Faccio una premessa: non corro mai con la giacca a vento. Nemmeno quando diluvia. Al massimo indosso un gilet leggero. Nel mio cervello, correre con la giacca a vento equivale a passare per un tapascione che cerca di dimagrire sudando. Però quando sono partita per l’Arrancabirra, il mese scorso, la giacca a vento l’ho portata con me. Stava appallottolata dentro lo zainetto, giusto per scaramanzia. Perchè le previsioni del tempo davano brutto. E magari – pensavo – una volta arrivata al traguardo mi avrebbe fatto comodo avere qualcosa per coprirmi.
Oltrettutto non pesava granchè, questa Half Dome Jacket color fucsia che avevo appena avuto in prova da The North Face. E che in realtà, devo ammettere, mi è stata preziosa. All’inizio siamo partiti tutti baldanzosi. Qualcuno mascherato come di consueto in questa gara goliardica; altri (come la sottoscritta) con abbigliamento tecnico da corsa. Poi, all’improvviso, la neve. All’inizio qualche fiocco. Poi una vera bufera che ci ha colto sopra quota 2000.
Inevitabile, a questo punto, indossare la giacca a vento. Che si è rivelata indispensabile. Leggera, ma capace di proteggere dal freddo. Completamente impermeabile (al punto che ho potuto tenere tranquillamente in tasca telefono e macchina fotografica, senza temere che si bagnassero), e abbastanza traspirante da impedire di sudare. Il tessuto tecnico in Gore-Tex, poi, mi ha assecondato in ogni genere di movimento. E che movimenti! Scivolate sul ghiaccio, passaggi in cui si era costretti ad attaccarsi a rami e rocce per non cadere, e alla fine persino discese sul sedere. Già: perchè la neve aveva reso così infido il sentiero, che restare in piedi era quasi impossibile. Sulla via del ritorno, nei tratti più ripidi, ci si è dovuti lasciare scivolare per parecchie decine di metri.
Poi una volta ridiscesi sotto quota 2000, la neve si è trasformata in acqua. Lasciato il sentiero nel bosco, viscido di fango, la strada sterrata ha consentito di riprendere la corsa. E la giacca ha assolto in pieno la sua funzione anche sotto la pioggia. Oltrettutto il cappuccio con visiera rigida si è rivelato un’ulteriore, comoda protezione. Unico neo: il prezzo. Un po’ alto per una giacca a vento, se pure super-tecnica. Ma come al solito è questione di scelte: c’è chi per la stessa cifra si compera un foulard.
Scheda tecnica:
La Half Dome Jacket nella versione maschile è stata testata in spedizione nella valle di Shimshal, in Pakistan, da Hervé Barmasse. Ideale per l’alpinismo e l’arrampicata, è realizzata con la tecnologia Gore Stretch 3-Layer Pro Shell Ripstop, un materiale hard shell che aumenta ulteriormente il grado di impermeabilità e traspirabilità, oltre ad essere elasticizzato nelle quattro direzioni per una totale libertà di movimento. Fa parte della collezione Spring 2011. Prezzo: 450 euro.
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