“In un corridoio largo venti chilometri passavano tutte le comunicazioni tra il nord e il sud del Paese. Gli amanti dei cliché lo definivano imbuto, spina dorsale, collo di bottiglia. Milioni di italiani, oltre i vetri di un’auto o di un treno, avevano visto scorrere quel paesaggio, fiumi e vallate, senza sapere come chiamarli e quali storie potessero contenere” “Il sentiero degli dei”, Wu Ming 2.
Avevo già sentito raccontare della via che univa Bologna a Firenze, avevo sentito di un libro, “Il sentiero degli dei” di Wu Ming 2, avevo sentito parlare della “Flaminia militare”, altrimenti detta Via degli Dei.
Quando sono venuto a conoscenza che si stava organizzando l’Ultra Trail Via degli Dei, UTVdD, non ho resistito e ho deciso che avrei voluto essere al via a Bologna e che avrei faticato tutto quello che serviva per raggiungere Fiesole!
Ottima scelta della data di partenza, un lungo week-end che avrebbe permesso di correre un Ultra Trail senza essere obbligati a prendere un giorno di ferie. A giugno poi le probabilità di bel tempo erano sicuramente alte e le aspettative non sono state tradite.
Bologna accoglie i partecipanti come solo lei sa fare. Una città “ricca di giovani”, bella, bellissima. Una città in cui si respira vitalità e integrazione e dove l’arte e la cultura ti avvolgono.
In cinque minuti, ovviamente a piedi, raggiungiamo dalla Stazione il luogo dove si ritirano i pettorali. Si tratta del Dynamo, la velostazione di Bologna. Un posticino centralissimo ma che può facilmente sfuggire all’occhio del turista. Con le sue alte volte e le vecchie bici appese alle pareti ospita un bar e una clicloofficina che ripara e vende bici nuove e usate, per ogni portafoglio, non solo le lucidatissime bicilcette che ormai affollano i negozi dei centri delle grandi città.
La consegna pettorali avviene ordinatamente, con una piacevole musica appena accennata in sottofondo, proveniente dal bar accanto che gentilmente ospita nei propri tavolini i partenti impegnati nelle ultime messe a punto dei loro zaini. Gestione borse, per la tappa di metà percorso e per l’arrivo a Fiesole, fatta con sorrisi che mettono tutti a proprio agio.
Nonostante manchino poco più di due ore alla partenza di questa prima edizione dell’Ultra Trail della Via degli Dei, non posso evitare un ricco piatto di tortellini. E anche qui sorrisi di soddisfazione che questa città ospitale regala a piene mani.
Alla partenza foto di rito tra amici e stavolta anche top runner con i quali ho condiviso avventure lontane. Mi posiziono dietro di loro subito dopo la partenza, lungo Via Indipendenza, e mi risucchiano ad un ritmo non mio dietro la telecamera della TV che anticipa i primi tre… è così che finisco sul Resto del Carlino accanto ad atleti ben più blasonati. Eh sì, quello in mezzo sono proprio io! Alla mia destra Gianluca Di Meo con il quale ho corso la Rovaniemi 150 e con il quale, il prossimo anno, volerò verso l’Alaska. Alla mia sinistra invece Alex Rubensteiner, che alla fine sarà il primo ad arrivare a Fiesole vincendo questa edizione dell’Ultra Trail in sole 14 ore e 41 minuti.
Dopo essersi inerpicati su verso San Luca, la Chiesa che domina Bologna, si scende e si attraverso il Parco Talon e poi si viene avvolti dalla notte e da qualche cavalcavia di troppo dell’Autostrada. Penso a questi bellissimi Appennini che l’Alta Velocità ha deturpato e violentato, per far si che si risparmiassero soli venti minuti nella tratta tra Bologna e Firenze. Tragitto quasi per intero in galleria, perdendo di vista le meravigliose montagne e verdi vallate, dai nomi oramai sconosciuti ai più.
I volontari danno lustro all’organizzazione, sempre sorridenti ai ristori. Ristori ricchi, ma mi sorprendo di non trovare qualche specialità locale. Avendo corso l’ultimo Ultra tra i ghiacci al Circolo Polare Artico in completa autonomia, sognavo piccole scodelle fumanti di tortellini e fette di Mortadella…peccato, magari il prossimo anno (perché io l’anno prossimo ci torno) sarebbe bello trovare qualcosa di caldo. Cosa che diventa poi davvero importante durante la seconda notte, quando i più lenti arrivano infreddoliti agli ultimi ristori.
A poco più di metà percorso, ci guadagniamo con fatica il check-point dislocato in un campeggio. Questo significa docce disponibili! Avevo avuto questo lusso solo all’UTMB (nella base vita di Courmayeur) e alla Diagonale des Fous (a La Reunion). Non ho resistito e ho provato il gusto di una doccia rinfrescante, grazie per averci pensato! Ma le sorprese non sono finite, due fisioterapisti (neanche a dirlo, anche loro sorridenti) erano a disposizione degli atleti. E così mi sono fatto avanti e in pochi minuti sono tornato fresco come alla partenza!
Sul Monte Gazzaro alcuni volontari del CAI di Firenze presidiano la cima e ci chiedono di poter fare una foto con noi. Realizzo che, rapito dal panorama e dalle belle persone, non avevo ancora scattato una foto (eh si, io quando “corro” di solito faccio foto) e chiedo di restituirmi il favore. Nella foto sono con Antonio, un atleta di Ostia con cui ho corso la quasi totalità della Via degli Dei. Antonio, nei miei momenti di dolore, colpa del mio maledetto polpaccio, con una cadenza romana unica mi suggeriva sempre “nun ce pensà!”. Cosa non di poco conto, i fisioterapisti all’arrivo ancora disponibili (e di buon umore come tutti in questo memorabile weekend) alle 4 di mattina per gli ultimi.
Altre due note tecniche. Prima: essendo stato allungato il percorso per via di una frana, i precisi organizzatori hanno allungato di qualche decina di minuti il tempo massimo. Seconda: dei 300 iscritti (qualcuno in meno alla partenza) siamo arrivati in soli 166. E questo la dice lunga sulle difficoltà incontrate.
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