Tutto cominciò quando da ragazzini ci fecero leggere i romanzi di Ernest Hemingway che organizzava nobili battute di pesca al largo di Key West, tra la Florida e Cuba. Poi ci furono quelle vacanze al mare quando al molo appesero a testa in giù quel pesce spada enorme. E venne la promessa di provarci un giorno…
Niente squali: non è necessario essere un lupo di mare né possedere un’attrezzatura milionaria per godere del piacere di un giorno di combattimento con un pesce da 50 chili. E non bisogna nemmeno volare ai tropici: basta trovare il posto giusto e l’esca giusta anche qui, nel Mediterraneo.
La pesca sportiva d’altura diventa subito una passione, sia per l’esperto del settore che per garista a livello internazionale che per il semplice neofita a cui capita di provarne l’emozione una volta in vacanza. Se affrontata con il giusto spirito sportivo può rendere un’uscita in barca – durante una normale vacanza al mare – qualcosa di assolutamente memorabile: il combattimento con un animale di grossa taglia riporta all’uomo antichi istinti di sopravvivenza.
Non vale necessariamente la regola secondo cui più il pesce è grande e più ci si diverte. Ci deve essere equilibrio tra attrezzatura e preda: pescare sportivamente significa cercare un confronto ad armi pari col pesce. Devi cercarlo, trovarlo, conoscerlo, indurlo, ingannarlo, devi dissimulare le tue intenzioni nel modo più naturale e meno artificioso possibile. E’ da considerare sportiva una cattura effettuata con una lenza che ha il carico di rottura pari a un terzo, un quinto del peso della preda catturata. Una questione di abilità, entro i limiti della legge: se una cattura è di dimensioni inferiori a quelle consentite, se è fuori dal periodo di legge o va oltre i limiti di pescato concesso, il pesce viene da tutti slamato e rigettato immediatamente in acqua. Ovvero “catch and release”… E poi il contatto con la natura è totale: sentire il vento, seguire i gabbiani alla ricerca delle mangianze (i banchi di pesci piccoli dove i predatori cacciano) ed entrare in sintonia con il pesce che stai inseguendo ti fa vivere emozioni non replicabili altrove.
Come fare? Bisogna conoscere il posto, le abitudini del pesce, della corrente, avere la barca corretta e in regola con i permessi: se non si è già dotati di tutto il necessario, ci si affida solitamente ad agenzie di charter che noleggiano l’attrezzatura e il know-how, cioè ti danno barca, skipper, canne e mulinelli ad hoc per quel particolare tipo di pesce che cerchi, e ti offrono la consulenza dell’equipaggio in grado di consigliarti gli orari migliori, le profondità a cui far cadere le esche, le pasture e le tecniche e perfino servizi fotografici ad hoc. Alla fine solitamente il pescato viene diviso tra l’equipaggio e i clienti.
Cosa cercare e dove? Ogni zona del Mediterraneo ha una fauna ittica specifica. Il depauperamento della stessa, dato dalla pesca industriale intensa, si riflette ovviamente anche su quella sportiva. Oggi è difficile pescare un pesce spada da soli, così come – da vent’anni a questa parte – non si trovano tonni che superi il quintale. Oggi la pesca industriale non dà tempo ai pesci di crescere fino alle loro massime dimensioni. Si può provare a cambiare zona: a Cipro (Tuna Fishing, Ayia Napa, www.tunafishing-cy.com) ad esempio, a latitudini naturalmente più calde, si pescano perfino i marlin mentre in Croazia (Blue Magic Yachting, Spalato, www.magicyachting.com) e in Spagna (F4F, Isole Baleari, www.f4f-menorca.com) si parla di avvistamenti e battaglie con tonni blu finn da 150 chili.
La fine dell’estate e l’inizio dell’autunno sono i momenti migliori per la pesca sportiva nel Mediterraneo. Qui di seguito alcuni esempi di pesci, tecniche e posti, dove potrete sperimentare il brivido lungo la schiena del galleggiante che scompare sott’acqua e della canna che si piega sotto il peso della preda. E il piacere di cenare a tavola con gli amici con il frutto della vostra fatica direttamente nel piatto. Le foto diranno la verità sulle dimensioni del vostro trofeo.
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