Aspettando di poter uscire di casa, cominciamo a programmare (e sognare) qualche uscita in bicicletta. Per esempio una giornata lungo il corso del fiume Toce, che nasce in Val Formazza e sfocia nel lago Maggiore.
Durante questo periodo di quarantena stiamo sperimentando un difficile stop forzato. Per il bene comune ci è stata sottratta la più basilare delle libertà, quella di uscire di casa. Proviamo allora a viaggiare con l’immaginazione, progettando le uscite che faremo quando ci lasceremo alle spalle questo periodo. Ecco allora qualche spunto da cui ripartire.
Per secoli i fiumi sono state le autostrade fra le nazioni, hanno trasportato merci e persone, permesso la nascita di civiltà e la crescita dell’industria.
Le abitudini sono cambiate, ora vi sono altri mezzi di trasporto a svolgere quel lavoro. Ma loro restano li, immobili nel loro incedere apparentemente lento e placido, ma poderoso. I fiumi sono ancora oggi elementi da temere e da visitare con curiosità.
Il Toce scorre dalla Val Formazza al lago Maggiore
Incominciamo questo viaggio dal fiume Toce, che nasce dai ghiacciai dell’alta Val Formazza per discendere impetuoso fino alla piana di Domodossola, la città famosa per essere stata la capitale della prima Repubblica, liberata durante la guerra di resistenza e oggi un importante centro di scambio con la vicina Svizzera.
Il Toce in questa piana si placa, il suo incedere si fa più lento e potente. Ed è da qui che decidiamo di partire per questa passeggiata in sua compagnia. A tratti le nostre strade si divideranno, il sentiero ci porterà a esplorare zone interne, dove la presenza del fiume verrà solo percepita. Ma assieme arriveremo fino al termine del suo viaggio, salutandolo quando si unirà alle acque del lago Maggiore.
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Rispetto alle lunghe salite o alle eccitanti discese, pedalare lungo i fiumi regala esperienze ed emozioni differenti. Si può scegliere più facilmente il ritmo con cui procedere, avendo anche la possibilità di condividere quest’esperienza con persone meno allenate di noi.
Il territorio regala al visitatore pace e tranquillità, la mente si sgombra ricaricandosi di energie positive. Il dedalo di strade che attraversa questa piana può regalare sorprese e angoli bucolici: la stalla, la piccola casetta che un pensionato ha costruito con materiali di recupero per raccogliere gli attrezzi del suo orto, i mucchi di stallatico che i contadini hanno raccolto per nutrire il terreno… sono solo alcune delle immagini che si trovano durante questo viaggio.
Un diverso modo di pedalare
Le emozioni tipiche della mountain bike, come i single track di alta montagna, oppure le discese tipiche delle vette alpine, qui restano solo sullo sfondo; impresse su quelle montagne che fanno da scenografia a questo viaggio.
Ciò non significa che non sia possibile ricercare le sensazioni di velocità e adrenalina. Gambe permettendo, è possibile viaggiare veloci su queste strade bianche rese sconnesse dalle ruote dei trattori, oppure ci si può lanciare nei single track che spesso costeggiano il fiume e scoprire che non sono così semplici da affrontare ad alte velocità.
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Mi sono soffermato a lungo nella descrizione generale, cercando di descrivere quelle che sono in realtà situazioni o sensazioni tipiche di molti fiumi. Ma ogni terra ha le sue particolarità, che la rendono unica e per questo meritevole di essere visitata.
Il Toce è un fiume circondato da alte montagne, una corona che lo accompagna fin quasi alla fine del suo viaggio. Nasce dall’alta Formazza, una terra che spero di potervi raccontare quest’estate. Un mondo sospeso, che per chi ha amato la saga de Il signore degli anelli si trasforma nel set perfetto per immaginare le cavalcate dei suoi protagonisti.
Ghiacciai si alternano ad altipiani e pascoli che superano i 2000 metri di altitudine, che regalano formaggi prelibati. È da queste terre che parte l’avventura del Toce, con un salto di 200 metri in una scenografia che lascia sempre a bocca aperta.

La bellezza selvaggia della Val Grande
Ma ci sarà tempo e modo di mostrarvi questo piccolo paradiso, ora torniamo invece al nostro fiume. Come dicevamo, è circondato da alte montagne, che sono anche le roccaforti esterne di una terra, la Val Grande, unica nel suo genere, in quanto area wilderness più ampia d’Europa.
Ogni pedalata e ogni movimento dell’ansa del fiume, scopre valli e scorci sempre differenti. Ad un certo punto si apre alla nostra destra la valle che porta al Monte Rosa, con la sua parete est dal sapore himalayano e alcuni trail che meritano di essere raccontati.
Più avanti è il castello visconteo di Vogogna, con la rocca che lo sovrasta. Irrinunciabile una deviazione per visitare il piccolo borgo medioevale. Proseguendo, le montagne restano austere. Ripidi pendi regalano sentieri e avventure per pochi, ma che valgono la fatica.

Giungiamo alle porte di Ornavasso, dove ci accoglie il forte di Bara, per gli amici “i Fortini”, un a salita costante, realizzata all’interno delle fortificazioni di quella che viene denominata Linea Cadorna. Un’ascesa amata da molti biker, e che potremmo tranquillamente inserire come deviazione del nostro viaggio.
Da qui il panorama cambia. Il serpente di acqua che ci ha accompagnato si mostra in tutta la sua forma, le valli e le pianure che abbiamo attraversato ci appaiono con una prospettiva differente. Una salita di 15 minuti circa, poi una lunga strada a mezza costa e una breve discesa che ci riporta sulla retta via, per continuare il viaggio del nostro fiume.
Questo possiamo definirlo lo spartiacque del nostro percorso. Dda qui lo scenario si apre, i pendii i si addolciscono e ci accompagnano alla foce, dove le acque prima impetuose si congiungonoo a quelle placide del lago Maggiore con le sue isole, i parchi botanici e l’eleganza aristocratica delle sue ville. Termina così il nostro viaggio, ma questo è solo un arrivederci. Sono molte le terre da scoprire e i luoghi da visitare che vi racconterò nei prossimi articoli.
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