L’occasione era ghiotta: un trekking in alta montagna al seguito di Reinhold Messner e della sua mandria di yak. Un’ascensione al rifugio Città di Milano, con partenza da Solda, in Val Venosta (1900 metri di quota). Un sentiero ampio e poco dissestato, con tratti sull’erba, alcuni piccoli nevai e corsi d’acqua. L’ideale, insomma, per “testare sul campo” le nuove Columbia Drainmaker: scarpe che – come da scheda – garantiscono un perfetto drenaggio dell’acqua.

E allora via, si comincia con la salita. La suola, realizzata in gomma Omni-grip, assicura in effetti un’ottima tenuta. Salendo si può procedere senza problemi a passo veloce su ogni tipo di superficie: dal terreno ghiaioso alle rocce bagnate. Anche sui tratti innevati (in alta montagna, in questa stagione ce ne sono ancora parecchi) le Drainmaker non “mollano”. Scarpe leggerissime, che mettono le ali ai piedi. Con l’inconveniente – però – di non isolare troppo il piede dal terreno. I sassi si sentono. Altro neo: all’interno, pur confortevole, non c’è alcun tipo di sostegno plantare. Chi ha problemi di appoggio, farà bene a pensarci.

Anche in discesa il grip lavora bene. Sulla ghiaia e sulle rocce le scarpe non perdono aderenza. Sulla neve ogni tanto succede: ma basta scendere sui talloni, per trovarsi “inchiodati” al terreno. Poi, al momento di guadare il torrente, arriva il bello. Il piede si immerge nell’acqua, ma la scarpa non si appesantisce. A ogni falcata, dai fori di drenaggio posti nel tallone e nell’avampiede, l’acqua esce come da un rubinetto. Anche il sottopiede è drenante, e la tomaia in mesh è realizzata con una struttura a sandwich e a cellule aperte. Qui non si corre soltanto: ci si diverte davvero! E una volta tornati alla macchina, non c’è nemmeno bisogno di cambiarsi: perchè le scarpe sono perfettamente asciutte.
Unico consiglio: non indossate le calze! Noi lo abbiamo fatto, e non è stata una buona idea. Le Drainmaker andrebbero calzate a piedi nudi per dare il meglio di sè. Costano 70 euro.

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