Un’idea originale per festeggiare i 60 anni? Pedalare per 60 giorni attraversando l’Europa in bicicletta e in treno. Ecco l’impresa di Monica Nanetti.
Non è una che parla tanto per dare aria ai denti, Monica Nanetti. Non è una di quelle persone che fanno castelli in aria e sognano imprese impossibili. Perché quando lei comincia a prendere in mano mappe e calendario, chi le vuole bene trema. Così è successo quando, all’inizio di quest’anno, ha cominciato a organizzare il “sogno della vita”. Quale modo migliore per festeggiare i 60 anni, se non regalarsi un viaggio di 60 giorni attraverso l’Europa. Un viaggio speciale, però: circa 6.200 chilometri da percorrere in parte in bici (in sella a una Brompton pieghevole) e in parte in treno (grazie a un vantaggioso abbonamento Interrail over 60).
Il resoconto dettagliato del viaggio (compreso l’incidente che le ha procurato una frattura scomposta del polso destro) lo trovate sul blog Secelhofattaio. Noi l’abbiamo intervistata per farci raccontare gli aspetti meno legati alla cronaca. Ecco che cosa ci ha detto.
– Partire a 60 anni da soli, su una bici pieghevole, per attraversare l’Europa, è un’impresa coraggiosa. Anche se per buona parte del viaggio sei stata affiancata da amici che ti hanno raggiunto nelle diverse tappe. Ma non hai mai avuto paura?
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“Proprio paura no, nemmeno quando mi sono fatta male. Forse ne ho avuta un po’ prima della partenza. Ma una volta che l’avventura è cominciata, ero troppo presa dall’organizzazione day by day per avere paura. Semmai ero preoccupata dagli aspetti contingenti: dove trovare da mangiare, dove fermarmi a dormire… E sinceramente, la preoccupazione maggiore l’ho avuta quando mi sono resa conto che tutto il mio mondo era racchiuso nella memoria del cellulare: carte di credito, mappe, indirizzi… Mi sono sentita in balìa totale della tecnologia. Che per fortuna non mi ha tradito”.
– Poco prima della partenza, è scoppiata la guerra in Ucraina. Non hai mai avuto dubbi sull’opportunità del viaggio?
“Certo che sì. Non ero preoccupata di correre rischi, ma mi chiedevo se in una situazione così tragica avesse un senso quello che stavo per fare. Poi mi sono risposta che forse l’atteggiamento migliore era proprio continuare a fare una vita normale. In ogni caso ho messo in piedi un’iniziativa un po’ particolare per aiutare le vittime della guerra: avrei scritto una cartolina a tutti coloro che avessero fatto un’offerta – anche minima – a sostegno delle popolazioni colpite. In molti hanno aderito. E con questo progetto ho voluto anche riscoprire il fascino delle cartoline scritte a mano. Anche se in certi casi non è stato facilissimo trovarle”.
– Per buona parte del viaggio, ti hanno fatto compagnia amici che ti hanno raggiunto lungo il percorso. Ti sei sentita supportata dalla loro presenza?
“Ho fatto tanti viaggi in solitaria, e tanti altri in cui sono stata accompagnata per alcune tratte. Ed è un modo di viaggiare completamente diverso. Possono sorgere problemi quando chi ti accompagna concepisce il viaggio come una vacanza. È tutta questione di interpretazioni. Anche se hai al tuo fianco persone che conosci benissimo, magari i tuoi migliori amici, non è detto che il loro modo di intendere il viaggio sia uguale al tuo. In particolare questa mia ultima avventura era concepita nel segno della libertà. La formula bici pieghevole + treno era proprio pensata per poter godere al massimo di ogni singolo momento. Al di là di ogni possibile ansia da prestazione”.
– Prima di arrivare a Londra, sei caduta e ti sei fatta molto male al polso destro. Al tuo rientro, hai scoperto addirittura di essertelo fratturato. Ma non hai mai pensato di mollare il colpo e tornare a casa. Senso di responsabilità nei confronti degli sponsor?
“I miei sponsor sono un po’ speciali ed ero sicura che non se la sarebbero presa, se fossi rientrata. Anche se, certo, un po’ di senso di responsabilità nei loro confronti ha giocato nelle mie decisioni. Ma il motivo principale per cui sono andata avanti fino alla fine, è che non avevo nessuna voglia di tornare a casa. Il dolore non era abbastanza forte da annullare il piacere del viaggio. E poi avevo una serie di appuntamenti lungo la strada con amici che avevano comperato il biglietto aereo per raggiungermi: non potevo deluderli!”
– Ti ha aiutato anche il supporto dei tuoi followers?
“È stato fondamentale! Mi vergogno quasi a dirlo, ma il loro tifo mi faceva gongolare. Fin dalla partenza mi sono stati vicini con incoraggiamenti e commenti. E quando poi mi sono fatta male, la consapevolezza di avere tante persone che pensavano a me è stata di grande aiuto. Con alcuni di loro ho anche fatto conoscenza lungo la strada: mi hanno raggiunto per fare quattro chiacchiere e magari bere qualcosa insieme”.
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– L’ultima domanda, quella di rito: i progetti futuri?
“Sto valutando alcune possibilità, ma una cosa è certa: pedalerò in Italia. Alla fine, dopo tanti viaggi all’estero, mi sono accorta che solo qui è possibile trovare davvero tutto: paesaggi incredibili, tradizioni, cultura, arte, enogastronomia… e tutto di altissimo livello. Forse rifarò la Via Francigena, arrivando fino a Santa Maria di Leuca. Oppure organizzerò un tour della Sicilia. Certamente non mi fermo!”
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