Il monte Zoncolan, in Friuli, è divenuto noto tra gli appassionati di ciclismo con il soprannome di “Kaiser”, in quanto la strada che vi sale è estremamente impegnativa da affrontare in bicicletta. Caratteristiche della salita di Ovaro sono le ripide pendenze e i pochi tornanti, intervallati da lunghi rettilinei con pendenze spesso superiori al 15%. Simone Temperato, alias “Magico Tempe”, è arrivato in cima due volte (l’ultima alla fine di agosto) con una mountain bike particolare: senza una ruota e senza forcella. Un’impresa straordinaria. Che racconta a Action Magazine.
La storia dello Zoncolan per me è iniziata in realtà ancora nel 2007, quando per la prima volta era stato deciso dagli organizzatori del Giro d’Italia di far passare un tappa della corsa rosa proprio dal versante di Ovaro, ovvero da quel versante che è stato “marchiato” volutamente come la salita più dura d’Europa. Fin da subito la notizia andò su tutti i giornali, tanto che per i mesi precedenti all’inizio del Giro tutti ne parlavano. In me, sempre alla ricerca di nuove sfide al limite dell’impossibile, la notizia di questo durissimo versante suscitò fin da subito un grande interesse. Tanto che nel marzo dello stesso anno decisi di tentare di scalarlo con la bici da corsa impennata.
Facendo poi delle ricerche in internet, mi accorsi che il 30 aprile c’era in programma una ciclo-scalata amatoriale con partenza da Tolmezzo e con arrivo sulla cima del monte per l’inaugurazione del Monumento allo Scalatore. Quale migliore occasione per fare l’impresa? Chiamai il responsabile della manifestazione e gli chiesi se era possibile una mia performance in impennata. Prima ovviamente del loro passaggio, senza quindi essere di ingombro e senza recare disturbo ai ciclisti che partecipavano alla manifestazione.
Fin da subito trovai consenso. Tanto che, con l’aiuto di uno sponsor, organizzammo l’impresa in maniera precisa e dettagliata. Il 30 aprile, ore 09.30, arriviamo assieme al mio gruppo di fedeli compagni di ventura a Ovaro. Ci cambiamo e ci prepariamo alla Grande Sfida. L’orario della mia partenza è stato fissato dagli organizzatori per le 10.30. Arrivano anche un camper per supporto logistico, e un’ambulanza fatta venire appositamente da Bassano del Grappa. Oltre a due auto con un cineoperatore e un giornalista.
Durante il riscaldamento, due amici salgono con la propria bici in perlustrazione, e si accorgono che a circa 2.5 km dalla partenza c’è una sbarra che blocca il passaggio. Chiamiamo gli organizzatori per chiedere informazioni. Nessuno risponde al telefono. Lo sponsor chiede ai vigili di Ovaro: nessuna risposta, nessuno sa niente! La tensione è altissima e ovviamente il nervosismo aumenta sempre di più. Decidiamo di partire comunque e, quando arriviamo alla sbarra, le bici prosegono mentre le macchine devono tornare indietro e salire dall’altro versante, quello da Sutrio, e attendere il nostro arrivo.
Fu una scalata molto particolare. Il tempo di attesa ci aveva reso tutti molto nervosi e il clima non era dei più belli, ma comunque siamo riusciti a portare a termine l’impresa in un tempo di 1 ora e 18 minuti. Ero consapevole di aver fatto una cosa incredibile. Ma la fatica e la difficoltà sono state pesanti. Era la prima volta che vedevo quella salita, non l’avevo mai provata, e se sono arrivato in cima lo devo solo alla mia determinazione.
I giorni successivi mandai un comunicato a varie testate giornalistiche, siti, e riviste del settore. Ma nessuno considerò l’impresa. Nessuno pubblicò l’articolo. Perchè? Lo scoprii in seguito: la notizia non doveva essere pubblicata prima del Giro d’Italia. Nessuno doveva sapere che un ciclista era riuscito a scalare il “Mostro” – così lo chiamano da quelle parti – con una bici da corsa impennata. Altrimenti si sarebbe sminuita quella salita che era considerata “la più dura d’Europa”.
Adesso, a distanza di 4 anni, dopo imprese ciclistiche sempre più difficili ed estreme, mi sono preso la mia rivincita. Ho deciso lo scorso agosto di ritornare a sfidare “Kaiser Zoncolan”. Questa volta però in salita e discesa, con mountain bike senza ruota e forcella. Il 25 agosto scorso, sempre accompagnato dai miei amici e compagni di ventura, sono riuscito nell’impresa.
Non è stato facile affrontare la salita con il caldo è l’afa di quei giorni. L’ultima prova – fatta una settimana prima sul passo Giovo – mi aveva dato buoni segnali, ma lì le pendenze non sono neanche da paragonare a quelle dello Zoncolan. I primi chilometri sono stati quelli più critici, tanto che alcuni amici che mi seguivano hanno mollato a causa del troppo caldo. Sicuramente la concentrazione e la determinazione che avevo mi hanno aiutato a superare questa grande difficoltà e, tornante dopo tornante, sono riuscito a raggiungere il traguardo finale abbassando il mio precedente record di scalata di oltre 2 minuti.
La discesa è stata senza dubbio perfetta. Non avrei mai pensato di fare un tempo così basso. Merito anche degli amici del M.T.Team, che hanno reso possibile tutto ciò. Solo in un tornante ho avuto un attimo di indecisione: quando improvvisamente ho sbandato prima a destra e poi a sinistra, e sono stato costretto a compiere una manovra incredibile per recuperare l’equilibrio e proseguire la corsa senza sbagliare. Questa per me è sicuramente una grande impresa, forse la più estrema e difficile di quelle compiute fino ad oggi.
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