Domenica 2 Agosto dopo le premiazione di Reda Rewoolution Orobie Ultra Trail, tutto si spegne. La Montagna torna agli occhi degli stambecchi, la Piazza ai cappellini colorati dei turisti. Questi luoghi, però, ne saranno irrimediabilmente cambiati, perché conserveranno per sempre i ricordi e le emozioni di tutti i partenti , dei 700 volontari e di tutto il pubblico che ha assistito a questo grande evento. Cosa è successo dalle ore 14 di venerdì 31 Luglio con la partenza da Clusone di OUT (140 km e 9500 D+)?
Quante parole sono state scritte e quante immagini sono state scattate negli ultimi giorni. I social sono letteralmente impazziti, raccogliendo opinioni e commenti su queste gare, termine riduttivo in questo contesto; la carta stampata si è arricchita delle testimonianze raccolte sul percorso e anche la tv non ha mancato di diffondere l’errare di questi viaggiatori. Tutti questi canali di informazione hanno cercato di descrivere i panorami spettacolari e selvaggi delle Orobie, un luogo prezioso in cui la natura è arricchita dalla presenza di specie rarissime e in cui il cammino diventa speciale occasione di riflessione, di lettura del là fuori a un ritmo lento, passo dopo passo, cogliendo sorrisi, rumori, profumi e colori.
Si è parlato della perfetta macchina organizzativa, guidata da Spiagames Outdoor Agency che, sfruttando competenze e conoscenze acquisite sul campo, ha messo a punto una prima edizione praticamente perfetta. Si è discusso del meteo, che ha complicato l’impresa degli atleti, creando seri problemi di sicurezza, ragionevolmente e coscienziosamente considerati dall’agenzia organizzativa e dall’esperienza del responsabile della sicurezza dell’evento Marco Astori, che hanno quindi preferito sospendere la manifestazione.
Infine, hanno raccontato una storia, quella di un sognatore che con forza, tenacia e determinazione ha conquistato le sue montagne e la sua città: Marco Zanchi. Il suo tempo ha stupito, la sua simpatia e la sua gentilezza sul percorso hanno conquistato tutti i volontari e la sua vittoria ha fatto gioire i bergamaschi, padroni di casa che si sono rivelati custodi degli antichi valori dell’accoglienza e del sorriso, frantumando così ogni stereotipo.
Fra le grandi storie con tanta e importante risonanza, si snocciolano almeno altri 1000 e più piccoli racconti. Si tratta di esperienze di corsa, di cammino, ma soprattutto di condivisione, animate dalle innumerevoli emozioni intrecciate alla fatica, al freddo e persino al dolore che ogni partente ha provato. Fra queste, si nasconde anche la mia.
E’ una delle tante, iniziata con l’idea folle di iscrivermi a GTO, con i suoi 70 km e 4200 D+. Si è costruita gradualmente, condividendo impressioni e passi con persone care e colorandosi della tensione crescente e dell’emozione di essere parte di una grande e più importante storia: quella della prima edizione di una gara. Si è concretizzata alla partenza di Carona, quando mille pensieri affollavano la mia testa e quando le mie gambe hanno deciso di provarci e di arrivare fino al cuore della mia città, dove due ali di folla mi hanno accompagnata fino al traguardo di Piazza Vecchia che, per qualche attimo, è stata un po’ mia. Si è sporcata di fango e bagnata di pioggia, ma soprattutto la mia storia si è arricchita dei gesti delle persone: un bacio alla partenza, un grazie ai ristori, un riconoscimento in inglese della bellezza delle mie montagne, un camminare con persone fino ad allora sconosciute e infine un abbraccio, che trasforma un sorriso in un pianto di gioia pura e incontenibile, rispondendo, una volta per tutte, alla fatidica domanda: “Perché corri?”.
Durante lo sforzo, le sensazioni si amplificano e un sorriso o un gesto di incoraggiamento possono diventare appiglio e stimolo a continuare. Nel contempo, la concentrazione è tale che è possibile mancare un saluto, perdere uno scorcio mozzafiato o la bellezza di un momento. Ecco perché molti runners amano tornare sui passi della loro fatica.
Ricordare ogni cosa, è quindi impossibile, riuscire a trasmettere tutto ciò che si prova, addirittura impensabile. Ogni racconto, però, diventa la tessera colorata del grande mosaico che è stata questa corsa, questa sfida o questa gara, che preferisco ricordare come un lungo viaggio di 14 ore di pura e viva emozione.
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