“Se ne è andata una gamba, ma non la voglia di vivere ogni giorno la mia vita, al massimo delle mie possibilità”. In queste parole, che fanno venire un po’ la pelle d’oca, sta tutta la grandezza di Andrea Devicenzi, cremonese, che all’età di 17 anni a causa di un incidente motociclistico si è visto amputare una gamba. Da allora ci ha messo di mezzo una famiglia e una serie di imprese sportive da lasciare a bocca aperta: non solo varie granfondo di ciclismo, ma anche una Parigi-Brest-Parigi e un raid in autosufficienza sulla strada carrozzabile più alta del mondo, in India: 700 km che lo hanno portato a quota 5.600 metri. Un record per un atleta amputato.
Lo scorso 25 luglio, Devicenzi è partito per un’altra impresa, questa volta in Perù: 1.200 km in Mtb da Lima a Cusco e 4 giorni di trekking con le stampelle. Obiettivo: raggiungere Machu Picchu in solitaria. «Mi sono preparato duramente, il panorama che osserverò mi aiuterà a superare la fatica»
Coprire una distanza del genere, a oltre 2.000 metri di altitudine, da soli, con il superamento di vette che raggiungono i 4.000 metri di altezza, sarebbe un’impresa eccezionale anche per un atleta normodotato. Ma la grande forza di Andrea è proprio quella di non considerarsi “meno abile” di altri. Nel 2010, insieme al parmigiano Stefano Mattioli, ha appunto raggiunto in India la vetta del Kardlung La. Adesso, a distanza di sei anni, si è rimesso in viaggio. Questa volta da solo.
Destinazione Machu Picchu, la città leggendaria degli Inca. Una meta significativa, ma che non sminuisce affatto l’importanza del percorso che dovrà seguire per raggiungerla. La tabella di marcia prevede 8 giorni per percorrerere in mountain bike 1.200 km della “Panamericana sud”, la strada che costeggia la costa del Pacifico, attraversando paesaggi mozzafiato tra dune di sabbia e montagne. Giunto a Cusco, inizierà il trekking attraverso le montagne, seguendo l’antico cammino percorso dagli Inca più di mezzo millennio fa. Un sentiero fatto di pietre, scale e gallerie attraverso strade che portano dalla gola del fiume Urubamba (a 2350 mt) alle cime della Ande (a 4200 mt).
Un percorso sicuramente difficile e impegnativo, che per Andrea sarà reso ancora più estremo dalla sua condizione. Il trekking lo vedrà impegnato in una scalata con l’ausilio delle stampelle, salendo in un solo giorno 1.600 metri di dislivello. A parte l’allenamento fisico, molto importante è stato per Andrea anche quello mentale. “Prima di partire per l’India, nel 2010, non conoscevo l’importanza di vivere il nostro traguardo ancora prima di raggiungerlo – racconta -. Ora, grazie al percorso di crescita personale e agli strumenti appresi per diventare Mental Coach, sono consapevole di quanto sia importante visualizzare ciò che vorremo realizzare e raggiungere. Nel corso di tutti questi mesi, centinaia di volte, mentre leggevo, guardavo filmati o mentre mi allenavo, visualizzavo ed immaginavo di essere su quelle strade, immaginando, nel modo più reale possibile, di esserci. In questi anni ho potenziato questa tecnica ed utilizzandola spesso ha accresciuto di molto le mie aspettative. Mi godrò ogni metro, perché son convinto che ad ogni curva ci sia qualcosa di particolare e meraviglioso ad aspettarmi”.
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