Le barriere coralline, una delle prime forme viventi del nostro pianeta, stanno scomparendo. Un documentario di National Geographic ne ripercorre l’evoluzione. Su Sky il 25 dicembre.
Le barriere coralline sono oggi sull’orlo dell’estinzione. Tra i più antichi esseri viventi del nostro pianeta, rappresentano il polmone invisibile che vive sotto la superficie dei mari. La loro scomparsa costituirebbe un danno irreparabile per il pianeta e per tutti gli esseri viventi.
Proprio per questo Il Segreto degli Oceani, documentario prodotto da Formasette, in co-produzione con Fox Networks Group Italia, per conto di National Geographic, vuole essere un atto di denuncia sullo stato delle barriere coralline nel mondo, minacciate dall’uomo e dai cambiamenti climatici.
A guidare gli spettatori, in un affascinante viaggio nel tempo e nei continenti alla scoperta delle barriere coralline antiche e odierne, sono il geologo e paleontologo italiano Federico Fanti, l’ingegnere robotico Grace Young e la biologa Vanessa Lovenburg.
Il documentario è stato girato in tre location diverse: l’isola di Monserrat, situata nelle Piccole Antille nel mar dei Caraibi, la Tanzania e le Dolomiti, un arcipelago fossile costituito da imponenti barriere coralline.
In onda il giorno di Natale
Il Segreto degli Oceani ha richiesto cinque mesi di lavorazione ed è stato prodotto per National Geographic, che lo distribuirà sui suoi network internazionali. Il documentario è già stato selezionato dal MIA (Mercato Internazionale Audiovisivo) di Roma tra i migliori progetti del 2019 nella sezione “Doc it better”.
Aqua Lung, azienda leader internazionale di articoli per la subacquea, fondata nel 1942 da Jacques Yves Cousteau ed Emile Gagnan, ha sostenuto questo progetto che promuove la salvaguardia degli Oceani e dell’ecosistema marino.
La première mondiale si è svolta il 17 dicembre 2019 a Bolzano. Il docufilm sarà in onda in Italia sul canale di National Geographic (Sky, 403) il 25 dicembre alle ore 20:55. Abbiamo parlato con Gottardo Giatti, executive producer di Formasette, e ci siamo fatti raccontare qualcosa del film.

– Cosa vi ha ispirato per la realizzazione del documentario?
“In molti conoscono l’importanza delle foreste per l’equilibro dell’atmosfera terrestre. Ma in pochi sanno che le barriere coralline rappresentano il più grande organismo vivente del pianeta, contribuiscono a rendere l’atmosfera respirabile da miliardi di anni accumulando enormi quantità di CO2. Le barriere coralline immerse ed emerse formano più di un quarto del pianeta. Sono il secondo polmone della Terra. Questo era il messaggio che volevamo portare agli spettatori di National Geographic… e penso che ci siamo riusciti!”.
– Tra le location filmate, ci sono le Dolomiti, punto cardine nello sviluppo del documentario. Puoi spiegarci qualcosa di più?
“Le Dolomiti, barriera corallina fossile, sono la chiave per comprendere l’evoluzione delle barriere coralline e scongiurare la loro estinzione. Un laboratorio a cielo aperto per vedere come nasce, cresce e muore una barriera corallina senza l’intervento dell’uomo. Un modello di paragone per capire lo stato di salute di tutte le barriere coralline. Il viaggio e studio nelle Dolomiti è stato fondamentale per comprendere come la barriera corallina scoperta in Tanzania, sconosciuta all’uomo, sia cresciuta in condizioni estreme e come proteggerla.”
– Qual è stata la parte più difficile da girare?
“Abbiamo filmato in tre differenti continenti e in contesti naturalistici assolutamente impegnativi per realizzare delle riprese: sotto la superficie del mare e a 3000 msl in cima alle vette dolomitiche. Abbiamo dovuto quindi creare un team capace di operare in contesti così diversi ed estremi. Ma la vera sfida sono state le riprese subacquee, soprattutto nelle acque torbide e limacciose al largo della costa del Saadani National Park in Tanzania.”
Qual è il messaggio che volete lasciare a chi guarderà il documentario?
“Il Segreto degli Oceani pone l’uomo come partecipante attivo alla distruzione o alla salvezza di questo pianeta. Un viaggio che porta lo spettatore dal profondo degli Oceani alle più alte vette dolomitiche per catturare e scoprire il respiro del pianeta. Un respiro ormai esile, un respiro che ha bisogno di un momento di pausa e silenzio per essere compreso.”
© riproduzione riservata