I soldi? Non è per questo che Maurizio Doro ha cominciato a portarsi appresso amici e conoscenti durante i suoi viaggi. «La molla principale che mi ha spinto, è stato il desiderio di condividere con altre persone esperienze fuori dall’ordinario. Di far comprendere che oltre alla casa e al lavoro, c’è tutto un mondo intorno», racconta.
E che mondo…Tanto per dirne una, qualche anno fa Maurizio ha inforcato la sua mountain-bike e si è iscritto alla Alaska Iditaroad Trail: una corsa in bicicletta di 1800 chilometri sulla pista che collega Anchorage a Nome. Soltanto pochissimi atleti al mondo sono riusciti a condurla a termine. Lui è uno di questi.
Una passione, quella per lo sport estremo, che riempie tutta la sua vita. Tempo fa, quasi per gioco, ha deciso di trasformare questa passione in un lavoro (che alterna a quello di elettrotecnico in un’azienda di Arco, provincia di Trento). Il programma non è mai lo stesso. «Perché anch’io voglio scoprire ogni volta un posto diverso», dice. «Possono essere le piste dell’Atlante marocchino, oppure le dune della Libia. O ancora, gli altipiani desertici tra il Cile del nord e la Bolivia».
La formula è ormai collaudata: ci si sposta in bicicletta, qualche decina di chilometri al giorno. La sera si dorme in tenda o in locande. E ci sono sempre almeno due jeep che seguono il gruppo (una ventina di persone), con il compito di trasportare i bagagli, l’acqua, il cibo, e di intervenire in caso di necessità. Durante i suoi viaggi, Maurizio Doro scatta fotografie e gira filmati. Che poi utilizza al ritorno, vendendoli a radio e tv oppure usandoli come materiale illustrativo per conferenze.
La cosa più divertente di tutta la faccenda? «Che non faccio paura a nessuno», scherza Maurizio. «Nonostante il mio curriculum denso di adventure raid, chi parte con me spesso non possiede nemmeno una bicicletta. E la compera proprio in vista del viaggio. Alcuni, una volta tornati a casa, mi scrivono per raccontarmi che hanno cominciato a praticare qualche sport. Poter dire di aver tolto un sedentario dalla poltrona, è forse la mia maggiore soddisfazione».
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