Flora.
Per chi non lo sapesse, le discipline del freestyle sono tre, uguali per lo sci e lo snowboard: Slopstyle, Big Air e Half Pipe. Lo Slopstyle si svolge su un pendio con salti e ostacoli (ad esempio tubi) su cui gli atleti svolgono un programma di evoluzioni. Il Big Air è una gara di salti, in cui vengono raggiunte altezze oltre i 20 metri, e durante i quali gli atleti eseguono rotazioni che lasciano a bocca aperta. Questa è la disciplina più spettacolare, con gare anche di sera e in contesti urbani. Infine, l’Half-Pipe è una gara di evoluzioni lungo un gigantesco “mezzo-tubo” di neve. In tutte e tre le discipline la vittoria dipende dai voti di una giuria che valuta gli atleti in base a parametri di stile dell’esecuzione.
Nella passata stagione Flora Tabanelli, atleta del team Cober, aveva già mostrato cose molto più che promettenti. Seconda italiana di sempre a salire su un podio di Coppa del Mondo (la prima era stata Silvia Bertagna nel 2016) e vittoria nel Big Air al Mondiale Juniores.
Ma questo era solo l’antipasto per la stagione 2024/25, in cui la lista di successi è stata notevole. Oro nel Mondiale Juniores, sempre nel Big Air. Due vittorie in Coppa del Mondo nel Big Air. Prima italiana di sempre a vincere una tappa di Coppa del Mondo nello Slopestyle. Vittoria della Coppa del Mondo generale femminile di Freestyle, nella quale vengono sommati i punti ottenuti nelle tre discipline (anche se Flora non gareggia nell’Half-Pipe, ndr). E poi il “triplete” nel Big Air: X-Games, Coppa del Mondo e Mondiali.
– Cominciamo dall’attualità. È stata una stagione fantastica, la lista di successi è pazzesca. Ma su tutto c’è questo triplete nel Big Air: X- Games, Coppa del Mondo e Mondiali. Hanno tutti e tre lo stesso sapore o ce n’è uno che ti da più gusto?
Sono state tutte e tre importanti. Ma dovessi sceglierne una è quella agli X-Games. Per il nostro sport e per la comunità del freestyle sono veramente un grande evento, forse il più importante. Per me era già un’avventura arrivare in Colorado e un traguardo solo partecipare. Io sono andata con l’unico obiettivo di dare il mio meglio, per cui vincerli è stata una sorpresa. Anche se in realtà sono state tutte delle sorprese, è stato il bello di tutte e tre queste competizioni.

– Facciamo un passo indietro. Sei nata a Bologna ma ora vivi in Val di Fassa. Cosa è successo in mezzo?
I miei genitori gestiscono un rifugio in altitudine sull’Appennino, a Corno alle Scale (il Duca degli Abruzzi a 1787 metri di altitudine). Loro sono sciatori, mia sorella, mio fratello ed io siamo cresciuti lì, e abbiamo messo gli sci quando eravamo molto piccoli. Il rifugio è proprio sopra un comprensorio sciistico, per è sempre stato qualcosa che ha fatto parte della nostra vita. Io facevo snowboard cross, e anche mio fratello Miro faceva snowboard, ma di base aveva sempre sciato e gli è sempre piaciuto fare salti, anche se non aveva mai provato agonisticamente. Lui ha iniziato a fare freestyle in prima superiore, perciò ogni tanto mi portava a fare qualche salto. Era una cosa per divertimento, ci siamo anche costruiti un salto fuori casa per provare delle acrobazie.
– E quando è diventata un’attività agonistica?
Col trasferimento allo Ski College in Val di Fassa. La prima è stata mia sorella maggiore, che voleva fare il liceo artistico e continuare con lo sci. Poi è stato il turno di Miro, e alla fine anche io sono andata allo Ski College, sempre al liceo artistico. Lì a 13 anni ho iniziato a fare il circuito nazionale e poi di seguito sono arrivate tutte le altre gare.
– La tua stagione è stupefacente sotto molti aspetti. C’è il gesto atletico, che se non sei un addetto ai lavori fai fatica a seguire le rotazioni, per quanto basterebbe già l’altezza a fare paura. Poi il triplete nel Big Air, che non deve far dimenticare che hai vinto anche la generale di Coppa del Mondo e il mondiale juniores di Big Air. Praticamente tutto quello che c’era da vincere. Ma c’è anche il tema anagrafico: è normale vincere tutte queste cose già a 17 anni?
Il nostro è uno sport molto giovane, in cui c’è la partecipazione di ragazzi e ragazze anche in Coppa del Mondo, però non sotto i 16, 17 anni di età. Quindi sì, credo di essere tra le più giovani a partecipare e a vincere. Però il freestyle non è come lo sci alpino, in cui hai tante stagioni di carriera agonistica. Perché saltando prendi tanti colpi, e anche se non ti fai male comunque il corpo ne risente dopo un po’ di anni.

– Hai introdotto il tema delle cadute. Hai paura?
Io non mi sono mai fatta male seriamente. Se cado, le gambe e la schiena ne risentono, ma durante le gare siamo seguiti da un fisioterapista che ci aiuta molto. Può capitare che se prendi una botta forte, ti riposi un paio di giorni, mi è successo, ma mai un infortunio grave. Poi la paura a volte c’è quando devi scendere per provare un salto che non hai mai fatto prima. Ma in estate ci alleniamo su attrezzature con cui possiamo provare i trick atterrando su un gonfiabile. Così possiamo automatizzare il movimento in sicurezza e quindi la paura diminuisce. Poi ogni tanto è utile avere un po’ di timore, magari per riflettere su cosa stai facendo e non lanciarti troppo.
– Durante una gara di Big Air o di Slopestyle è tutto pianificato o c’è un elemento di improvvisazione?
È tutto pianificato perché so già quello che farò. Nello Slopestyle, durante il training prima della gara puoi provare le strutture e ovviamente devi mettere assieme le mosse che eseguirai. Però può capitare che se sbagli una struttura e invece di atterrare forward (in avanti) atterri in switch, quindi all’indietro, poi devi modificare quello che farai nelle strutture successive. Quindi può capitare di improvvisare ed è una cosa che comunque i giudici valutano positivamente.
– Quale salto è il tuo marchio di fabbrica, o quello che ti ha permesso di dominare nel Big Air?
Direi il nuovo trick che ho imparato proprio a settembre, a inizio stagione. È il left double cork 1440, dove 1440 vuol dire che in aria faccio quattro rotazioni orizzontali. Nel mio caso left, cioè in senso antiorario, perché io preferisco ruotare a sinistra. Contemporaneamente però faccio anche due backflip, cioè due rotazioni all’indietro.
– Per il freestyle usate materiali normali o sono specifici per la disciplina?
Gli sci da freestyle si differenziano principalmente per la doppia punta, dato che facciamo trick sia partendo in avanti che all’indietro. Hanno la particolarità di essere più leggeri e flessibili. Anche gli scarponi sono più morbidi. I bastoncini li uso più corti del normale dato che personalmente mi trovo meglio così. lo sono già abbastanza bassa (160 cm), per cui uso i Cober Big Air Black da 90 centimetri (sviluppati appositamente per le competizioni di Big Air e Slopestyle). Inizialmente avevo cominciato senza bastoncini, poi con il tempo li ho utilizzati sempre di più. Ora sono obbligatori in Coppa del Mondo e alle Olimpiadi, e questo mi sprona a usarli anche in allenamento.
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