In basso i caruggi e il mare. In alto le colline sferzate dalla tramontana e punteggiate dalle antiche roccaforti che proteggevano la città. Le collega uno scenografico percorso che a ogni curva offre panorami diversi.
Bastano dieci minuti per cambiare completamente scenografia. E non si tratta di quinte teatrali. Anche se lo spettacolo è garantito e il palcoscenico grandioso. Dieci minuti sono quelli che occorrono, in auto o con la funicolare, per salire dal cuore di Genova e raggiungere il Righi. Si lascia l’intrico di caruggi del centro storico, e si sbuca su una sorta di balcone affacciato sul golfo.
Il Righi è il parco divertimenti dei genovesi: ci vanno a correre, a pedalare in bicicletta, a passeggiare, a flirtare. Ci sbarcano gli scout per le loro gite domenicali, e i vecchietti salgono in Vespa per trovarsi a bere un bicchiere di bianco all’Ostaia do Richetto. Da lassù si abbraccia con lo sguardo tutta la città. E nelle giornate limpide si riesce a vedere persino la Corsica. Si potrebbero passare ore sul piazzale davanti alla stazione a monte della funicolare a godersi il panorama. Ma sarebbe un peccato, perché in realtà il Righi è anche il punto di partenza di una delle più belle escursioni della Liguria: il giro dei Forti.

Un’opera militare spettacolare
Nel ‘600, su queste colline che separano la Val Bisagno e la Val Polcevera, furono eretti a protezione della città poderosi muraglioni (le Mura Nuove) destinati a creare – con i forti e le torri di guardia già esistenti – una struttura militare formidabile. Sebbene dalla città non siano nemmeno visibili, le Mura sono un’opera colossale: la più lunga cintura difensiva in Europa e la seconda al mondo dopo la Grande Muraglia cinese.
Dal 2008, con l’istituzione del Parco delle Mura, tutta la zona è tutelata, ma sono possibili diverse escursioni al suo interno. Quella che vi proponiamo dura circa cinque ore e tocca cinque forti. Un’avvertenza: portate con voi acqua e generi di conforto, perché solo all’inizio e alla fine del percorso si trovano punti di ristoro. E non dimenticate una giacca a vento.

Il panorama? Da Portofino alle prime propaggini dell’Appennino
Se siete saliti al Righi con la funicolare da largo Zecca, prendete la direzione delle Mura e lasciatevi sulla destra il piccolo Osservatorio Astronomico. Subito dopo ci si trova a un bivio: infilatevi sulla destra in via del Peralto, una strada asfaltata che sale tutta a curve in un rado bosco. Il grande muraglione che vi troverete a costeggiare, nascosto dalla vegetazione, è il fianco del Forte Castellaccio.
Bisogna occhieggiare tra gli alberi per individuare la sagoma di questa imponente costruzione. L’unica parte ben visibile è l’ottocentesca Torre della Specola, dove si eseguivano un tempo le sentenze capitali. A un certo punto la strada passa sotto le mura del Forte, dove si trovava il posto di guardia a ridosso della strada. E proprio qui, dal 1890, è aperta la famosa Ostaia do Richetto: se volete fermarvi a cenare dopo la gita, conviene prenotare subito.
Ancora avanti, un ultimo tratto di salita, poi si esce dal bosco e ci si trova su una grande spianata dove c’è anche un parco giochi per i bambini. Se siete saliti in auto, è qui che dovete lasciarla. Fermatevi qualche minuto e guardatevi intorno prima di iniziare l’escursione vera e propria. Genova è ai vostri piedi. Verso il mare, si scorge la costa fino al promontorio di Portofino. Verso la montagna, le colline si rincorrono fino a confondersi con le prime cime dell’Appennino.

Come attraverso lo specchio di Alice
Voi proseguite sulla strada asfaltata per qualche centinaio di metri. Ora davanti agli occhi avete la mole imponente del Forte Sperone, che domina dal punto più alto delle Mura Nuove, a circa 450 metri sul mare. Eretto nel XIV secolo, venne poi via via ampliato. Gli ultimi a metterci mano furono i Savoia, che completarono le opere settecentesche e lo trasformarono in una struttura più ampia e articolata. Ai piedi del Forte, un bivio. Il nostro percorso consiste nel prendere la strada a sinistra ed effettuare un tour circolare in cresta alle colline, seguendo il tracciato delle Mura.
La strada sulla destra (via delle Baracche) è invece quella da cui arriveremo al ritorno. Quindi su a sinistra: si sale ancora per un po’. È l’ultimo pezzo di asfalto prima di arrivare al sentiero. Dopo qualche curva, ecco un varco nelle Mura: è il cosiddetto «cancello dell’Avvocato». Una sorta di «specchio di Alice» che separa due mondi. Di qua le auto, le moto, la gente che passeggia. Di là le colline battute dal vento, sormontate dalle sagome degli antichi forti.
Superato il cancello, si prende il viottolo acciottolato che va in direzione nord (sulla sinistra si scende a Forte Begato, ma la deviazione allungherebbe troppo il percorso). Per un po’ si cammina fiancheggiando le Mura, sotto l’incombente Forte Sperone. Poi, un po’ alla volta, il sentiero si affranca e ci si ritrova davanti agli occhi il mare. Il silenzio è totale. La solitudine un’esperienza nuova.
Un quarto d’ora di piacevole saliscendi ed ecco Forte Puin. Un viottolo devia dal sentiero principale e porta proprio davanti al cancello d’ingresso. Sedetevi sui gradini, e concedetevi una sosta. Costruito nella prima metà dell’800 sui resti di una ridotta settecentesca, il forte si trova su un dosso brullo battuto dalla tramontana e offre un panorama spettacolare sulla Val Bisagno e sul golfo.

Due Forti fratelli
Una volta tornati sui vostri passi, il sentiero sale leggermente. In lontananza, sul lato della Val Polcevera, si scorge la sagoma del Forte Fratello Minore. Sulla collina che lo fronteggia sorgeva una volta anche il suo gemello, Fratello Maggiore, di cui oggi resta solo un cumulo di ruderi. Arrivati all’altezza del forte, un sentierino sulla sinistra porta in dieci minuti proprio ai suoi piedi.
Vale la pena affrontare questa breve deviazione per poter spingere lo sguardo oltre la Val Polcevera. Al di là del Santuario della Madonna della Guardia si vedono le cime dei monti intorno al passo della Bocchetta e la Riviera di Ponente si allunga fino alle Alpi Marittime. Dalla parte opposta, verso est, ecco invece la cresta delle colline su cui si è camminato, con l’infilata dei forti uno di fianco all’altro: Begato, Sperone, Puin.
Tornati sul percorso principale, la strada prosegue pianeggiante verso la sella del Forte Diamante. Magnifico nel suo isolamento, arroccato a 660 metri di quota, è il più alto e il più interno dei forti genovesi. Nonostante sia stato in parte ristrutturato qualche anno fa, non è accessibile. Si può però superare il muro esterno ed effettuare un giro in quello che era un tempo il cortile, ammirando attraverso le feritoie gli scorci del paesaggio.

Sullo storico trenino di Casella
Discendendo dal cocuzzolo su cui è arroccato Forte Diamante, si può scegliere se tornare indietro lungo la stessa strada, oppure completare il percorso ad anello prendendo un viottolo che scende verso est in direzione Trensasco. In questo caso l’itinerario è un po’ più lungo, ma il panorama varia. Il sentiero si inoltra in Val Bisagno, costeggiando per un tratto le rotaie del trenino di Casella . Al pari delle funicolari e degli ascensori che collegano la parte bassa e quella alta di Genova, il trenino è uno dei simboli della mobilità cittadina. Lunga circa 25 km, è una delle rare ferrovie a scartamento ridotto ancora in funzione. Inaugurata nel 1929, ha di recente rimesso in pista anche un treno storico, trainato da una locomotiva elettrica che è la più antica in Italia ancora in attività.
Continuando a camminare tra pini marittimi e castagni, si intravedono anche le tracce dell’antico acquedotto medievale. Poi il sentiero si spiana e punta di nuovo verso il Righi. Passati davanti all’Ostaia de Baracche (dove si possono anche acquistare panini) il tour è quasi concluso. Ancora dieci minuti e ci si ritrova al punto di partenza, sulla spianata ai piedi di Forte Sperone.
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