Per la seconda volta, la snowboarder francese Marion Haerty ha vinto a Verbier il Freeride World Tour, il circuito internazionale big mountain che vede la partecipazione dei più forti sciatori free a livello mondiale. Tra rocce, salti e ostacoli naturali di ogni genere, ognuno sceglie il proprio percorso. Vince chi arriva primo sotto la linea del traguardo.
Il Freeride World Tour (FWT) è un circuito internazionale nato nel 2008, che in pochi anni si è imposto come la più importante competizione di sci big mountain del mondo. Che cosa significa sci big mountain? Nato in America nell’ambito del free skiing, indica le discese da pendii molto ripidi, dove la velocità è molto alta ed è necessario individuare la propria linea di discesa tra rocce e salti. Insomma, non certo uno sport per “mammolette”.
Dal 2013 il FWT è sponsorizzato da Swatch, e in passato tra gli sponsor c’è stata anche The North Face. Proprio un’atleta del team The North Face, la francese Marion Haerty, ha conquistato il gradino più alto del podio femminile per la seconda volta (la prima era stata nel 2017, a 25 anni; mentre lo scorso anno si era classificata “solo” seconda). Un tipetto tosto, Marion, che ha iniziato a fare acrobazie sulla tavola da snowboard quando aveva dieci anni, seguendo le orme del fratello maggiore.
Oggi questa ragazza che non ha paura di nulla, appassionata di tutto quanto è attività all’aria aperta, è arrivata all’apice di questo sport ma non si ferma. È divorata da una sorta di “fame” che la spinge a cercare livelli sempre più alti di prestazioni. L’abbiamo intervistata per farci raccontare cosa vuol dire essere considerata una super-donna.
– Hai la sensazione di essere ritenuta una super-donna, o ti consideri una ragazza normale?
Mi ritengo una ragazza normale, ma un po’ diversa sotto alcuni aspetti. Non ho una vita standard come quella dei miei amici, i miei programmi cambiano ogni giorno in base a quello che succede. Essere riuscita ad arrivare per la seconda volta sul podio di campionessa mondiale mi rende super-felice, più fiduciosa in me stessa e conscia che gli obiettivi che mi sono prefissa sono più vicini. Ma non mi fa sentire una super-donna. Intorno a me ci sono un sacco di “campioni del mondo” senza medaglie d’oro al collo. E uno di questi è mia madre, una versa super-donna.
– Hai iniziato a sciare seguendo l’esempio di tuo fratello. Insieme a lui? E poi lo hai superato?
Mio fratello era un grande appassionato di snowboard. Tornava a casa nei fine settimana con la sua banda di amici, e io li seguivo. Ho cominciato a leggere riviste di snowboard quando ero adolescente. Il mondo degli snowboarder mi appassionava, lo consideravo cool e divertente… questa gente che girava il mondo con gli amici facendo scherzi di ogni genere… è stato l’inizio del mio sogno.
– Non si arriva mai al vertice, senza impegno e fatica. Quanto ti alleni ogni giorno? E in cosa consiste il tuo allenamento?
Devi per prima cosa credere in te stesso, nel tuo obiettivo, credere nel tuo corpo e nella tua mente, sapere che arriverai proprio dove vuoi. Certo è necessario anche un costante training. Un training fisico per rendere il tuo corpo più forte e in grado di saltare dove vuoi; e un training mentale perché il cervello deve essere capace di concentrarsi sull’attimo presente e di prendere decisioni velocissime. Altrimenti in montagna si rischia la pelle. Io consiglio il libro The mental edge di Kenneth Baum.

– Come ti considerano gli atleti maschi? (questa è una domanda tipicamente italiana, perché in Italia la parità di genere non è così scontata).
Dipende da chi ti trovi di fronte, se si tratta di un ragazzo intelligente o stupido. Per fortuna, in genere gli atleti maschi che mi girano intorno mi rispettano, sanno che sto facendo del mio meglio e sono lì non per mettermi in competizione con loro: ma per alzare la mia personale asticella. Certo, qualche ragazzo stupido non manca mai… ma non ho intenzione di sprecare le mie energie per gente del genere.
– Non hai mai paura quando pratichi big mountain? Cos’è per te la paura?
A volte ho paura, e penso che sia importante avere paura di conoscere il limite in situazioni estreme. La paura ti aiuta a rispettare te stesso, a sapere fin dove ti puoi spingere. La paura è qualcosa che ti salta fuori dallo stomaco quando ti trovi in una “no comfort zone”. Ed è qualcosa che ti aiuta a usare meglio il tuo istinto.
– Prepari le linee di discesa con sopralluoghi sul terreno di gara, o bisogna improvvisare? E quali sono i tuoi punti di riferimento quando decidi una linea di discesa?
In genere la discesa viene studiata attraverso il binocolo e le immagini fornite dai droni. Poi a volte succede, mentre si vola verso la cima, che le cose sono diverse da come te le aspettavi e bisogna riorganizzare le idee in pochi secondi. Le linee di discesa che piacciono a me sono quelle che ti consentono fluidità e nello stesso tempo ti danno la possibilità di esprimere il tuo stile con creatività.

– Il FWT è il più importante circuito internazionale big mountain. Ma ci sono altre gare che ti sono care per qualche motivo?
Mi piace molto seguire Dew Tour, Xgames, Laax Open e soprattutto le gare olimpiche di slopstyle, perché vengo dalla Coppa del mondo in questo sport, e una parte del mio cuore batte ancora per il freestyle!
– Quali altri sport pratichi?
Per una come me che vive a Chamonix, c’è la possibilità di praticare un sacco di sport outdoor ogni giorno: skateboarding, paragliding, climbing, running…
– Qual è il tuo obiettivo? Dove vuoi arrivare come freerider? Fare di più forse non è possibile…
Ci sto pensando. Di fatto ho ottenuto due titoli mondiali e un secondo posto. Non devo dimostrare nulla, ma forse posso spingere il limite ancora più in là. Quello che so per certo, è che in futuro voglio esplorare un sacco di montagne in tutto il mondo, mettendo insieme il parapendio e lo snowboard per raggiungere le pareti che mi interessano.

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