Attraversata da una rete di sentieri ricavati dalle antiche mulattiere, l’Isola del Giglio è un paradiso del trekking. Con percorsi panoramici di tutti i livelli, affacciati sul blu del mare e immersi nei profumi della macchia mediterranea.
Anche quest’anno, le nostre vacanze saranno tutte italiane. E in fondo questo è l’unico “regalo” che ci ha fatto il Covid: permetterci di riscoprire il nostro bellissimo Paese.
Vi abbiamo parlato qualche giorno fa del territorio di Alghero, in Sardegna. Adesso è la volta di un’altra isola che merita davvero di essere scoperta (o ri-scoperta): il Giglio. Tanto più che recentemente la Pro Loco si è data molto da fare per ripristinare le antiche mulattiere che venivano un tempo percorse dai pastori e dai contadini con le loro bestie. Trasformandole in una rete di sentieri ben segnalati e ben manutenuti che attraversano il territorio in lungo e in largo. E fanno dell’Isola del Giglio un paradiso del trekking affacciato tra il cielo e il mare.
Una settimana per scoprire l’Isola del Giglio, paradiso del trekking
Per conoscere da vicino questo paradiso e poter percorrere alcuni di questi sentieri (ce ne sono di tutti i livelli, da quelli più semplici ad altri con tracciati e dislivelli più impegnativi), l’ideale è trascorrere sull’isola una settimana di vacanza. Per coloro che preferiscono tenersi a distanza di sicurezza da altre persone, ci sono davvero numerose opportunità per affitti estivi al Giglio a buon prezzo e che garantiscono indipendenza nella gestione degli spazi e del proprio tempo durante i giorni di vacanza.

Sono circa una trentina i percorsi di trekking che attraversano l’Isola del Giglio. Un tempo gli abitanti si spostavano da una parte all’altra del territorio utilizzando proprio queste vie di comunicazione, lungo le quali si trovano infatti ancora oggi tracce della vita che si svolgeva nella zona interna dell’isola: forni, abbeveratoi per gli animali e palmenti.
Questi ultimi sono vasche – spesso scavate nella roccia – in cui veniva messo a fermentare il mosto. Hanno un’origine antichissima: si dice venissero utilizzati già dagli Etruschi. Una curiosità: il nome palmeto indica anche le macine dei mulini che frantumavano le olive e il grano. In genere i mulini utilizzavano una o due macine. Di qui l’espressione “mangiare a quattro palmenti” per indicare l’eccessiva ingordigia.
Con lo zaino in spalla fino alle spiagge più nascoste
Camminando lungo i sentieri dell’Isola del Giglio, insomma, si fanno incontri ravvicinati con tracce della storia più antica. Tracce che grazie all’attività della Pro Loco sono state liberate dall’abbraccio della vegetazione e dai viluppi di radici che ne mettevano a rischio la struttura, e sono quindi di nuovo visibili.

Con lo zaino in spalla, poi, è possibile arrivare in spiagge e calette altrimenti raggiungibili soltanto via mare. Chi si sposta in automobile, infatti, può utilizzare soltanto le strade asfaltate (in particolare la provinciale che collega Giglio Porto a Campese). Ma molti accessi al mare restano in questo modo inaccessibili.
Partire con l’attrezzatura giusta
Camminare lungo i sentieri dell’Isola del Giglio è davvero un’esperienza unica. Perché il territorio è ancora incontaminato, e i percorsi si snodano tra i profumi della macchia mediterranea, regalando scorci panoramici affacciati sul blu del mare.
Unica avvertenza: meglio non improvvisare. Prima di partire, è bene informarsi sulle difficoltà del percorso e sulla lunghezza. Indispensabile indossare buone scarpe da trekking, e infilare nello zaino qualcosa da mangiare e soprattutto una capiente borraccia di acqua. Infatti non si trovano lungo la strada fonti e punti di ristoro.
Da tenere presente anche che in alcuni punti dell’isola (soprattutto nella parte occidentale) è possibile avere difficoltà con la ricezione del segnale del cellullare.

Tra faraglioni e antiche miniere
I percorsi di trekking (alcuni fattibili anche con la mountain bike) sono una trentina. Qui ne segnaliamo un paio tra più caratteristici. Il primo è quello del sentiero numero 16, che in circa mezz’ora conduce da Campese a una delle spiagge più belle dell’isola: Cala dell’Allume, dove si trovano tra l’altro i resti di una vecchia miniera (l’Isola del Giglio è stata a lungo sfruttata per l’attività estrattiva del ferro).
L’altro percorso, un po’ più impegnativo, è quello lungo sei chilometri che porta a Punta del Capel Rosso (sentiero 28a). Un bellissimo luogo isolato dove concedersi un bagno all’ombra del celebre faro a righe bianche e rosse.
© riproduzione riservata