Una gara spartana, ma oramai un grande classico del podismo lombardo per runner duri e puri. Domenica si è corsa la Maratonina di Busto, e noi c’eravamo.
Busto Arsizio non è certo famosa per le sue bellezze artistiche o le sue attrazioni culturali. Tanto per rendere l’idea, agli inizi di carriera, Massimo Boldi conduceva il suo demenziale telegiornale annunciando a gran voce: “Notizie da tutto il mondo: (suspence) Busto Arsizio…”. E la battuta era finita.
I tanti che vengono a correre qui non lo fanno per fare del turismo podistico, o per una bella gita con corsa allegata. Più probabilmente vogliono dare sfogo al proprio spirito competitivo, in una gara di livello e senza troppe distrazioni.
Non ci sono grandi budget da spendere in promozione e comunicazione o nell’ingaggio di kenyani. Il sito ufficiale è essenziale come le info contenute, ma l’organizzazione – a cura dell’Atletica San Marco – è oliata ed efficiente e costituisce uno dei motivi per cui questa è una delle 20 mezze più partecipate d’Italia, come sottolineato con orgoglio in fase di presentazione.
Un aiuto alla riuscita di questa mezza di Busto Arsizio è venuto anche dall’arguta scelta del Comune di istituire per il giorno dell’evento una mattina “ecologica” con stop del traffico automobilistico. Se non si possono usare le macchine non si può neppure protestare perché le strade sono bloccate da orde di tapascioni – come già spiacevolmente successo spesso in passato.
La gara
La mattina si presenta fredda fredda e pungente pungente, ma al momento della partenza spunta addirittura un tiepido sole che comunque scomparirà presto dietro alle umide e stantie coltri nuvolose tipiche dell’autunno padano.
I tanti volontari costituiscono la maggior parte del pubblico presente. La città sembra sonnecchiare ancora, ma gli ingredienti sono quelli di un grande evento podistico. Griglie di partenza ben presidiate, centro massaggi disponibile prima e dopo lo sforzo agonistico, deposito borse ben costudito, nome del concorrente sul pettorale, pacers dall’ora e 25 fino alle 2 ore.
E poi altoparlanti lungo tutto il percorso a scandire il ritmo anche nelle zone meno residenziali, indicazioni sul chilometraggio precise ed evidenti, medaglia commemorativa, maglia tecnica invernale nel pacco gara, comunicazioni mail precise e puntuali e anche un’app per seguire i propri risultati in tempo reale.
Quasi 1500 gli arrivati nella mezza competitiva. Ma altre centinaia hanno partecipato alla novità di questa anno – la “non competitiva lunga” sempre sulla distanza dei 21 km denominata “La Ventuno di Busto” – e alla “classica” non competitiva di 9,2 chilometri sponsorizzata “Yes we run!”. Tanto che le strutture del Palazzetto dello Sport in via Foscolo fanno fatica ad ospitare tutta questa gente rendendo difficoltosi gli spostamenti in entrata e uscita.
Il percorso è veloce, con lunghi rettilinei, in leggerissima discesa fino circa al quinto Km. Poi in leggerissima salita fino al 17esimo e ancora una discesa impercettibile fino all’arrivo. Gradito il giro di pista nel Campo Sportivo comunale di Sacconago in corrispondenza del rilevamento del 10Km. Corroborante invece il passaggio all’ultimo chilometro in mezzo alle bancarelle del mercatino artigianale nella “main street” cittadina, tra passanti incuriositi e commercianti perplessi.
Il traguardo
Fra gli uomini ha vinto Stefano Casagrande dell’Atletica Recanati in 1h 7’ e 54” davanti a Giuseppe Molteni della Daini Carate Brianza in 1h 09’ e 56” e Alberto Podestà (Cus Insubria Eolo) in 1h 10’ 59”.
Fra le donne 23enne Valentina Dameno (Atletica Ovest Ticino) in 1h 23’ e 10” ha preceduto Karin Angotti (ASD Gp Garlasche, 1h 23’ 43” e Marinella Guida (x-bionic Running Team) in 1h 24’ 15”.
Il ristoro finale rappresenta quanto di più tipico ci si possa aspettare: tavolate da sagra con te caldò, banane, arance, crostate, nutella e tanti discorsi sulla corsa. Ci sono tanti runner veloci e anche facendo 1h e 23 si entra a malpena nei primi cento, con 1h e 27 a stento nei duecento.
L’intensità della passione è palpabile. Si sentono solo dialoghi del tipo: “Hai fatto il personale? No mannaggia, ho avuto un problema al quindicesimo”. “Quanto manca a alla maratona di Firenze? Sei pronto? Sì, sì. Ma oggi non ho spinto al massimo.” “Ti sei divertito alla mezza di Castellanza? Sì sì, c’era tanta gente anche là”. “Qual è la più bella maratona che hai fatto? Ma guarda…se devo scegliere faccio Londra e non New York, si aspetta troppo al freddo prima di partire”. E così via… in attesa della prossima sfida.
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