Più ancora del fumo e delle malattie oncologiche, l’obesità (insieme all’età) rappresenta il maggior fattore di rischio di complicazioni per chi contrae il Coronavirus. Anche nel caso di questa pandemia, quindi, dieta e attività fisica possono salvarci la vita.
Lo scorso 18 marzo, una decina di giorni dopo che in Italia era scattato il lockdown, il New York Times pubblicava un articolo inquietante: un’intera famiglia italo-americana del New Jersey decimata dal Coronavirus . Tutto per colpa di un pranzo domenicale che aveva visto riunirsi come di consueto i Fusco attorno al tavolo della matriarca Grace, madre di 11 figli e nonna di ben 27 nipoti. Dopo quel pranzo, quattro morti nel giro di pochi giorni (compresa Grace), tre ricoverati in gravi condizioni e tutti gli altri in quarantena.
Avevo letto l’articolo, ed ero rimasta a guardare con orrore i visi sorridenti nella foto che ritraeva la famiglia Fusco. Mi chiedevo: ma come è possibile? Non può essere soltanto un caso, perché il Coronavirus – pur cattivissimo – non falcidia intere famiglie. Poi, continuando a osservare quell’immagine, un dubbio: forse il Covid-19 si accanisce particolarmente contro le persone sovrappeso? Tutti i membri della famiglia Fusco, infatti, nella fotografia apparivano decisamente oversize.

Più complicazioni per chi è obeso: lo dicono gli scienziati
Dal quel 18 marzo è passato un mese. Il Coronavirus ha galoppato per il mondo facendo stragi. E i medici hanno iniziato a tirare le prime somme: l’obesità – insieme all’età – pare che davvero rappresenti uno dei maggiori fattori di rischio di complicazioni. Proprio tre giorni fa il New York Post ha pubblicato un articolo in cui parla di due studi condotti da ricercatori della New York University. Secondo cui appunto l’obesità incide sulla gravità dei sintomi manifestati dai pazienti affetti da Covid-19.
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Uno degli studi, effettuato tra il 1° marzo e il 2 aprile, ha preso in esame 4.103 persone. “Quello che ci ha stupito – scrivono i ricercatori – è che, contrariamente alle previsioni, malattie come il cancro e i problemi polmonari non incidono in modo determinante nella necessità di ospedalizzazione per chi contrae il Coronavirus”.
In un altro studio, i ricercatori della New York University hanno rilevato che anche pazienti di età inferiore ai 60 anni sono più soggetti al rischio di ospedalizzazione se sovrappeso. Lo studio , basato su 3.615 persone positive al Covid-19, è stato effettuato tra il 4 marzo e il 4 aprile. Risultato: anche se l’età è inferiore ai 60 anni, si ha il doppio di probabilità di venire ricoverati in condizioni critiche quando si è obesi secondo lo standard BMI.
Che cos’è il Body Mass Index
Che cos’è lo standard BMI? L’acronimo sta per Body Mass Index, cioè Indice di Massa Corporea. Si tratta di una formula matematica che mette in relazione altezza e peso di una persona, e che si ottiene dividendo il peso in Kg del soggetto con il quadrato dell’altezza espressa in metri. In base al risultato, vengono determinate sette classi di appartenenza: che vanno dalla grave magrezza all’obesità di terzo livello.
Secondo questo indice, risulta – a quanto scrivono i ricercatori della New York University – che il 40% degli americani può definirsi obeso. E questo è uno dei motivi per cui i medici statunitensi sono preoccupati che il Covid-19 faccia una vera strage oltre Oceano.
“In Inghilterra – scrivono i medici aderenti all’Associazione Medicina di Segnale – è stato rilevato che che il 73% dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva per CoronaVirus è sovrappeso o obeso”.
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Del resto mantenersi in forma e cercare di tenere sotto controllo il peso dovrebbe essere una buona regola di vita per tutti. E non solo in tempo di Coronavirus. Esistono varie ricerche che puntano il dito sul rapporto tra obesità e ospedalizzazione per influenza. Due anni fa – quindi in un’epoca in cui di Covid-19 ancora non si parlava – uno studio messicano pubblicato su Influenza & Other Respiratory Viruses segnalava proprio lo stretto rapporto tra complicanze influenzali e obesità.
Non solo: gli obesi potrebbero avere un ruolo nel favorire la diffusione dei virus. Una ricerca condotta presso l’università del Michigan da un team guidato dal dottor Aubree Gordon, ha infatti rilevato che l’obesità – oltre ad aumentare il rischio di complicazioni in caso di influenza – può addirittura favorire i contagi. Infatti i soggetti obesi fanno più fatica ad eliminare il virus dal proprio organismo rispetto agli adulti normopeso, aumentando potenzialmente la possibilità che l’infezione si diffonda anche ad altre persone.
Lo studio, che è stato condotto in un arco di tempo di tre anni, ha rilevato anche che le persone obese impiegano il 42% del tempo in più a guarire rispetto a chi ha un peso nella norma.
Il rischio di altre pandemie in arrivo
Buono a sapersi, anche considerato il fatto che molti scienziati prevedono l’arrivo di altre pandemie. David Quammen, scrittore e divulgatore scientifico, nel suo best seller Spillover aveva anticipato nel 2012 quello che sta succedendo oggi: il passaggio in Cina di un virus dai pipistrelli all’uomo, con conseguenze devastanti in tutto il mondo. E in un recente articolo sul New York Times ha scritto: “Quando hai finito di preoccuparti di questa epidemia, preoccupati della prossima”.
Metterci a dieta e fare attività fisica non sarà forse l’arma decisiva contro i contagi prossimi venturi. Ma sicuramente male non fa, e potrà comunque rappresentare un valido strumento per presentarci più in forma sul ring e combattere con più efficacia il virus.
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