Il nostro Massimo Barbieri ha corso la prima edizione della Marathon Trail Orobie, terminandola sotto il diluvio. E ci racconta la sua esperienza.
Gara bagnata gara fortunata. Per me così è stato. L’edizione 2019, la quinta, dell’Orobie Ultra Trail, tenutasi nel weekend, è stata caratterizzata da molte novità: nuovo arrivo in piazza Cittadella, nuova gara – la Marathon Trail Orobie di 42 km con 2300 metri di dislivello positivo – e nuovo Technical Partner (Mizuno).
Ma purtroppo è stata un’edizione caratterizzata anche dal maltempo che ha portato gli organizzatori a modificare alcuni aspetti di Gran Trail Orobie e della Marathon Trail Orobie. Del GTO è stato accorciato il tracciato, da 70 a 43 Km con partenza da Zambla, e per la MTO c’è stato l’anticipo di un’ora alla partenza. I temporali in alta montagna possono essere molto pericolosi, e se l’organizzazione ha più di mille concorrenti distribuiti sui sentieri delle valli bergamasche, delle scelte che garantiscano la sicurezza di tutti bisogna farle. Che piacciano oppure no.
Effettivamente si sono dimostrate scelte sensate e vincenti (vedi quello che è invece successo alla Suedtirol Ultra Skyrace). Noi di Action Magazine alla prima edizione della MTO non volevamo mancare. Per questo mi son dovuto “sacrificare” per la causa e alle 6 del mattino, vestito di tutto punto, ero sulla linea di partenza.
Levataccia alle 2 per essere a Bergamo alle 4 all’appuntamento con la navetta che avrebbe portato tutti i concorrenti alla partenza a San Pellegrino. Così alle 5, quando ancora tutti dormivano, la cittadina famosa per l’acqua minerale e le sue terme è stata invasa da circa 500 zombie che vagavano in cerca di un angolo tranquillo dove dormicchiare, attendendo l’ora della partenza.
Una salita davvero impegnativa
Alle 6 in punto viene dato il via. Io come al solito parto in fondo al gruppo. Preferisco, eventualmente, sorpassare che essere sorpassato, mi fa sentire più “forte” . Dopo un giro di rappresentanza di 2 km per il paese, ecco subito la prima, e più dura, salita di tutta la gara, un dislivello di circa mille metri che porta fino al rifugio Gesp in soli 6 km. Tracciato tecnico ma su sentiero sicuro, poi giù fino a Zogno, piccola capitale economica e amministrativa della Val Brembana, famosa anche per le “Grotte delle Meraviglie”.
Dopo un breve tuffo nella civiltà urbana, ecco ad aspettarci la seconda salita, meno ardua della prima ma pur sempre con i suoi 900 metri di dislivello, fino a raggiungere il Monte Castello. Qui il panorama comincia a far intravedere la pianura dove è collocato l’arrivo a Bergamo. Siamo a circa metà gara e il più è fatto, le salite più dure sono alle spalle. Il cancello orario delle 12,30 è stato superato con un’ora di anticipo, adesso posso godermi il percorso con più tranquillità e scambiare quattro chiacchiere con qualche concorrente.
Nella località di Selmezza incontriamo anche i concorrenti del GTO. Da qui in poi il tracciato è il medesimo e il sentiero a volte diventava stretto, essendo in molti a percorrerlo. Il tempo passa, e nel cielo si incomincia a sentire qualche tuono. I più veloci la passeranno liscia, ma noi tapascioni delle retrovie il temporale ce lo prendiamo tutto.
Acqua a secchiate prima del traguardo
Infatti a pochi chilometri dall’arrivo – e precisamente all’ultimo ristoro prima dell’ultima salita a Bergamo Alta – si scatena un temporale con acqua a secchiate. Per quelli ancora sul percorso, con l’afa sofferta durante la giornata, tutta quest’acqua è una benedizione dal cielo. Di tutti quelli che incontro, nessuno pensa di indossare il guscio. Ce la prendiamo tutta con molto piacere, proprio come quando ti fai una doccia, a volte anche a bocca aperta guardando all’insù, cercando di assaporare tutto quello che la natura ti sa offrire.
Penso: ecco, queste piacevoli sensazioni la maggior parte dei concorrenti se le sono perse, peccato, anche questo è trail. Io non mi sono fatto mancare nulla, compreso l’arrivo in Città Alta tra tuoni e fulmini, bagnato come non mai. Nonostante il diluvio, l’organizzazione e i supporter non hanno fatto mancare il tifo caloroso, anche per quelli arrivati in fondo. Gara promossa a pieni voti, tracciato e distanza perfetti per chi vuole evolversi in questo sport.
Una buona occasione per testare le scarpe
Oltre che per raccontare l’esperienza positiva di questo nuovo tracciato, la gara è stata anche l’occasione per provare in anteprima le nuovissime scarpe da trail Wave Mujin 6 di Mizuno, presentate al pubblico proprio in occasione di questa manifestazione.
Scarpa completamente rinnovata rispetto all’edizione 5, questa è dotata di suola in gomma Michelin ultra resistente, che combinata alla tecnologia XtaGrip offre un grip al top. Mi sono affidato alla tenuta di queste scarpe su ogni tipo di terreno e non mi hanno mai deluso, anzi… Sotto al diluvio, ad ogni passo erano centinaia le bollicine che uscivano dalla tomaia, segno di ottima traspirabilità.
Comode e “pantofolose”, sono calzature perfette per lunghe distanze su terreno non troppo tecnico. Da una scarpa non si può avere tutto, non sempre corriamo su sentieri dal fondo liscio e compatto. Se proprio dobbiamo trovare un difetto a questo prodotto, anche se non è facile, direi che su alcuni sentieri molto accidentati, dove il piede deve rimanere ben dritto e tutt’uno con la scarpa, la struttura della scocca tende a cedere leggermente sui lati.
Consiglio: allacciare ben strette le stringhe fin da subito. Però capisco che ogni scarpa ha le sue caratteristiche ed è studiata per un determinato utilizzo. Quindi per concludere direi che sono stati fatti grossi passi avanti, ma certamente mi aspetto ancora di più. Del resto è o non è l’ammiraglia del trail running del marchio giapponese famoso in tutto il mondo?
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