Testo di Greta Carrara e Giusi Parisi
Giusi e Greta sono due ragazze non vedenti che si sono cimentate in un’esperienza particolare: un corso di sopravvivenza organizzato nel Parco Nazionale del Pollino. Ci raccontano com’è andata.
Siamo Giusi e Greta, due ragazze non vedenti. Abbiamo deciso di scrivere questo articolo per raccontare un’esperienza che vorremmo condividere con quanta più gente possibile: un corso base di sopravvivenza per non vedenti e ipovedenti.
Nell’era della comodità, i corsi survival sono un’attività fuori dal comune anche per i normodotati. Si tratta di passare due giorni o più in mezzo alla natura e di sopravvivere solo con le proprie conoscenze a qualsiasi cosa il clima e l’ambiente decidano di metterti contro, senza Netflix a farti compagnia.
Difficilmente si potrebbe pensare che un corso del genere possa essere rivolto a persone che non siano normodotate. Ma gli istruttori di Calabria Survival sono così appassionati della materia, da volerla condividere anche con i non vedenti. Così hanno organizzato alla fine dello scorso settembre un corso pensato appositamente per un gruppo di noi nello splendido Parco Nazionale del Pollino.
Imparare ad accendere il fuoco e a creare un rifugio per la notte
Per noi, l’avventura è iniziata a Milano. Siamo partite portando uno zaino con sacco a pelo, un coltellino svizzero, un classico pentolino del latte e qualche barretta energetica. In realtà, per queste attività sarebbe richiesto anche materiale più tecnico. Ma per evitarci di spendere troppo in qualcosa che ancora non sapevamo se ci sarebbe piaciuto, gli istruttori (Angelo, Gianfranco e i loro validissimi assistenti Agostino e Francesca) hanno portato l’attrezzatura necessaria anche per noi, facendoci toccare con mano tutto il materiale per poi consigliarci cosa acquistare nel caso volessimo continuare con questo tipo di esperienza.
Abbiamo testato in prima persona coltelli e seghetti, tagliando poi un albero a metà per ricavarne della legna. Abbiamo toccato e sperimentato attrezzatura per cucinare, teli multiuso, amache e molto altro.
Abbiamo imparato come si crea un rifugio sicuro, come fare nodi semplici ma capaci di sostenerti quando sei in serie difficoltà, come accendere un fuoco con legnetti e acciarino. E in più, abbiamo acquisito innumerevoli lezioni teoriche, da come procurarci l’acqua nel caso quella della borraccia finisca, a ciò che si può trovare in un bosco di utile o commestibile.
La brace, un’amica preziosa
Non è sempre una passeggiata, per quanto passeggiare tra i sentieri del Pollino sia splendido. La cosa più difficile è stata accendere e mantenere il fuoco, e poi capire quando si era creata la brace. Questa è utilissima per scaldare il cibo.
Noi ci abbiamo cotto dell’ottima carne, tenendo le bistecche sospese appena sopra il suo calore con degli spiedi che avevamo creato affilando alcuni rami di un albero. Ma gli istruttori ci hanno assicurato che, dal corso intermedio in poi, “possiamo scordarci queste coccole culinarie!”. Insomma si farà sul serio anche riguardo al cibo, senza portare nulla con sè ma cercando insieme radici, frutta e tutto ciò che può offrire il bosco.
Dopo la cena, è arrivato il momento di andare a dormire nel nostro riparo ribattezzato “amacastello” (nella foto di apertura), un giaciglio composto da due amache poste una sopra all’altra, e poi coperte – a mo’ di tenda – da un telo impermeabile. Abbiamo dormito lì, e di notte abbiamo sentito i versi delle volpi che si muovevano tutt’attorno a noi.
Pensando già al prossimo livello, ci sentiamo di consigliare quest’esperienza a tutti. Sicuramente rafforza lo spirito di adattamento e insegna un sacco di nozioni che possono tornare utili, sia in situazioni di reale emergenza che nella vita di tutti i giorni. Inoltre – ultima cosa ma non meno importante – si sarà più portati ad evitare gli sprechi e a favorire il riciclo creativo.
Se volete saperne di più di questa esperienza o vi piacerebbe partecipare alla prossima, potete contattare Giusi e Greta a questi indirizzi email: giusi_parisi@live.it , gretuz92@icloud.com
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