Il 28 febbraio Gustav Thöni compie 70 anni. In questa intervista il grande campione di sci ricorda la sua prima vittoria, lo stesso giorno del lontano 1967, in cui festeggiava i 16 anni.
Un luogo e una data: Cortina, 28 febbraio. Per Gustav Thöni, indimenticato e grandissimo campione di sci, quest’anno il giorno del suo compleanno è più importante del solito. Un po’ perché è arrivato a quota 70, e un po’ perché lo stesso giorno del 1967 (quando di anni ne festeggiava 16) aveva vinto entrambi gli slalom studenteschi sulle piste di Cortina che oggi ospitano i Campionati del Mondo di Sci Alpino.
Un bell’esordio, per l’allora giovanissimo Gustav. In questa intervista ricorda l’emozione di quel giorno e ci parla di come sta affrontando oggi l’emergenza Coronavirus nel suo albergo di Trafoi, in Alto Adige.
– Quella volta a Cortina sei arrivato studente per ripartire campione…
Arrivare a Cortina per i Campionati Studenteschi 1967 non è stato coì semplice… In quel periodo ero in collegio a Merano, e ricordo di essermi alzato alle 5 per raggiungere a piedi la stazione, con due borsoni pieni di attrezzatura, scarponi compresi, e due paia di sci sulle spalle. Da qui in corriera a Bolzano, dove c’era il cambio per Cortina d’Ampezzo. Sino a quando ho gareggiato senza far parte di una rappresentativa, i trasferimenti per andare a sciare erano così. Ma nonostante la fatica, l’esperienza di Cortina ai Campionati Studenteschi nel 1967 è stato un bellissimo regalo per il mio sedicesimo compleanno. Ho vinto entrambe le gare: lo slalom speciale proprio il giorno del mio compleanno, e lo slalom gigante l’indomani. È stata anche l’occasione per mettermi sulle tracce del mio eroe d’infanzia, Toni Sailer, provando le piste che nel 1956 lo avevano reso una leggenda. Come l’Olympia delle Tofane e quella che oggi è la Drusciè A di Tofana – Freccia nel Cielo.

– Quest’anno festeggerai un traguardo importante… 70 anni!
Sembrano tanti, ma in realtà mi sento ancora giovane.
– Hai lasciato le gare e oggi sei albergatore. Com’è la situazione in questo periodo di pandemia?
Come albergatore, la situazione attuale è drammatica. Mia figlia maggiore Petra gestisce il nostro Hotel Bella Vista a Trafoi. L’albergo è chiuso da mesi e tutto è fermo. Economicamente parlando, è un disastro. Ma il Bella Vista è sopravvissuto sia alla prima che alla seconda Guerra Mondiale, sopravviveremo anche al Covid. La gente sente il bisogno di viaggiare e tornerà in montagna. Abbiamo una natura stupenda e un sacco di spazio aperto qui, cose che oggi sono fondamentali. Molti ospiti abituali hanno rimandato le loro vacanze al prossimo inverno. Nell’estate del 2020 abbiamo già dimostrato che la gestione di un hotel col rispetto delle regole funziona benissimo anche in tempi di Covid. Dobbiamo tutti quanti imparare a conviverci.
– Tu sei già stato vaccinato?
No… ma adesso con i mei 70 anni anch’io faccio parte del gruppo a rischio. Penso sia molto importante che a breve termine un vasto numero di persone si faccia vaccinare. Lo ritengo un dovere civico, e l’unico modo per uscire da questa crisi.

– Hai sciato quest’inverno?
Quest’anno è stata la prima volta nella mia vita che non ho sciato a Natale. Abbiamo una neve da sogno, ma gli impianti di risalita sono chiusi, è molto triste. Di solito vado regolarmente a sciare con i nostri ospiti, quest’anno mi sono preso un paio di sci da alpinismo, salgo con le pelli e poi scendo. Mi ricorda la mia infanzia… anche allora andavamo a sciare senza skilift.
Gustav Thöni compie 70 anni e ci racconta del suo passato
– Hai avuto degli eroi da bambino?
Mio padre Georg, che è stato il mio primo maestro. Era uno sciatore stilisticamente perfetto, ha anche vinto più volte nei campionati Balilla. Successivamente il mio eroe sugli sci è diventato Toni Sailer. Aveva vinto tre medaglie d’oro a Cortina nel 1956, tenevo il suo libro sotto il cuscino e studiavo tutte le foto. Non avrei mai pensato che da ragazzo avrei seguito le sue orme sulla pista Tofana a Cortina…
– E di rivali ne hai avuti tanti?
Più che rivali erano concorrenti. Solo per citarne qualcuno potrei dire Ingemar Stenmark, Franz Klammer, Bernhard Russi. Ma soprattutto campioni della Squadra Nazionale: Piero Gros, Tino Pietrogiovanna, Helmut Schmalzl, Erwin Stricker, Paolo De Chiesa… Questa competizione interna era però alla base del successo per la mitica “Valanga Azzurra”. Oggi siamo tutti amici e siamo felici quando ci incontriamo.

– Se guardi indietro: quali sono stati i tuoi più grandi successi e quali le più forti emozioni?
Tra i successi più belli ci sono certamente le quattro Coppe del Mondo. Ma anche l’oro olimpico a Sapporo nel 1972 è qualcosa di molto speciale… naturalmente anche i Campionati del Mondo a St. Moritz nel 1974, dove ho vinto l’oro due volte. Nello slalom dopo la prima manche ero solo ottavo, poi ho fatto una gara da sogno. Poi l’indimenticabile Slalom parallelo in Val Gardena nel 1975. Ma ho anche bellissimi ricordi e soddisfazioni da allenatore di Alberto Tomba, è stato un periodo molto emozionante.
– Cosa ha significato per te lo sci?
Lo sci è la mia vita. Grazie a questo sport ho potuto condurre una vita straordinaria. Lo sci è stata la chiave che mi ha aperto – quando ero un timido ragazzino di Trafoi – l’intero mondo.
– Farai una festa per i tuoi 70 anni il prossimo 28 febbraio?
Le grandi celebrazioni non hanno mai fatto per me. Da questo punto di vista, il periodo attuale non incide molto sulle mie abitudini. Festeggerò con la mia famiglia, che ormai è molto numerosa. Mia moglie Ingrid ed io eravamo figli unici, ma abbiamo avuto tre figlie ed una “valanga” di ben 11 nipoti che hanno un’età compresa tra i 3 e i 18 anni.
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