Nonostante le inevitabili polemiche della vigilia, la scelta degli organizzatori di modificare percorso e orari è risultata vincente. Come dimostra anche la tragedia avvenuta nello stesso weekend in Alto Adige.
Le condizioni meteo con il brusco peggioramento del tempo hanno inciso drammaticamente su questo week-end di sport e non solo. Un’atleta norvegese ha perso la vita dopo essere stata colpita da un fulmine durante la Südtirol Ultra Skyrace in Alto Adige e un altro atleta fortunatamente senza gravi conseguenze è stato colpito sempre da un fulmine durante la Bei
K3 sul Rocciamelone.
Eventi drammatici che oggi fanno riflettere. Gli organizzatori delle gare che fanno parte di Orobie Ultra Trail fin dal giovedí precedente avevano modificato il percorso della gara più lunga, la GTO originariamente prevista di 70km riducendola in via precauzionale a 42 km e 1900 m di dislivello positivo. E in tanti appena avuta la notizia avevano polemizzato con questa decisione. In tanti avevano gridato che era una scelta sbagliata e che si doveva andare avanti col percorso orginale. In troppi avevano insultato chi si era preso la responsabilità di questa scelta malgrado gli organizzatori avessero offerto anche come “via d’uscita” a chi non era d’accordo, la possibilità di avere l’iscrizione a prezzo ridotto per il 2020.
Decisioni che non sono prese a cuor leggero
Oggi mi auguro che tutti prendano insegnamento da quanto è successo e abbiano l’umiltà di capire che se gli organizzatori accorciano, modificano, annullano un trail non lo fanno con l’animo leggero. Ma solo dopo sopralluoghi e riunioni tecniche con guide e soccorso alpino che consentono loro di avere una visione chiara di quello che potrebbe succedere. E lo fanno con un unico obiettivo: garantire la sicurezza non solo di chi partecipa, ma anche di coloro che lavorano ai margini di quei sentieri ovvero protezione civile, guide e tutti i volontari…
Sí avete presente quei tipi e tipe che sono posizionati nei ristori o nei punti piú difficili del sentiero per aiutarvi? Beh anche per la loro incolumità si prendono certe decisioni. La montagna è un luogo che prima di tutto deve essere conosciuto e rispettato. E come ogni bravo alpinista sa, se le condizioni meteo sono brutte o instabili si torna senza discutere a casa o in rifugio che sia.
La prima dote di chi va in montagna è la pazienza
Chi va in montagna sa che la prima dote tecnica è la pazienza. Pensate solo che io ho impiegato tre anni per trovare una finestra di bel tempo compatibile con i miei giorni di ferie per andare in vetta al Bianco con gli sci.. tre anni! Inutile dire quante volte sono stato pronto per partire e poi dopo il check meteo negativo, Quante volte sono dovuto tornare sui miei passi.
Comunque, per tornare alla quinta edizione di Orobie Ultra-Trail si può senz’altro dire che l’organizzazione è stata “meticolosa” e attenta fin da principio grazie ad un puntuale invio ai partecipanti di e-mail dettagliatissime con tutte le informazioni necessarie per potersi godere la gara nella sua totalità senza intoppi di carattere logistico e amministrativo.
Tre le gare previste in calendario in questa edizione del 2019. Infatti oltre alla GTO di cui abbiamo detto prima, c’era anche Marathon Trail Orobie (42 km e 2300 metri di dislivello positivo) e il BUT (BergamoUrban Trail , 20 km e 700 m di dislivello positivo, con partenza il venerdì sera e tempo massimo di percorrenza di 4 ore).
Con grande novità di quest’anno rappresentata dalla seconda, la MTO, con 42 km e 2300 m di dislivello positivo. Con tempo massimo di percorrenza di 12 ore e partenza alle 7:00 da San Pellegrino Terme, cuore della Val Brembana. Ed è proprio questa la gara in cui mi sono cimentato quest’anno.
Tre gare per un unico brand
Partenza all’alba (anche questa dettata da motivi di sicurezza) con gli amici dei Road Runners Club. dopo due chilometri piani per “allungare” il gruppo dei runners, il sentiero inizia a salite inerpicandosi verso il rifugio Gest. Qui primo controllo dei passaggi e poi giù verso Zogno al secondo controllo. Da li un bellissimo sentiero tra monti e valli i cui nomi vale la pena di menzionare e ricordare: Monte Castello, Madonna di Perello, Monte di Nese. qui MTO e GTO si sono unite ed è stato divertente incontrare gli amici dell’altra gara lanciandosi sfide incrociate, a volte cedendo e a volte chiudendo la strada.
Insomma finalmente in gara la tensione e le polemiche dei giorni prima si sono stemperate e un fiume di runners coloratissimi ha percorso sereno attraverso queste valli fino allo scenografico arrivo nella splendida Cittadella della Città Alta di Bergamo.
Qui birra per tutti e poi, essendo la *Città Alta* di Bergamo, dove erano posizionati i traguardi di tutte le gare, una zona soggetta a limitazioni di traffico automobilistico, l’organizzazione ha fornito un Servizio di Trasporto agli atleti per tornare all’accogliente Palazzetto per doccia, pasta party e anche, per i più malconci, un professionale servizio medico e di massaggi.
Classifiche da Comunicato dell’Organizzazione: 1.799 i finisher totali delle 3 gare: 885 per GTO, 445 per MTO; 469 per
BGUT. A conquistare il gradino più alto del podio di GTO è stato l’atleta del team Eolo Kratos, Stefano Rinaldi in 3:55:29, secondo Donatello Rota, terzo Matteo Longhi. Il podio femminile ha visto il trionfo di Maria Eugenia Rossi, Virginia
Olivieri (Salomon Bergteam) e terza Federica Giudici (Sport Evolution). Nella prima edizione della MTo vince Luca Rota. Secondo posto per Fabio Bonfanti (04:14:01) e terzo gradino del podio per Denny Epis. Podio femminile per Cristina Sonzogni (recentemente ospite di ActionMagazine al Canada Man/Woman Xtreme Triathlon) del team E-Rock. Sul secondo gradino del podio la polacca Marta Wenta (05:26:27) e sul terzo Elena Sala.
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