Anche la Meht, come altri trail, ha dovuto fare i conti con il brutto tempo dello scorso weekend. E solo grazie alla decisione degli organizzatori di bloccare al 30° km gli atleti meno veloci, se l’è cavata anche chi ha fatto il “furbetto” e non ha infilato indumenti pesanti nello zaino.
Alla sua seconda edizione la Meht ha dovuto fare i conti con il maltempo. Nulla di davvero straordinario per una giornata in montagna di fine luglio quando scrosci e temporali sono all’ordine del giorno. Abbastanza però per mettere in ansia gli organizzatori, in difficoltà molti concorrenti e rendere brutale una gara che, almeno sul percorso lungo di 60 km, è comunque impegnativa. Giusto per dare un’idea: a Franco Collè, il vincitore, non sono state sufficienti otto ore per chiudere il percorso mentre il secondo classificato Stefano Ruzza ne ha impiegate quasi nove.

Collè, a dire il vero, ha anche perso del tempo fermandosi a chiacchierare con il sottoscritto incontrato nel tratto in comune con la 23 km, ma la sostanza non cambia. Dura, dura, dura. Ma meravigliosamente intrigante e non solo per lo spettacolo offerto dalla parete Est del Monte Rosa. Il colpo d’occhio sui quattromila del Vallese, l’attraversamento del Dorf di Macugnaga con il tiglio ultrasecolare, la traversata della morena del Belvedere, il tuffo verso il Lago delle Fate sono immagini che restano anche negli occhi più annebbiati dalla fatica.
Le nuvole però ci ha messo lo zampino, coprendo questi straordinari scenari per lunghe ore. Causa grandine e temporali in arrivo, poi, gli organizzatori sono stati costretti a bloccare al km 30 i concorrenti meno veloci impegnati sulle distanze dei 60 e 38 km. Troppo pericoloso affrontare la discesa dal Passo del Monte Moro tutta in campo aperto e sotto cavi e piloni di funivia e linee elettriche.

Pochi, in verità, se ne sono lamentati. Grazie a questa decisione anche i cretini di giornata, ovvero quelli che incuranti di obblighi e raccomandazioni si sono avventurati seminudi a 2.900 metri di quota, hanno portato a casa la pelle. Spero, almeno che lo spavento e le sofferenze patite siano loro servite da lezione.
Torniamo alle cose serie, ovvero alle notizie degne di nota. I partecipanti sono stati circa 700, con una nutrita rappresentanza estera e di fuori regione, distribuiti su quattro distanze (60, 38, 23 e 15 km) e la staffetta (38+22 km). Molto bene la balisatura, più che sufficienti i ristori così come il presidio di volontari e personale del Soccorso alpino lungo il percorso. Ottima la logistica nel piazzale di Pecetto: partenze, arrivi, ritiro pettorali, parcheggio, ristoro e pasta party erano tutti nell’arco di poche decine di metri.

Percorsi: duri e tecnici quelli della 60 e della 38 km, panoramica ma non banale specie nella prima parte la 23 km, cattivella la 15 km. Organizzatori promossi ma troppo generosi. Bravi e professionali nel pre-gara, tempestivi nel bloccare la corsa al punto e all’ora giusta, ma considero troppo rischioso chiudere gli occhi di fronte a zainetti inesistenti. Occorre avere la forza di litigare, se necessario, con gli sconsiderati che affrontano la montagna troppo a cuor leggero. Senza contare che sono gli stessi che in caso di incidente ti portano in tribunale. Per il prossimo anno hanno promesso il sole. Comunque sia noi ci saremo.

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