Una cosa è certa: nelle Marche non si sbaglia mai. Tra natura, arte, escursioni e buona tavola, questa regione offre davvero il massimo. A prezzi calmierati.
Dove si va quest’estate in vacanza? Il dito scorre sulla cartina geografica dell’Italia e si ferma sulle Marche. Già, con il Covid-19 non c’è da scherzare e quest’anno è meglio optare per una meta domestica. Nelle Marche non sono mai stata, e mi sembra l’occasione buona per colmare la lacuna. E allora via, si parte. Prenotando all’ultimo momento un paio di agriturismi scelti abbastanza a caso, e contando di improvvisare tutto il resto.
Dieci giorni sono volati, e nel mixer è entrato di tutto: dai panorami che hanno ispirato i quadri di Raffaello alle escursioni tra boschi e fiumi; dalle camminate chilometriche sulla spiaggia a quelle tra i vicoli dei borghi medievali; dalle padellate di cozze nei chiringuitos in riva al mare, alle cene a lume di candela sotto la luna. Di tutto, di più. E con un rapporto qualità/prezzo a cinque stelle.
E allora, ecco qualche consiglio per chi vuole programmare una vacanza nelle Marche per concludere l’estate (ma anche l’autunno è una meraviglia da quelle parti).
Fossombrone, l’ombelico del mondo per una vacanza nelle Marche
Uno dei punti d’appoggio migliori per cominciare a esplorare la regione è la cittadina di Fossombrone. Si trova a una ventina di chilometri da Urbino, e vicinissima ad altri imperdibili borghi (come Cagli, Arcevia, Corinaldo), oltre che a un tiro di schioppo dalla Gola del Furlo, una sorta di canyon che il fiume Candigliano ha scavato nella roccia e che oggi è una spettacolare riserva naturale.

Fossombrone è salita più volte agli onori della cronaca per via del suo carcere di massima sicurezza (da cui per altro riuscirono a evadere senza troppi problemi nell’87 il brigatista rosso Giuseppe Di Cecco e il boss della malavita Felice Maniero, che stavano rinchiusi nella stessa cella). Ma gli abitanti della città si curano poco del carcere – a parte quelli che ci lavorano – e fanno spallucce quando gli si pongono domande sull’argomento.
La gente di Fossombrone preferisce che della città si apprezzino le belle vie del centro su cui affacciano palazzi rinascimentali, le chiese barocche e soprattutto il Ponte della Concordia che attraversa il fiume Metauro (nella foto di apertura). Un ponte settecentesco, ricostruito nel dopoguerra perché le truppe tedesche lo avevano fatto saltare. La sua peculiarità è che il profilo a dorso d’asino, specchiandosi nell’acqua verde del fiume, disegna un cerchio perfetto.

Dormire e mangiare a Fossombrone
Se decidete di scegliere Fossombrone come punto d’appoggio per un primo assaggio di Marche, l’agriturismo Le Cannelle può fare al caso vostro. Un casale immerso nel verde, a circa sei chilometri dal centro del paese, tra i profumi della lavanda. Gli unici rumori che si sentono sono il frinire delle cicale e qualche belato di pecora. Alessia e suo marito Andrea, che gestiscono la struttura, ne hanno fatto un buen retiro per gli amanti della pace e della vita eco-sostenibile.
La prima colazione è un rito irrinunciabile: Alessia porta in tavola pane appena sfornato, formaggi freschi, yogurt biologico, torte fatte in casa, focacce ancora calde, frutti di bosco (“i nostri frutti di bosco”), biscotti e marmellate.

Già, perché nelle Marche non si mangia solo bene. Si mangia anche bio. Un’abitudine che ormai è entrata nel Dna della gente. Del resto proprio qui vicino – a Isola del Piano – era nato Gino Girolomoni, il “contadino di Dio”. Fondatore del brand Alce Nero, esportò in tutto il mondo – insieme ai suoi prodotti naturali – gli ideali di un’agricoltura etica e rispettosa della Terra.
Il bello, da queste parti, è che il cibo non è concepito solo per riempirsi la pancia. Ma è una sorta di atto d’amore. Chiedetelo a Luca Zanchetti, che sul sito della sua Osteria Zanchetti scrive di voler “rendere felici le persone”. E non è un modo di dire. I suoi mini-cappelletti chiusi a mano regalano momenti di pura estasi.
Un trekking alternativo su e giù per i vicoli dei borghi medievali
Per chi ama camminare, le Marche offrono la possibilità di macinare chilometri non solo nella natura: ma anche scarpinando su e giù per i vicoli e le scalinate dei suoi borghi medievali. Da Fossombrone in poco tempo si raggiunge Urbino, la perla della regione, con il Palazzo Ducale che è una sorta di città nella città. Da tenere presente: il Comune ha approntato un vero e proprio itinerario di trekking urbano , con relativa segnaletica, che tocca i punti più interessanti della città.

A Corinaldo, invece, l’itinerario di trekking urbano più suggestivo è quello che corre lungo le antiche mura che ancora cingono il paese. Percorrendole si incrociano le guardiole che un tempo ospitavano le sentinelle. Una volta decaduta la funzione difensiva, queste sono state trasformate in case e botteghe. L’ultima ad essere abitata è stata quella della Lisippetta, un’anziana donna che ha vissuto lì dentro fino agli anni ’60 del secolo scorso. In pochi metri quadrati, tutto il suo mondo: un letto, un camino, la latrina. Che ancora si vedono attraverso il vetro della porta.
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Poi il borgo di Cagli, che con abili operazioni di marketing turistico è riuscito a fondere armonicamente antico e moderno. Tra le tante bellissime chiese, da non perdere San Domenico con la sua Cappella Tiranni affrescata da Giovanni Santi, padre di Raffaello; e quella di San Bartolomeo, un cammeo barocco interamente rivestito di legno intagliato e dipinto.

Nel Torrione, costruito alla fine del ‘400 per volere di Federico da Montefeltro, sono ospitate opere site specific di artisti contemporanei del calibro di Jannis Kounellis, Salvatore Scarpitta, Ernesto Porcari. Si respira avanguardia, e poi per un’immersione nella storia ci si incammina lungo il cunicolo sotterraneo che collegava un tempo il Torrione alla Rocca.
Nel Teatro Comunale, un gioiello inaugurato nel 1878, suonano le note di un pianoforte a coda. Il direttore, Sandro Pascucci, è passato di lì dopo il caffè. E nella calda mattinata di agosto, si concede un intermezzo musicale nella platea che il Covid-19 ha liberato dalle poltrone. E’ lui a suggerire: “Andate ad Arcevia”.
Un borgo medievale circondato da nove castelli che sono a loro volta minuscoli borghi fortificati, ancora cinti dalle antiche mura. Da ognuno lo sguardo si affaccia sulle colline che si perdono all’infinito. Nove castelli tutti simili e sempre differenti. Da scoprire dopo avere fatto conoscenza con Arcevia e i suoi tesori. Primo tra tutti la Collegiata di Medardo, con i polittici di Luca Signorelli e la spettacolare pala d’altare in ceramica dei Della Robbia.

Trekking a filo d’acqua nella Gola del Furlo
E quando ci si stanca di camminare tra antiche pietre, basta prendere una qualsiasi delle strade bianche che si perdono tra le colline. Una vera e propria escursione naturalistica è invece quella nella Gola del Furlo. Il fiume Candigliano con le sue acque verdi si insinua tra le pareti di roccia, in un ambiente che regala suggestivi scorci panoramici.
Nella riserva si snoda una rete di sentieri lunga una cinquantina di chilometri, che si inerpica sulle pareti del monte Pietralata e del monte Paganuccio (su cui nidificano le aquile reali). Ma per un approccio “soft”, si consiglia di lasciare l’auto al primo parcheggio e di addentrarsi a piedi nella gola lungo la strada asfaltata che conduce all’unico punto in cui è consentito fare il bagno: una piacevole radura che però in agosto è super-affollata.
Una spiaggia lunga 14 chilometri
Poi, naturalmente, c’è il mare. Il posto migliore per mettere insieme le esigenze di chi non riesce a stare fermo e di chi preferisce passare la giornata su una sdraio, è senza dubbio Senigallia. Che con la sua spiaggia lunga ben 14 chilometri consente di camminare per ore. Offrendo anche qualche attrattiva dal punto di vista culturale: come la Rotonda a mare, costruita negli anni ’30 su palafitte che si allungano nell’acqua. Tra gli anni ’50 e ’60, passavano di qui cantanti famosi e personaggi del jet-set.

E siccome anche la gola vuole la sua parte, dopo essersi messi la coscienza in pace con tre ore di camminata sulla spiaggia e qualche nuotata, non resta che sedersi ai tavoli di un chiringuito. In quello dei bagni 83, gestito da Luigi e da suo figlio Lollo, conviene prenotare. Perché le padellate di cozze fresche vanno via come il pane, insieme agli spaghetti con le vongole e agli spiedini di seppie.
Senigallia però non è solo mare e cozze, e merita davvero una lunga sosta. Per andare alla scoperta della città vecchia, del suo porto con i caratteristici trabucchi (antiche macchine da pesca con reti appoggiate su palafitte), e magari anche dei suoi ristoranti stellati. La Madonnina del Pescatore di Moreno Cedroni (due stelle) e soprattutto Uliassi, che con le sue meritatissime tre stelle è uno dei migliori indirizzi in Italia.
“E’ anche merito loro, se qui nella zona si mangia bene praticamente dappertutto. Hanno fatto scuola”, dice Sabrina Cecchini, che nel centro di Senigallia lavorava nel ristorante aperto dal papà, l’Hostaria La Posta. Dopo che lui si è ammalato, Sabrina ha chiuso il locale e ha aperto un agriturismo a un paio di chilometri dalla città: l’Arca di Noè. Ad aiutarla la sorella Michela; in cucina mamma Oretta e il nipote Nicolas.

Si può restare un po’ spaesati, quando si arriva in questo agriturismo che mette insieme strutture in muratura, verande, recinti per animali, casette di legno per gli attrezzi, pezzi di arredamento di design e seggiole di recupero. Ma lo spirito che lo anima è davvero unico, la pulizia impeccabile e la cucina da dieci e lode (mamma Oretta, tanto per dirne una, ha vinto un premio per il suo baccalà mantecato con tartufo). Unico alert: attenti al pitone. Pare ce ne sia uno di tre metri che sonnecchia in una teca. Del resto sull’Arca di Noè aveva trovato posto anche lui…
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