La nostra Giusy Parisi ci racconta un’altra delle sue esperienze outdoor: un trekking in Umbria per ammirare la fioritura di Castelluccio di Norcia, patria delle lenticchie.
Si avvicina l’estate, e dopo altri mesi di reclusione cosa c’è di meglio che ritrovare il contatto con la natura? Natura che, si sa, riesce a creare spettacoli a cui l’uomo non può far altro che assistere quasi con riverenza. Vi avevo già raccontato della mia due-giorni nei boschi della Calabria. Quello che vi voglio proporre adesso è la fioritura di Castelluccio di Norcia. Un evento che si verifica tra la fine di giugno e la prima metà di luglio.
Io ci ero andata lo scorso anno, quando le maglie del lockdown si erano allentate. E vi racconto questa mia avventura, perché potrebbe essere un’idea anche per voi per un’evasione dalla routine e un tuffo nella natura. Ovviamente la mia esperienza è stata un po’ particolare. Un po’ perché sono non vedente, e un po’ perché avevo scelto una formula “survival”. Ma ognuno può optare per la modalità che preferisce.
Un gruppo di amici per condividere l’avventura
La fioritura di Castelluccio di Norcia richiama gente da ogni dove, e anche il nostro gruppo era molto eterogeneo: io arrivavo da Milano; Angelo e Gianfranco (istruttori della scuola Calabria Survival e organizzatori dell’escursione) dalla Calabria; una famiglia di amici dalla Sicilia; e altri tre amici da Roma.
Ci siamo ritrovati tutti a Norcia, e l’inizio del trekking era fissato per la mattina di sabato 4 luglio. Ma il tempo incerto e contrattempi di alcuni componenti del gruppo hanno fatto slittare la partenza alla sera.
Durante la mattinata di sabato, abbiamo fatto visita a Giuseppe di Sibilliniadventures, che fra le varie attività che svolge, è un abile falconiere. Abbiamo potuto ammirare i suoi rapaci, oltre a tanti altri animali, e ho potuto per la prima volta accarezzare una morbidissima barbagianni e una maestosa femmina di gufo reale. Dopo questa indimenticabile esperienza abbiamo fatto un giro in città, ancora purtroppo semidistrutta dal terremoto di qualche anno fa.
La fioritura di Castelluccio di Norcia… inizia in una grotta!
Nel tardo pomeriggio, una volta riunito tutto il gruppo, iniziamo la nostra avventura. La prima tappa è stata la piccola grotta in cui abbiamo dormito qualche ora. Dal punto in cui abbiamo lasciato le macchine, non molto lontano dalla città di Norcia, ci siamo incamminati per raggiungere il nostro “rifugio”.
In teoria la distanza sarebbe stata di appena 1,5 km. In pratica credo sia stato un bel po’ di più, forse anche a causa della “ruggine da lockdown” che iniziava davvero a preoccuparmi, visto l’affaticamento per appena 300 metri di dislivello.
Arrivati alla grotta, in serata inoltrata, abbiamo iniziato a sistemarci per poter mangiare qualcosa. A me l’onore dell’accensione del fuoco, che dopo qualche tentativo sono riuscita ad avviare. Abbiamo divorato di tutto: dalle razioni K (cibo in scatola in dotazione ai militari in guerra, che comprendeva pasta, carne, snack per colazione e spuntini…) a barrette di vario tipo. Per concludere con una tisana.
A dire la verità per qualche istante, mentre si susseguivano i vari cibi in scatola, riscaldati sul fuoco all’interno della gavetta, sono tornata con la mente all’ottima cena della sera precedente in agriturismo, desiderando di poter rimangiare quegli ottimi piatti e provando un po’ di compassione per i militari costretti a cibarsi di quella roba durante le missioni. Ma l’atmosfera che si era creata, unita al mio lato avventuriero, mi hanno presto fatto abbandonare quei pensieri.
Qualche minuto per tirare fuori stuoini e sacchi a pelo, sistemarci all’interno della grotta tutti in fila, e ci siamo messi a dormire, sapendo che avremmo potuto sonnecchiare solo per qualche ora prima di ripartire intorno alle 5, per non ritrovarci a dover faticare sotto al sole cocente.
Una distesa di fiori dai mille colori
Il mattino sveglia, recupero delle nostre cose e… partenza! Devo dire che avevo sottovalutato il dislivello che avremmo affrontato, e la mancanza di allenamento si è davvero fatta sentire tanto.
Prima sosta lunga vicino a un fontanile, dove abbiamo fatto colazione. La “botta” energetica è arrivata grazie a una bevanda con dentro caffè, latte condensato e ginseng. Ripartiamo, salendo attraversando faggete, sentieri in mezzo alle ginestre, rovi… Intorno alle 11 riusciamo a svalicare per poi scendere sull’altro versante e dirigerci verso Castelluccio.
Abbiamo percorso in totale un dislivello di circa 1.000 metri. Dal valico in poi la strada è stata decisamente più facile, e in poco tempo abbiamo raggiunto la meta, da cui si potevano ammirare in tutto il loro splendore le colorate distese di fiori.
Da non vedente non posso descrivervi i colori, posso però provare a descrivervi alcune forme dei fiori che ho toccato: alcuni erano tondeggianti e lisci, altri allungati e affusolati fino ad appuntirsi, altri ancora tondeggianti e pieni di stretti e tozzi petali…
Dopo qualche minuto in contemplazione, abbiamo raggiunto quello che probabilmente è l’unico bar del piccolo paese, strabordante di persone, per riposare e rifocillarci.
Era giunto il momento di tornare alle macchine, a qualche chilometro di distanza. Causa stanchezza e traffico, la strada sembrava interminabile. Non lasciatevi però scoraggiare dalla questione traffico: questa è sicuramente un’esperienza da vivere e che rifarei assolutamente. Anche se non posso apprezzare la varietà di colori dei campi fioriti di genzianelle, narcisi, violette, papaveri, ranuncoli, asfodeli, trifogli, acetoselle.
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