I libri, il rapporto con i social, gli anni che passano… la nostra Carmela Vergura ha incontrato a Ivrea il grande Marco Olmo. Che a 70 anni ha lasciato le gare, ma non rinuncia a correre.
Come in una sorta di comitato di Benvenuto a Ivrea, accolgo nella mia città Marco Olmo assieme a mio marito. Siamo alla stazione ad aspettarlo, Marco sarà la guest star della Trailaghi, una gara di corsa sui sentieri organizzata dagli amici di Ivrea. “Correre nel grande vuoto” è il titolo della serata in cui Marco parlerà delle sue imprese nel deserto… e non solo.
Marco Olmo è esattamente come lo immaginavo: schietto, spontaneo, voce pacata, occhietti vivaci. Ci racconta delle sue trasferte in treno in occasione delle serate a cui è invitato. A me il compito di accoglierlo e di accompagnarlo durante il weekend sportivo a Ivrea.
È proprio dal titolo dell’ultimo libro “Correre nel grande vuoto”, che prendo spunto per chiacchierare con un Marco nelle vesti di scrittore. Seduti su una panchina umida (aveva piovuto tutta la notte), con un tiepido sole a scaldare i nostri visi, sono qui non a fargli le classiche domande sulle sue prestazioni e sulle classifiche, ma a chiacchierare come con un amico di vecchia data.

– Come nasce l’idea di scrivere libri?
I libri mi sono sembrati una buona occasione sia per farmi conoscere, sia per raccontare la mia storia. Ogni tanto c’è gente viene a Robilante (il paese in provincia di Cuneo dove Marco abita, ndr) a parlare con me, ho un pubblico molto vasto. Il corridore – Storia di una vita riscattata dallo sport, uscito più di sei anni fa, ha venduto oltre 15.000 copie.
– Correre nel grande vuoto può suscitare curiosità, soprattutto in chi – come me – non ha mai corso nel deserto. Dopo averlo letto, potrei essere incuriosita e avere voglia di andare a correre in questo ambiente così particolare?
Io ho fatto 9.000 km nel deserto e li ho compressi in 185 pagine. Però ppenso che non sia un libro noioso, molta gente mi ha scritto che lo ha letto in un pomeriggio. I miei libri per adesso non hanno avuto delle brutte recensioni.
– Sei tu che scrivi i tuoi libri?
C’è sempre una persona che scrive le cose che racconto, ma sono io che rivedo il libro e sono attento che sia tutto vero. Io ho fatto solo le scuole elementari.
– Quando rileggi un tuo libro ti soddisfa completamente?
Sicuramente il 98% di quello che scrivo sì, è tutto vero. Chi scrive il libro sa cosa vuole il lettore.
– Tra tutti i tuoi libri, qual è quello che ti rappresenta meglio?
I libri che ho scritto mi rappresentano tutti. Ce n’è anche uno, edito da Mondadori, che è un manuale: Il miglior tempo. Esercizio, alimentazione e stile di vita per essere sani e attivi a tutte le età. Contiene soprattutto consigli su allenamento e alimentazione. Ora è diventato un Oscar Mondadori.
– Ma qual è il libro che ti interpreta meglio come persona?
Forse Il Corridore. Mentre Correre nel grande Vuoto rappresenta il mio sistema di vita.
– Tu parli dell’epoca in cui sei stato un forte atleta, e ora sei consapevole dell’età che avanza. Come lo vivi?
La vita è come un fiume che va verso il mare. Cito la frase di un film: nessuna aspettativa, nessuna delusione, mai montarsi la testa, tenere i piedi per terra. Io la vedo così, guardo la mia carta d’identità, so che ho quasi 71 anni e siamo già fortunati, perché i nostri avi alla mia età erano curvi, altre vite nelle nostre valli al freddo.
– Pensi di fare ancora qualche gara?
Qualcosa cerco ancora di farlo, l’importante è stare a contatto con la natura, corricchiare un po’, so che non potrò più fare delle gare. So che la muscolatura a una certa età diventa rigida, non ammortizzi più bene il gesto della corsa. In fondo l’uomo ha sempre camminato. Forse ho già insistito troppo.
– Come trascorri adesso le giornata?
Un allenamento tranquillo dalle mie parti, una camminata, vado a prendere l’acqua alla fonte per bere e per cucinare. Mi guardo qualche film: tra i miei attori preferiti c’è Clint Eastwood.
– Com’è tuo rapporto con i social?
Dedico abbastanza tempo ai social, ho imparato da solo. Tempo fa non avevo neanche lo Smartphone, mentre ora ho due pagine Facebook e un profilo Instagram.
– Diciamo che con il tempo sei diventato necessariamente social…
Quando ho fatto la prima Marathon des Sables per me sarebbe stato una grande cosa essere già sui social, ma era un mondo inesistente. Oggi non puoi non farne a meno se sei un personaggio.
– Marco, quanto conta la testa in una gara?
Io dico che la testa conta l’80%. Quando ti trovi a essere primo in una gara come l’UTMB, che non è una competizione della domenica, devi avere la freddezza di calcolare tutto, di mangiare al momento giusto, di non sbagliare nulla perché è la gara della tua vita.
Grazie Marco del tempo che mi hai dedicato. Non capita tutti i giorni di chiacchierare con l’unico italiano (maschio) ad aver conquistato il podio più alto dell’UTMB.
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