Una giornata all’Ippodromo di San Siro, a Milano, per vedere all’opera il pranoterapeuta Carlo Malacchini. Che non cura soltanto gli esseri umani, ma anche i cavalli.
Indio Sineido questa mattina è nervoso. Sembra saperlo, che nel pomeriggio dovrà dare il meglio di sé. «Sente la gara», dice il suo allenatore. Nel box a fianco, Alma de Sangiove sbuffa mentre le strippano la criniera. Oggi debutterà in pista, e deve essere bella. Il rottweiler nero non si cura di quello che succede intorno. Se ne sta accovacciato leccandosi una zampa: la scorsa notte è stata un po’ movimentata. Era «evaso» dal recinto ed è incappato in una zuffa con qualche cane. La mole non gli è bastata per non tornare a casa malconcio.

È un mondo a parte, l’ippodromo di Milano. Verde a perdita d’occhio, circuiti per gli allenamenti, odore di letame, voci di animali. Ed è qui che, ogni domenica mattina, arriva «il Prano». Così è stato soprannominato Carlo Malacchini, di professione biopranoterapeuta. Un curatore, cioè, che con l’energia sprigionata dalle mani riesce a ristabilire l’equilibrio dell’organismo. Una pratica che la medicina tradizionale non vede di buon occhio, ma i risultati parlano da soli.
Sul lettino di Malacchini sono passati anche personaggi come Alberto Castagna e Dalila di Lazzaro. E, più recentemente, alcuni proprietari di purosangue da corsa. Che dopo avere provato su se stessi le virtù della biopranoterapia, hanno voluto far curare anche i loro animali.
«Indio Sineido ha problemi articolari e dolori alla schiena», spiega Malacchini mentre, nel box, fa scorrere le mani sul dorso del cavallo e lui un po’ alla volta si calma.

«Niente doping da queste parti – ci tiene a dire Natalino Urraci, che da oltre 40 anni allena i purosangue dell’Ippodromo e lavora con loro 365 giorni all’anno -. Se stanno male, non corrono. Altrimenti si rompono. Sono bestie delicate. Soffrono di tendiniti, nodelli, problemi alle ginocchia, coliche…E quindi passano lunghi periodi senza poter gareggiare». Ecco perché le mani di Malacchini diventano preziose. Senza ricorrere a medicine, i cavalli guariscono e possono scendere in pista. «Oltre a questo – aggiunge lui – la pranoterapia li tranquillizza. E se sono tranquilli, riescono a correre meglio».
La “seduta” dura una ventina di minuti. Poi, prima di andare via, Malacchini si avvicina al rottweiler. Lo accarezza e comincia a passargli le mani sulla zampa dolorante. «Tra i miei pazienti c’è anche un Labrador – racconta -. È stato operato di displasia, e gli hanno messo una piastra d’acciaio nel corpo. Solo con la pranoterapia ha potuto riprendere a camminare senza essere imbottito di farmaci antidolorifici. E adesso è uno dei miei beniamini!»
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La medicina tradizionale è molto scettica nei confronti della biopranoterapia, nonostante questa disciplina sia conosciuta e applicata da migliaia di anni. A Milano ha sede l’Associazione dei Bioterapeuti Europei (piazza Imperatore Tito 8), di cui fa parte anche Carlo Malacchini.
Partendo dal presupposto che il corpo umano è un conduttore elettrico, il principio su cui si basa questa pratica è quello di ristabilire (e mantenere) l’equilibrio fra le forze energetiche in esso presenti. Invece di “bombardare” le parti malate con farmaci e traumatizzarle con interventi chirurgici, il pranoterapeuta riattiva le capacità di autodifesa dell’organismo. Curando quindi non il sintomo, ma l’individuo.
Tutti i disturbi possono essere trattati con la biopranoterapia: dai dolori reumatici alle emicranie, dalle manifestazioni psicomatiche alle infiammazioni, dalle coliti ai problemi renali… Con la sicurezza che – nel peggiore dei casi – il paziente non “risponderà” alle cure, ma non subirà comunque alcun danno. L’Aifep organizza corsi di formazione triennali per pranoterapeuti, e dal 1988 svolge presso l’Università Statale di Milano ricerche sugli effetti della bioenergeutica.
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